Quella promessa mantenuta a metà
"Quando sono arrivato qui mi è stato un presentato un progetto che ruota attorno a me e mi sono state promesse tante cose su cui si sta lavorando. E' un progetto che sta crescendo e credo che il prossimo sarà l'anno giusto per lottare su tutti i fronti". Così parlava Ibra lo scorso febbraio, rivelando ad "Eurosport" come il Milan avesse piena intenzione di creare una squadra competitiva. Il mercato effettuato in estate, seppur positivo, non ha portato quei nomi e quella caratura che, come accennava lo svedese, avrebbero reso più accessibili grandi traguardi (non solo tra i confini nazionali). Lo sfogo e il malessere degli ultimi giorni, seppur rientrato e volto anche alla maglia svedese, potrebbe nascere proprio da tale motivo: era chiaro che Zlatan si aspettasse un'estate più scintillante, ma le cose sono andate diversamente. I vertici di via Turati ci hanno provato, prima con Hamsik e poi con Fabregas, toppando per due volte in maniera decisamente inusuale: molto hanno influito il "lodo Mondadori" e la crisi italica, non a caso il Milan, in agosto, ha speso poco meno di un milione di euro.
Aquilani e Nocerino hanno impreziosito le rotazioni di Massimiliano Allegri, ma è evidente che Ibrahimovic si aspettasse altra tipologia di giocatori per la mediana milanista. I risultati negativi, uniti agli infortuni, non avranno certamente portato buonumore allo svedese, incrinando leggermente le solide serenità e convinzioni dell'anno scorso. A questo punto, a prescindere da quanto profuso dalla società in sede di mercato, Ibrahimovic avrà il dovere di mantenere il suo pieno appoggio al progetto: la rosa forse non sarà la migliore in Europa, ma in Italia può assolutamente competere per lo Scudetto. Una promessa mantenuta a metà, che non può però giustificare in toto il malessere di Zlatan, chiamato a tenere per mano il Milan anche quest'anno.
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