Pirlo, perché spargere sale su 10 anni splendidi? Tre punti con la Roma per evitare una settimana terribile

Pirlo, perché spargere sale su 10 anni splendidi? Tre punti con la Roma per evitare una settimana terribileMilanNews.it
giovedì 9 maggio 2013, 00:00Editoriale
di Carlo Pellegatti
Nato a Milano, dopo i trascorsi a Radio Peter Flower e TeleLombardia, è approdato a Mediaset come inviato prima e telecronista delle partite del Milan poi. Volto noto di Milan Channel, opinionista per Odeon TV è anche azionista del club.

Un libro ed una vittoria, in un pomeriggio di maggio. Ho trovato sul mio tavolo, in redazione, un pacchetto giallo. Dentro, il libro autobiografico di Andrea Pirlo. Prima di Pescara–Milan, mi sono seduto a leggere qualche pagina. Ho capito subito tutto. Dal tono, delle prime parole erano chiari quali fossero i suoi sentimenti nei confronti della sua ex squadra, dei suoi ex dirigenti, in generale dell’ambiente rossonero. Solo un misto di indifferenza, antipatia, risentimento. Perché? Perché l’indimenticato Trilli Campanellino, che usava la sua bacchetta magica per allietare i nostri pomeriggi, le nostre notti, per incantare con la sua classe, che lasciava una scia di stelline colorate quando toccava il pallone, ha dimenticato, a Milanello, la sua poesia degna di Guido Guinizzelli, ed ha usato, a Torino, la prosa più forte, quella di Cecco Angiolieri, “S’io fossi foco, arderei lo mondo“? Ha voluto “ardere” 10 bellissimi anni in rossonero, per noi indimenticabili, mi auguravo anche per lui. Nel Milan è diventato il centrocampista più forte del mondo, il regista più invidiato da tutti i tecnici, ma da lui solo ironia, anzi sarcasmo, sdegno, freddezza. Sgombriamo il campo da ogni equivoco. Anch’io, quando i dirigenti di Via Turati hanno deciso di privarsi della classe di Trilli, non ho sofferto molto, pentendomi dopo qualche settimana, visto l‘ancora alto rendimento del centrocampista nella Juventus. Con la convinzione, confermata con il passare dei mesi che, senza il suo fondamentale apporto, i bianconeri, nonostante l’appassionato lavoro di Conte, non avrebbero vinto lo Scudetto. Uno Scudetto, che vista la differenza con le altre rivali, sarebbe sicuramente finito sul petto dei Ragazzi. Confessato questo, è un dispiacere che uno dei Grandi Campioni della epopea milanista sia diventato così gelido con un ambiente che gli ha voluto bene, che lo ha coccolato, che lo avrebbe applaudito ad ogni suo ritorno a San Siro. Tutte cose che forse a Pirlo non interessano. Certo i grandi amori e i grandi spettacoli non dovrebbero avere mai una fine, ma come avrei preferito che avesse trasmesso ai suoi ex tifosi, in quelle pagine, la gioia per le grandi vittorie, avesse ricordato la corsa verso Ancelotti ed i suoi compagni a Manchester, a Montecarlo, a Yokohama, avesse esaltato i momenti emozionanti sul podio di tutti i campi del mondo, invece di spargere sale su anni formidabili, unici, splendidi, anche perché non sono così sicuro possa ancora alzare Coppe così prestigiose, non tanto per la forza intrinseca della Juventus, ma per la caratura degli avversari europei. Insomma, peccato che il suo ricordo del Milan sia legato a una penna, ad un addio doloroso, a qualche “trombettiere del re”. Peccato!



Finiamola qui, però, Pirlo è ormai il passato. Il presente è rappresentato dal manipolo splendido di giocatori che hanno battuto il Pescara, in un pomeriggio rilassante, degno di due ore trascorse in una Spa di Creta. Dopo lo stress delle ultime partite, è stato bello vincere senza patemi, ricaricando così le energie per gli ultimi sforzi. Nessuno si illuda però che sia finita. La Fiorentina non molla e probabilmente arriverà a 70 punti. I Ragazzi devono conquistare ancora 3 punti. Certo sarebbe splendido ottenerli a San Siro contro la Roma, ma sarà una partita complicata dalla forti motivazioni di una Roma, raggiunta dalla Lazio, superata dall’Udinese, a forte rischio di rimanere fuori dall’Europa. Certo straordinarie saranno anche quelle del Milan, che vorrebbe festeggiare una grande impresa davanti ai suoi tifosi. Nessuno vuole vivere un’altra settimana terribile, aspettando gli ultimi novanta minuti a Siena, contro una squadra praticamente retrocessa, ma sarebbe un altro pomeriggio da tremendo batticuore. Monsieur De La Palisse direbbe: ”Meglio essere a più quattro che a meno quattro a due giornate dalla fine”. Non sono francese, non sono marchese, ma la penso esattamente come lui.