Milan, uno scudetto tra miracoli ed illusioni

Molti milanisti vedono nel prosieguo dell'Inter in Champions - non solo a parziale consolazione della gufata fallita - una ulteriore opportunità per il Milan di mettere le mani sul campionato. Le prossime 3 giornate sarebbero state difficili per i nerazzurri a prescindere dal passaggio ai quarti: le trasferte di Palermo e Roma con l'incastonatura di un Livorno che non smette di lottare per salvarsi (e la Roma se n'è appena accorta) mentre i rossoneri affrontano Napoli, Parma e Lazio possono determinare sorpasso. Dopo di che il Milan dovrà gestirsi le sue settimane bianche tra una partita e l'altra, manna visto l'affollamento dell'infermeria, mentre l'Inter fino a metà aprile giocherà ogni 3 giorni Coppa Italia compresa. Bisogna che i milanisti facciano un fioretto per vincere lo scudetto: arrivare al traguardo secondi con un piccolo distacco dall'Inter, oltre che beffardo, sarebbe profondamente ingannevole lasciando alla dirigenza la sensazione che un mercato basato sul vendere Kakà e comprare Onyewu sia una figata ripetibile. Magari vendendo Pato per Yepes, molto bravo ma di 34 anni. Certo a un miracolo come quello di vincere uno scudetto vendendo Kakà e comprando Onyewu non assistevamo più dai tempi della moltiplicazione dei pani e dei pesci. La gente già si interroga su Dzeko, sull'ingloriosa fine di Gourcuff (il quale, detto per esteso, ha avuto grandissime responsabilità nel suo fallimento al Milan, non sforzandosi mai di integrarsi al gruppo né di capire cosa significasse vestire quella certa maglia), sul suggestivo - impossibile - ritorno di Kakà, sul fascino di cognomi russi, inglesi, spagnoli...
Perché la gente si rende conto che Dida, Roma, Zambrotta, Kaladze, Jankulovski, Beckham, forse lo stesso Inzaghi sono al capolinea contratto o non contratto e nel giro di una stagione o due anche Gattuso, Ambrosini, Pirlo, Seedorf saranno a un bivio. Ci sarebbe bisogno di un investimento sano, robusto, adeguato, totale acquistando per 2 anni consecutivi almeno un giocatore per ruolo, un campione per ogni ruolo, compreso un portiere di riserva all'altezza. Invece la sensazione è quella di un distacco quasi con insofferenza da parte di un Presidente che non crede più molto nei suoi collaboratori, ma che non ha alternative ad essi. Non crede più nel loro operato non concedendo più di conseguenza gli strumenti, cioé i soldi, per operare.
Meglio franare in Champions piuttosto che andar fuori per un episodio col minimo scarto, meglio arrivare a 20 punti dall'Inter piuttosto che a uno o due. Lo scudetto cambierebbe di poco le strategie rispetto all'ultimo caso, quello di un arrivo in volata perso al fotofinish, ma concederebbe almeno ai tifosi una gioia, l'ultima, prima di una ricostruzione lenta e complessa.

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