Difesa e centrocampo, la rivoluzione

Difesa e centrocampo, la rivoluzioneMilanNews.it
© foto di Pietro Mazzara
venerdì 1 marzo 2013, 00:00Editoriale
di Luca Serafini
Giornalista sportivo a Mediaset, è stato caporedattore di Tele+ (oggi Sky). Opinionista per Telenova e Milan Channel. I suoi libri: "Soianito", "La vita è una" con Martina Colombari, "Sembra facile" con Ugo Conti.

Affannati a rincorrere le ultimissime sulle multe, le febbri, le donne, i gestacci, le espressioni di Mario Balotelli, il dibattito calcistico intorno al Milan è circoscritto ai risultati conquistati nelle ultime partite e a quelli da ottenere contro Lazio e Barcellona, vitali per il 3° posto e la qualificazione ai quarti di Champions. Alle spalle, in realtà, ci sarebbe prima l’analisi di un derby dominato e non vinto, altrettanto vitale per il 3° posto e casomai per la Champions 2013-2014. Un’analisi neppure tardiva, visto che la partita con l’Inter ha messo in mostra pregi e difetti di una squadra che fatica tremendamente a liberarsi di questi ultimi.
Dei pregi, sappiamo: la squadra ottiene risultati positivi, ha scalato la classifica, ha acquisito una continuità e un’autostima impensabili. I difetti, alcuni in particolare, non riesce invece a scrollarseli di dosso. Un cross e un gol sono un bilancio passivo sistematico, la conta in questa stagione è impressionante. Se il problema stia all’origine (l’uomo che contrasta l’avversario che crossa) o nel cuore (il difensore o i difensori che presidiano l’area), è una disquisizione tattica sterile: a turno sbaglia l’uno o sbaglia l’altro. L’ingranaggio quindi è difettoso strutturalmente, non al dettaglio. Poca attenzione, poco senso tattico, poca predisposizione a correggersi e/o migliorarsi.
Mexes e Zapata, tanto per cominciare. Capita qualche volta che giochino una partita complessivamente in modo accettabile, ma l’errore – clamoroso, decisivo – è sempre dietro l’angolo. Non ci sono alternative: Bonera è da tempo out, Acerbi è out, Yepes è off, Zaccardo e Salamon prima o poi saranno on.  Questi comunque sono, con questi comunque bisogna fare.

Parlare di Ogbonna pochi giorni dopo la partitaccia del granata a Cagliari forse è impopolare, ma Ogbonna è convalescente dopo 2 mesi di assenza, in assoluto il suo rendimento nelle ultime stagioni è eccellente ed è uno come lui che servirà da giugno. Sull’altro centrale, l’interrogativo nasce dai… terzini: De Sciglio ormai dev’essere una prima scelta, su questo pare d’accordo anche Allegri. Abate ha raggiunto i livelli (alti) delle sue ultime stagioni, Constant è una delle sorprese positive di questa stagione. Dunque, vista la “formazione” ricevuta da De Sciglio nelle giovanili nel ruolo di centrale e la sua prestazione in questa posizione contro il Siena e nonostante la sua attuale reticenza, perché non insistere su di lui? (In attesa del mercato e della possibile consacrazione di Salamon?)
I centrocampisti, tanto per finire. In attesa del rientro di De Jong e di conoscere il futuro di Ambrosini, ormai giustamente centellinato come un cognac d’annata, ruotano Flamini, in perenne convalescenza, Nocerino, in difficoltà nel nuovo assetto e forse nei diversi schemi rispetto al recente passato, e un Muntari lontanissimo dalle buone partite dell’anno scorso. Montolivo non può fare da solo, non sempre. Oggi ci pare che il redivivo Boateng debba essere per forza uno dei 2 compagni di linea dell’ex-fiorentino, visto che la prima linea con Niang, Balotelli e El Shaarawy è la vera forza di questo Milan. Galliani sostiene che sul mercato italiano sarà sempre più difficile operare, ma siamo certi che saprà cogliere le opportunità che gli vengono e gli verranno offerte, una su tutte il basso costo di un Poli maturato e rodato, Nainggolan per il quale si può trovare un accordo trattando con Cellino. E mettendo sul piatto della bilancia anche contropartite tecniche che possano portare, perché no, ad Astori.
Quello che è certo è che l’insospettabile cavalcata che ha riportato i rossoneri a un passo dal podio, non possa essere dilapidata l’anno prossimo: per difendere un posto in Champions eventualmente conquistato e per migliorare comunque quello che sarà il piazzamento finale. Siamo abbastanza sicuri che, migliorando la qualità senza perdere la fisionomia della squadra costruita da Allegri, come naturale conseguenza migliorerebbe anche il gioco.