Inter: basta lagnarsi. Materazzi: che fine...

Qualcosa di pericoloso, ed altamente sgradevole, aleggia nell'aria post-derby. Le accuse di Mourinho, Paolillo, e soprattutto di Capitan Zanetti, tra i giocatori più corretti e leali dell'Inter di Massimo Moratti, fanno male. Allo sport, al gioco del calcio, all'ambiente già fisiologicamente iperteso della Serie A, ed ai rapporti tra le due società meneghine. L'Inter ha vinto con merito il derby di domenica sera: è ormai da due giorni che lo ripetiamo, insieme a Leonardo e a tutti i giocatori del Milan che hanno preso la parola dopo la sconfitta. Complimenti all'Inter per la partita, dunque, ma adesso basta. Basta celebrazioni, ma soprattutto basta lamentele. E' da lunedì 18 gennaio (7 giorni mancavano al derby), che leggiamo ed ascoltiamo polemiche: prima sui calendari (stucchevole e al limite del ridicolo), poi sulla "Richiesta dell'arbitro equo", quasi che si potesse compilare un modulo e spedirlo a Collina. "Ci mandi un arbitro equo, perchè questi tirano troppi rigori (pazienza se ci sono tutti), mentre noi siamo costretti ad accontentarci di qualche svista nella nostra area di rigore, di qualche punizione inesistente, di vedere i suoi ragazzi far finta di niente quando il nostro allenatore li insulta ed esce ogni 10 minuti dall'area tecnica, il tutto condito da solerti attenzioni della Dea bendata, che non guastano mai".
Collina ascolta e mentre tutti si aspettano Rizzoli o Rosetti, manda Rocchi, arbitro internazionale dalla pluriennale esperienza. Le operazioni per prendere in mano partita ed arbitro cominciano dopo soli 3': Ronaldinho scivola, forse sfiorando appena Lucio, che a dispetto dei suoi 188 cm, vola manco fosse la Cagnotto. Quel poveretto di Baresi, accompagnato dalla folta schiera di assistenti di Mourinho, con una mano inveiscono contro l'arbitro, con l'altra cercano di tenerlo buono. "Ammoniscilo!". Ma se non l'ha toccato? Poi, son passati 3 minuti, tra un'ora che facciamo? Si va avanti, tra fischi e insulti fino alla mezzora, con l'impressione che per accontentare lo staff nerazzurro e gli obbedienti tifosi dell'Inter, Rocchi debba estrarre un cartellino ad ogni fallo. Poi Lucio, la cui passione per i tuffi è ormai accertata, ci riprova. Ora, non voglio entrare nel merito del regolamento, ma eticamente credo che simulare sia più scorretto che entrare a gamba tesa, in quanto chi simula cerca palesemente di ingannare tutti, arbitro, tifosi ed avversario. Rocchi lo ammonisce: di nuovo il parapiglia. Sneijder, che come tanti suoi compagni ha impiegato molto poco ad assimilare il Vademecum diffuso dal suo tecnico, comincia ad applaudire ironicamente Rocchi, che da principio non vuole espellerlo, limitandosi a fargli cenno di andar via, ma l'olandese prosegue: "Bravo, bravo!". Rocchi abbassa il capo sforzandosi di far finta di niente, ma quello persevera, e al vedere il cartellino rosso, sfodera una faccia da Oscar: "Io! E perchè che ho fatto?!". Poi esce, dimenandosi ed inveendo dalla rabbia (non meno da Oscar, sia chiaro!). L’Inter chiude il primo tempo in inferiorità numerica e senza grossi patemi d’animo, ma nella ripresa il Milan ritrova il bandolo della matassa e va più volte vicino al gol, niente. Dopo 20’ nella ripresa, Maicon si incunea nella trequarti rossonera, Favalli scivola senza sfiorarlo: punizione e soccorsi per Maicon! Era il momento migliore del Milan, ma Pandev non perdona: 2-0 e tutti a casa.
L’Inter si aggiudica il terzo derby consecutivo, e se sul campo non ci sono dubbi sui meriti dei cugini, ancor meno ce ne sono sulla loro radicata tendenza al vittimismo e alla cialtronaggine. Il dopo gara nerazzurro è un’ode al protagonismo più spicciolo, materializzatosi nella ormai celebre ipotesi complotto. Una squadra fortissima, nove punti di vantaggio, un campionato in tasca e la paura che da qualche parte qualcuno si diverta a cercare di riproporre l’imbroglio calcistico più triste dagli anni ’90 ad oggi. Si sentono accerchiati, pedine nelle mani di uno o più burattinai. Ma chi? Ma dove? L’unico risultato che otterranno queste dichiarazioni (e credo gli autori lo sappiano fin troppo bene) è un ulteriore condizionamento degli arbitri e un aumento del timore reverenziale nei confronti dell’Inter. Ma tant’è, non si diventa sportivi e leali da un giorno all’altro. Se un allenatore sacrifica il fair-play, la correttezza e il rispetto per l’avversario e il direttore di gara, sull’altare dell’arroganza, i giocatori non possono che regolarsi di conseguenza. L’esempio più palese di tutto questo è Marco Materazzi, campione del mondo scartato ed ignorato dal tecnico, costretto ai travestimenti carnevaleschi per attirare l’attenzione. Non una bella fine…
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