... SuperPippo ed un amore eterno sul viale del tramonto

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© foto di Alberto Lingria/PhotoViews
giovedì 1 dicembre 2011, 21:30Focus On...
di Emiliano Cuppone

La storia d’amore fra Filippo Inzaghi ed il Milan sembra essere giunta ormai al capolinea.
Le parole rilasciate da Allegri sull’argomento non sembrano lasciare scampo. Il tecnico livornese ha ribadito la “voglia” di trattenere il bomber piacentino sino alla fine dell’anno, ribadendo che egli potrebbe ritagliarsi il suo spazio nell’arco del “campionato”. Ecco, il campionato, non sembra essere quella la premura di Super Pippo, il suo sguardo è sempre rivolto alla Champions League, a quel record di gol in Europa che è lì ad un passo, a pochi metri, come la linea di porta nella stragrande maggioranza dei suoi gol.
Inzaghi è convinto che, se Allegri lo utilizzasse, potrebbe infilare in rete quei palloni che lo porterebbero nella storia del calcio, al di là dell’eterno Raul, costretto anch’egli fuori dall’Europa, ma non da scelte tecniche, bensì da limiti tecnici di una squadra di rango inferiore a quello rossonero come lo Shalke 04.
Dal canto suo, Max l’acciuga sembra essere convinto di poter fare affidamento sui “soli” Ibrahimovic, Pato, Robinho ed eventualmente su Cassano, qualora il barese recuperasse in tempo record. La trattativa Tevez non mina le speranze europee di Inzaghi, l’argentino sarebbe inutilizzabile, più problematico per il piacentino sarebbe l’ingaggio di Maxi Lopez, stesse caratteristiche di Inzaghi e la possibilità di giocare in Europa.
Come sottolineato da Luca Serafini su “TMW Magazine”, sembra proprio che Allegri non abbia fiducia nel numero 9 rossonero, sarà per l’infortunio patito lo scorso anno, sarà per le caratteristiche tecniche che poco si confanno al gioco tutto palleggio del nuovo Milan allegriano.


Sembra proprio che Inzaghi lascerà il suo Milan, quel club di cui si è innamorato follemente al suo arrivo nel 2001, accolto come un re, coccolato come un figlio.

Ha dato l’anima ed anche di più il bomber 37enne, ci ha “guadagnato” due Champions League, due scudetti,  una Coppa Italia, due Supercoppa Italiana, due Supercoppa Europea ed un Mondiale per Club.
Ha corso per la causa rossonera e per la propria bacheca, ci ha messo il destro, il sinistro, l’anca ed il costato per infilare quel pallone alle spalle dei portieri avversari, ma ci ha messo soprattutto la testa, l’orgoglio e la professionalità del campione vero. La natura non gli ha donato piedi da pallone d’oro, la tecnica non è di quelle che lasciano a bocca aperta, ma il fiuto per il gol, l’intelligenza tattica, la cattiveria agonistica sono impareggiabili, inarrivabili per qualsiasi altro giocatore nella storia. Un giocatore che ha fondato le sue fortune su un’intelligenza calcistica fuori dal comune, che ha saputo sfruttare anche il più piccolo muscolo del suo corpo per frapporsi fra avversari e pallone, che ha saputo consumare il cotone delle reti di porta meglio di ogni altro.
Sarà Pippo Inzaghi a trarre le sue conclusioni da qui a gennaio, valuterà le scelte di Allegri, si confronterà con il mister livornese e con la società, cercherà di capire i margini d’impiego, tirerà le somme e deciderà se chiudere la sua carriera in rossonero, come più volte ha ribadito di sognare, o se cercare fortuna altrove, se cercare il suo record europeo con un’altra maglia, lasciando l’amaro in bocca ai tanti nostalgici rossoneri.