TRADITORE E INCOERENTE

TRADITORE E INCOERENTEMilanNews.it
© foto di Filippo Gabutti
venerdì 24 dicembre 2010, 19:00Primo Piano
di Redazione MilanNews

"In questo momento sarebbe come tradire la mia storia, il mio passato in rossonero. E' trascorso poco tempo, sono ancora troppo legato al Milan. Ora farei troppa fatica a lavorare in Italia, in futuro magari, ma adesso no". Così parlava Leonardo pochi mesi fa, era il 22 ottobre. Le ultime parole famose, viene da dire, per un discepolo rossonero che, dopo aver promesso quasi amore eterno al diavolo, volta la faccia ad un intero popolo, accasandosi sull'altra sponda del Naviglio. Niente di grave, direbbero in molti: si tratta sempre di professionisti, che inseguono i propri interessi. In fondo, anche il Milan ha un po' violato la sacralità della maglia, accogliendo a braccia aperte Ronaldo nel 2007. Fu quella la bomba che fece traballare la sensibilità del patron nerazzurro Moratti, non tanto l'arrivo, quest'anno, di Ibrahimovic: Ronaldo era l'Inter, anche se, è inutile nasconderlo, lo strappo tra il Fenomeno e la società di via Durini era ormai insanabile e non certo per colpa del brasiliano, letteralmente scaricato durante la gestione Cuper.

Detto questo, il discorso qui è profondamente diverso. Quelle parole di Leonardo si scontrano totalmente con la realtà dei fatti, a differenza del caso Ronaldo, che, dopo l'addio all'Inter, non aveva mai nascosto tutta la sua amarezza. L'ex trequartista, dirigente e tecnico rossonero, invece, dopo aver escluso eventuali "tradimenti" (all'epoca si parlava di un trasferimento alla Roma), ha sorpreso (e deluso) tutti sposando la causa (dispettosa) di Moratti, per una sorta di rottura definitiva con il passato e con quei tifosi che, nel maggio scorso, in occasione dell'ultima di campionato con la Juventus, avevano mostrato tutto il loro attaccamento verso l'uomo Leo (ancor prima che il professionista), posizionandolo al primo posto nella speciale classifica degli affetti, in vantaggio anche sul Presidente Berlusconi, che, per storia e successi, meriterebbe una riconoscenza a vita. Insomma, una metamorfosi quasi radicale: da idolo indiscusso di una piazza a traghettatore di una squadra che, con ogni probabilità, non saprà mai apprezzarlo abbastanza. Da ottobre a dicembre, dunque, è cambiato tutto: da quel "Ora farei troppa fatica a lavorare in Italia, in futuro chissà", al "Si" di oggi, il passo è stato brevissimo, senza tentennamenti, senza scrupoli di pensiero. Il legame, così forte fino a pochi mesi fa, almeno a detta del mister brasiliano, ha ormai le sembianze di un flebile laccetto, che serve solo ad annodare alla meno peggio un passato glorioso e un presente ancora tutto da valutare, senza vincoli extra-sentimentali. Ma il calcio è questo: le bandiere, purtroppo, non esistono più. E allora buona fortuna Leo.