Gennaio senza soldi, ricco solo di buone intenzioni. Perdere contro Inter e Lazio: impresa riuscita

Gennaio senza soldi, ricco solo di buone intenzioni. Perdere contro Inter e Lazio: impresa riuscitaMilanNews.it
© foto di Pietro Mazzara
giovedì 2 febbraio 2012, 00:00Editoriale
di Luca Serafini
Giornalista sportivo a Mediaset, è stato caporedattore di Tele+ (oggi Sky). Opinionista per Telenova e Milan Channel. I suoi libri: "Soianito", "La vita è una" con Martina Colombari, "Sembra facile" con Ugo Conti.

Non si danno voti al calciomercato. Bisognerebbe darli alla fine della stagione per vedere prima com’è andata. In questi anni, per esempio, noi non avremmo mai bocciato in estate il mercato della Juventus, da Almiron a Tiago, da Diego ad Amauri, da Grygera a Krasic. Eppure sono stati un fallimento dietro l’altro e oggi i più azzeccati sembrano Bonucci, Giaccherini, Pepe, saliti di rango da panchinari a eccellenti alternative o addirittura titolari. Infondo, è quello che al Milan è accaduto negli ultimi tempi con Boateng, Robinho, Nocerino e ora si è accesa la speranza Mesbah. Chi l’avrebbe detto…

Certo, il crollo del progetto da Tevez a Palombo giù fino a Muntari, si può leggere solo e soltanto in una chiave e una sola: soldi non ce n’erano. In tanti anni Galliani è stato l’unico manager che ricordiamo aver azzeccato nelle sessioni invernali di mercato, acquisti come Desailly, Ronaldo, Beckham, Cassano, van Bommel. L’idea Tevez a lui è venuta a Ottobre immediatamente dopo i problemi di Cassano, a tutti gli altri è sobbalzata a Natale, ma mentre il Milan le sue trattative – senza cash – le ha condotte fino alle 19 di martedì 31, la concorrenza di è arresa al primo fax. Rimaniamo assolutamente convinti che Tevez rimasto al City sia un problema solo per il City e casomai per lo stesso Tevez: il Milan un attaccante lo ha preso e un altro, vecchio e decrepito fin che si vuole ha comunque preferito restare (Inzaghi). Tevez che non gioca scende di forma e di prezzo, mina lo spogliatoio, non è una soluzione per Mancini.

Fino ad oggi Muntari è stato un modesto centrocampista qualsiasi e il fatto che sia stata l’Inter un interlocutore di mercato in questa sessione, ha infastidito e non poco i tifosi rossoneri i quali dovrebbero sapere che, come spesso accade in politica, le abbaiate di facciata nascondono trame sotterranee. Come quelle di Al Mubarak contro il Milan. La mancanza di soldi genera di continuo nuove alleanze, inimicizie, ravvedimenti neppure lontanamente immaginabili. Il patto con Preziosi avrebbe consentito al Milan di ovviare alla mancanza di denaro proprio, ma il City non ha accettato. Amen. Ora tocca a Muntari conquistarsi, fiducia, stima, simpatia e voti alti. Restiamo perplessi, e molto, per il suo ingaggio, ma sappiamo ravvederci, se nel caso. Com’è accaduto l’anno scorso con Robinho, il quale purtroppo in questa sua seconda stagione rossonera sta mettendo in vetrina più limiti che qualità. Si torna al discorso di sempre: ci fosse il Pato che abbiamo conosciuto dal 2007 al 2010, al Milan non servirebbero né Tevez, né Robinho, né la speranza che a Ibra non venga mai nemmeno un colpo di tosse.

Il Milan ha la brutta abitudine, che potrebbe anche costargli lo scudetto, di non vincere gli scontri con le prime della classe, errori nella formazione, nell'atteggiamento, nella reattività nei momenti difficili. Limiti non da poco, frutto di una squadra che in certi frangenti non sembra pensare in grande. Perdere le ultime due contro Inter e Lazio non era facile, ma i rossoneri ci sono riusciti alla grande. Un segnale molto brutto.