Otto singoli (più uno): ecco il Milan che non convince

Otto singoli (più uno): ecco il Milan che non convinceMilanNews.it
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
lunedì 22 aprile 2013, 10:00Primo Piano
di Salvatore Trovato

Altro giro sulla giostra di una big del nostro Campionato, altra delusione ormai standard. Sono tanti i dubbi di un Milan che si appresta ad affrontare il volatone Champions con il fiato corto e la Fiorentina negli specchietti. Per un collettivo che proprio non funziona (aldilà della rincorsa e dei tanti punti fatti negli ultimi 4-5 mesi, un vero gioco non si è mai visto), ci sono diversi singoli che proprio non convincono e che meritano quantomeno un approfondimento. Eccoli nel dettaglio.

Abbiati/Amelia - Quello dei portieri è un neo che il Milan si porta dietro ormai da un po' di anni. Christian Abbiati non da più le garanzie di un tempo. Le candeline sul groppone pesano come i gol incassati da un Milan spesso approssimativo in fase difensiva. Grava parecchio l’assenza di un vero leader tra i pali, un estremo difensore in grado di dare sicurezza all’intero reparto, magari salvando il risultato quando la squadra non gira. Dal canto suo, Amelia è un buon secondo ma non ha mai impressionato nelle poche volte in cui è stato chiamato in causa.

Abate - Tanto impegno, tanta corsa ma... tanti, troppi errori, soprattutto al cospetto delle grandi. Ignazio Abate, ancora una volta, mostra tutti i suoi limiti tecnici e caratteriali, inciampando in un’altra serata storta. C'è un significativo dato (di fatto) che balza subito agli onori delle statistiche: in tanti anni di Milan, i cross vincenti del biondo terzino ex Toro, si contano sulle dita di una mano, per non parlare dell’evidente involuzione nella fase difensiva. Il patatrac in occasione del penalty gentilmente offerto alla Juve (con la brillante collaborazione di Amelia), è l’emblema di un giocatore volenteroso e onesto, non più ragazzino alle prime armi, che forse non è esploso come tutti si aspettavano.

Mexes - Da Thiago Silva a Mexes, il passo è stato decisamente traumatico. Un salto nel buio, per un Milan che soffre tantissimo l’assenza di una vera guida in difesa, capace di istruire il quartetto arretrato. Troppi alti e bassi per il francese, spesso nervoso, lezioso e fuori dal contesto. Per certi versi inaffidabile, l’ex Roma non rappresenta certo il male maggiore ma non può essere considerato il perno difensivo della squadra che verrà.

Muntari - E’ uno dei calciatori (scelte alla mano), a quanto pare, preferiti da mister Allegri ma anche uno dei più bersagliati dai tifosi rossoneri. Dopo l’ennesima partitaccia, disputata ieri sul campo della Juventus, Sulley Muntari è ripiombato nel baratro delle critiche. Lento, impacciato, spesso alle prese con idee e soluzioni strampalate e tiri da posizioni inimmaginabili, l’ex Inter, il più delle volte, risulta nocivo al gioco di un Milan già abulico e apatico nel dna. Per il centrocampo del futuro, in soldoni, serve altro, ben altro, molto altro.

Boateng - Che stia nel tridente, dietro le punte o in linea con i centrocampisti, le prestazioni di Boateng lasciano sempre a desiderare. Il Principe si è imborghesito, sciolto al sole con l’addio di Ibrahimovic. Siamo sicuri che il ghanese possa ancora dare qualcosa di realmente concreto a questo Milan, in vista della prossima stagione? La domanda sorge spontanea, anche se le risposte, in tal senso, sono vaghe. Un campionato - piccole eccezioni a parte - davvero da dimenticare per la sorpresa dell’ultimo Scudetto rossonero. Un ricordo talmente sbiadito da perdersi, legittimamente, nei mugugni e nei fischi che i tifosi milanisti gli hanno riservato, partita dopo partita, dopo aver perso staffe e pazienza. L’inghippo, in questo caso, è più tecnico che tattico: e se il Boa fosse solo una delle tante illusioni montate involontariamente dal genio di Ibra (vedi Nocerino)?

Robinho - Qui finiscono le parole e iniziano i fatti. Robinho, questo Robinho, non è più un giocatore in grado di aiutare il Milan! Spiace dirlo, soprattutto dopo aver ammirato il primo anno in rossonero del brasiliano, che, nonostante qualche gol (di troppo) sbagliato, risultò utilissimo alla causa. O Rei de la pedalada ha ormai la testa e il cuore in patria, aldilà delle ultime esternazioni, condite da strane e improvvise voglie di rinnovo. La realtà, come molti sanno, è tutt’altra: Binho, al termine della stagione, saluterà l’Italia, con buona pace di tutti e pochi rimpianti. Fino a quel momento, però, non si può rischiare ancora, giocando con l’uomo in meno già dal fischio d’inizio.

Bojan - Un riscatto che non s’ha da fare. L’altalenante rendimento di Bojan Krkic, ha ormai convinto il Milan a non puntare sullo spagnolo nella prossima stagione. L’ex Roma ha deluso le aspettative, mostrando solo a sprazzi le sue qualità. Ok, magari non avrà avuto tantissime chance, soprattutto dal primo minuto, ma in quelle occasioni in cui l’allenatore lo ha gettato nella mischia, sono state più le battute a vuoto che le cartucce ben sparate. Frenato dalla sua stessa duttilità tattica, Bojan non ha mai trovato un vero ruolo in squadra: una sorta di crisi d’identità che ha pesato sull'annata del canterano blaugrana.  

Allegri - Può una squadra sperare di vincere senza nemmeno creare i presupposti per andare in rete? Evidentemente, secondo mister Max Allegri, si può, visto che, nel corso della stagione, il suo Milan è incappato più e più volte in partite spente, prive di azioni da gol. Insomma, una situazione a dir poco inaccettabile per la squadra che ha fatto del "bel giuoco" un marchio da esportare anche all’estero. Va bene la rincorsa e quel terzo posto che sembrava pura utopia, ma continuare a fare incetta di sconfitte e pareggi nei cosiddetti scontri diretti, ormai da due Campionati a questa parte, guardandosi bene dall'impensierire le dirette rivali, è un dettaglio che la società rossonera non può non considerare. Troppe le scelte sbagliate dal tecnico toscano, non ultima la geniale trovata di rispolverare, insistere e perseverare su Robinho proprio nei due match più importanti e decisivi, schierando il fantasma del brasiliano giusto per spaventare non gli avversari ma... i tifosi milanisti. L’assenza di Balotelli non può giustificare una totale mancanza di gioco offensivo, per un gruppo sì incompleto ma non così inferiore rispetto a chi sta davanti (soprattutto Napoli). Come lo scorso anno, falsa partenza e caduta nel finale: non è più un caso, il progetto Allegri, a conti fatti, va rivisto... e subito.