Le mille balle dell'estate rossonera

Le mille balle dell'estate rossoneraMilanNews.it
venerdì 18 giugno 2010, 00:00Editoriale
di Luca Serafini
Giornalista Mediaset dove lavora tutt'ora come redattore e inviato, dal 1991 al 1996 è stato caporedattore di Tele+. Opinionista presso l'emittente Telenova, è ospite di Milan Channel.

Giovedì era ufficiale: Allegri è il nuovo allenatore del Milan. Oggi non si sa. Un giorno sì e l’altro no da un mese Allegri è o non è l’allenatore del Milan. Così nel frattempo è saltata fuori la storia che Galliani avrebbe persino “bloccato” Leonardo, come se Leonardo non avesse già deciso da solo e da mesi di non fare più questo mestiere o comunque non farlo più nel Milan. In “questo” Milan. Dove continuiamo fortemente a credere che più dell’allenatore conti ora più che mai mettere in piedi una squadra decente.

Non è colpa né di Galliani né del Milan. Le balle le dicono, le scrivono, le raccontano gli altri intorno, al Milan. Che ragionevolmente non può smentirle al dettaglio una per una. Leonardo al Liverpool: balla. Kaladze al Parma: balla. Richiamato Leonardo: balla. Contatti per Dzeko: balla. Scambio Huntelaar-Klose: balla. Dida resta: balla. Blasi, è fatta: balla. Ci mettiamo anche noi (quando è giusto è giusto): Pato se ne va, balla. Almeno per quest’anno. Un po’ colpa anche delle vicende Kakà e Ancelotti dello scorso anno, una volta il Milan a marzo aveva già messo tutto a posto per la stagione successiva, ora a metà giugno è schiavo di Cellino. La sete dei tifosi è di verità, la fame è di strategia. Nessuno, nei blog e sui socialnetwork, chiede di spendere 130 milioni per Gerrard e Rooney: tutti i tifosi, indistintamente, chiedono verità e strategie. E basta.



L’unica sacrosanta verità è che una volta ingaggiato l’allenatore, va fatta la squadra. Una squadra competitiva con undici-giocatori-undici dove se hai Nesta e Pato sei da scudetto, se ne manca uno di questi due sei da retrocessione. Non va bene così. Se è vero che nemmeno in età pensionabile si può chiedere a Berlusconi di vivere come ha vissuto la sua vita Moratti, tra il bar sotto casa e la cassaforte nello studio, è anche vero che non servono solo i soldi per fare le squadre. Buone squadre, competitive, intriganti se non proprio vincenti, ma tanto per quello che si è visto negli ultimi 3 anni è meglio avere Antonini e Abate, lavorare su di loro, sperare in loro, piuttosto che su Emerson o Yepes. I Mondiali non offrono granché al momento, ma qualcosa offrono: basta avere idee, seguire, informarsi. Filippo Galli lo sta già facendo con precisione, impegno e pazienza. E’ già qualcosa, qualcosa di importante. Non ti nascono in casa Evani, Galli, Costacurta, Albertini, Maldini, Baresi ogni generazione, ma se vai a prenderli altrove e te li metti in casa hai più chance e su questo il Milan oggettivamente sta lavorando.

Negli anni scorsi in rossonero sono cresciuti o arrivati Marzoratti, Paloschi, Graffiedi, Pozzi, Dalla Bona, Donati, Matri ma non è che siano diventati chissà cosa. Invocare oggi Paloschi invece di Inzaghi è solo il segno dei tempi, una volta nessuno avrebbe comunque invocato Mannari al posto di Papin. In giro, i vari Andreolli, Santon, Giovinco, Acquafresca non hanno cambiato le sorti delle loro squadre. Con i giovani il discorso dev’essere sempre e comunque incentrato sulla pazienza, ma anche sulla struttura: inserite oggi un ventenne nell’Inter e – come Santon, per esempio – vi sembrerà un fenomeno. Per un mese. Mettetelo nel Milan di oggi e vi sembrerà un fenomeno. Per un minuto. A meno che, appunto, oltre alle doti non abbia già alle spalle esperienza e nei calzoncini gli attributi per vivere in rossonero.