Berlusconi si convinca che la scommessa non è Seedorf

Berlusconi si convinca che la scommessa non è SeedorfMilanNews.it
© foto di Pietro Mazzara
venerdì 31 maggio 2013, 00:00Editoriale
di Luca Serafini
Giornalista sportivo a Mediaset, è stato caporedattore di Tele+ (oggi Sky). Opinionista per Telenova e Milan Channel. I suoi libri: "Soianito", "La vita è una" con Martina Colombari, "Sembra facile" con Ugo Conti.

Bocciato prima ancora di entrare in classe, per la verità lui stesso ancora alle prese con qualche dubbio, Clarence Seedorf sfoglia la margherita, ma finirà con l’accettare le proposte di Berlusconi dopo una corte serrata che dura da quasi 8 mesi. Qualcuno ricorderà che in autunno scrivemmo di una “2 giorni” dell’olandese ad Arcore, a cavallo tra la sconfitta dei rossoneri a Roma con la Lazio e quella successiva a Malaga in Champions. Ricorderà che il presidente del Milan era intenzionato a esonerare Massimiliano Allegri anche in caso di vittoria in Spagna. Non se ne fece niente perché Seedorf non se la sentì, perché non fu trovato il suo “secondo” dopo il “no” di Gattuso e l’improponibilità di Tassotti nel fare il primo e il secondo di se stesso. Una questione di rispetto. Oggi lo scenario non è mutato, dal punto di vista della burocrazia: Seedorf ha seguito corsi on-line, ha studiato, si è aggiornato, ma non è in possesso di alcun patentino o documento che gli consenta di andare in panchina. Dunque necessita di un fido scudiero (circolano i nomi di Davids e Oddo a lui graditi e di Costacurta gradito dalla società) abilitato a guidare la squadra da bordo campo. L’ultima parola insomma spetterebbe a lui mentre Allegri discute della risoluzione del suo contratto e di quello nuovo con la Roma. Berlusconi non ha alternative, si è impuntato su Clarence, lo ha ricevuto almeno un altro paio di volte in Brianza nelle ultime settimane, non c’è stato alcun riavvicinamento ad Allegri se non l’opportunità di trattenerlo, avendo un altro anno di contratto, se Seedorf non fornisse la propria disponibilità.

Soltanto la necessità di risparmiare, quindi, ma in che modo potrebbe eventualmente riprendere un rapporto così deteriorato?
Il problema che, al momento, sembra sfuggire a Silvio Berlusconi, in realtà, è che bisogna lavorare sulla squadra a prescindere da chi la allenerà. Il Milan non è competitivo in Europa e lo è stato in Italia per circostanze altrui, oltre che per meriti propri (non si passa da -11 a +2 solo con il culo o con gli aiutini). Ha lacune in difesa, è inaffidabile nei centrocampisti reduci, non può fare affidamento sulla continuità di Boateng, sull’integrità di Pazzini nei prossimi mesi, sull’affezione di Robinho – ma resta? –, sulla conferma di Bojan. Il mercato estivo ha necessità numeriche e qualitative assai più importanti dell’allenatore. Le ultime due squadre a disposizione di Allegri sono state una carrellata di addii per due anni e la forte speranza di una nuova carrellata di addii quest’anno per evidenti limiti (Fine estate 2012, Silvio Berlusconi: “Alcuni acquisti non si sono rivelati adeguati”). Ora ci vuole, molto semplicemente, una squadra. E un allenatore che non faccia danni, più di uno potenzialmente capace di inventarsi qualcosa.
Seedorf è uomo di un’intelligenza superiore alla media nel panorama dei calciatori di successo, lo dimostrano i dubbi che lo tormentano in queste ore e che schiacciano di gran lunga la sua superbia. Se diventerà l’allenatore del Milan, e pensiamo che lo diventerà, dovrà avere l’umiltà di circondarsi al meglio e la sfrontatezza di pretendere una squadra all’altezza.