Milan, il problema è la testa. Ma anche tu, Leo...

Milan, il problema è la testa. Ma anche tu, Leo...MilanNews.it
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lunedì 12 aprile 2010, 00:00Editoriale
di Andrea Distaso
Nato a Milano il 08-07-1983. Redattore e speaker dell'emittente radiofonica Radio Milan Inter. Telecronista di Eurosport ed Infront.

Un'altra occasione gettata al vento. L'ennesima di questa stagione e forse l'ultima buona per dare un senso diverso al campionato rossonero. Un pomeriggio in cui i tifosi rossoneri finiscono per manifestare la frustrazione per un pomeriggio che poteva assumere contorni intriganti e che termina invece con una lista infinita di rimpianti.
Dispiacere che si tramuta in rabbia feroce per aver regalato ancora una volta un tempo all'avversario di turno, peraltro sul terreno amico di San Siro, e per aver dato l'impressione di poterla portare a casa con una ripresa all'arrembaggio.

La testa, dunque. Sono nuovamente i nervi a tradire la squadra di Leonardo che, dopo il fischio finale di Orsato, accusa pubblicamente i suoi di aver fallito completamente l'approccio iniziale; un Milan lento, prevedibile e soprattutto svagato quello dei primi 45', in cui il Catania spadroneggia al “Meazza”.
Ma stavolta sul banco degli imputati finisce anche il tecnico brasiliano, colpevole a mio modo di vedere di consegnare, senza opporre resistenza, il centrocampo agli etnei con uno schieramento di partenza eccessivamente sbilanciato. Il tridente inedito, composto da Huntelaar, Borriello e Dinho, con l'aggiunta alle loro spalle di gente di qualità come Pirlo e Seedorf è un lusso eccessivo, considerate le condizioni precarie di forma di troppi elementi nello scacchiere milanista.
Eppure la settimana di allenamenti a Milanello pareva molto indicativa sull'impossibilità di gente come Seedorf, Huntelaar e Ambrosini di garantire una resa al 100% nel corso dei 90 minuti; non tre nomi a caso, bensì quelli di tre giocatori che, per un motivo o per l'altro, avrebbero e hanno rappresentato (in negativo, purtroppo) l'ago della bilancia.
Con il capitano di mille battaglie a corto di ossigeno e investito del ruolo di unico giocatore di contenimento e i due olandesi assenti sia in fase di copertura che offensiva, il Milan si mostrava bene presto troppo fragile nel contrastare le rapide e letali ripartenze degli ospiti. Consegnando così il pacchetto difensivo ad un pomeriggio di indicibili sofferenze e macchiato da amnesie comunque inaccettabili per una formazione di livello come il Diavolo.



A prescindere dalle indiscutibili responsabilità della società, colpevole di non aver messo a disposizione dell'allenatore quelle alternative indispensabili per far rifiatare i migliori, non è la prima occasione in cui ci troviamo a mettere sotto la lente di ingrandimento l'esagerata insistenza nel riproporre un modulo senza tenere conto degli interpreti. Flamini e Inzaghi, i due grandi esclusi dalla formazione iniziale, confortano la nostra tesi per quanto hanno saputo dare al loro ingresso e sono due degli esempi più chiari di quella minoranza silenziosa all'interno dello spogliatoio che non sempre ha condiviso le scelte del coach.
Un malumore mai esploso del tutto in maniera evidente nel corso della stagione per l'abile arte diplomatica di Leonardo e della società di via Turati, ma che a giugno potrebbe portare a profonde riflessioni in sede di campagna acquisti e cessioni. E che coinvolgerà calciatori e allenatori...