...Pressioni e veleni: il vizio della polemica tattica all'italiana

...Pressioni e veleni: il vizio della polemica tattica all'italianaMilanNews.it
© foto di Marco Rossi
venerdì 17 febbraio 2012, 18:45Focus On...
di Emiliano Cuppone

Lo sconto al vertice è ormai alle porte, la sfida che potrebbe dire tanto sulla corsa scudetto è distante poco più di una settimana e gli animi iniziano ad infiammarsi.
Il Milan dal canto suo prova ad accendere l’entusiasmo dei suoi tifosi a suon di gol e di punti, in attesa della delicata sfida di Cesena (campo che già lo scorso anno non si è mostrato facile per il diavolo), Allegri ha regalato alla platea la splendida vittoria in Champions con l’Arsenal, un 4-0 che rasserena chi negli ultimi tempi aveva iniziato a borbottare.
Dall’altro lato arriva un’abbondante dose di veleno che viene iniettato nelle vene di una serie A che si avvicina alla svolta decisiva. I fatti sono noti, dagli sfoghi di un allenatore, al sostegno espresso a chiare lettere da una società impegnata sul campo e non solo per raggiungere obiettivi importanti. Quell’allenatore “indomito e leale”, per sua definizione, che rincara la dose in conferenza stampa ricordando come avverta un’aria strana intorno alla sua squadra, come dalle parole di altri protagonisti si possa evincere che un condizionamento c’è, ed allora perché non dovrebbe esserci anche da parte sua?
La tattica non è poi così sbagliata in fondo, è la cultura italiana a spingere verso questi atteggiamenti che a quanto pare portano risultati più o meno concreti. C’era un portoghese che si autodefinì speciale il quale era maestro in questo tipo di manovre mediatiche, dalle manette (del tutto ingiustificate) mostrate alla platea, sino alle memorabili interviste e conferenze stampa che inondavano il sistema di critiche e pressioni, con una puntualità svizzera nelle settimane che precedevano partite importanti.
C’è un allenatore/condottiero che per mesi non ha parlato di arbitri, lui che invece sembrava avere il vizietto di farlo, che (forse per la vicinanza ad un presidente dell’ambiente cinematografico) la settimana prima della sfida di San Siro ci ha regalato un film già visto, fatto di lamentele ed esplosione di rabbia per un gol annullato. Non si è fermato al singolo episodio, ma ha elencato senza sosta una sfilza di presunti torti subiti negli ultimi 7 o 8 mesi più o meno, costringendo gli inviati delle tv pallonare a “strappargli il microfono con la forza” per dar spazio anche ad altri ospiti.

Comportamento forse esagerato, ma poi nella sfida al diavolo rossonero si vide graziare per un intervento su un attaccante avversario in area, si vide “regalare” l’uomo in più da una decisione a metà di una terna che poco aveva visto e sembrava fidarsi ciecamente di quanto riportato dal portiere di una delle due squadre.
C’è una società che fra il volo di un’aquila ed i progetti di uno stadio di proprietà, ha messo in atto una vera e propria campagna mediatica contro il sistema arbitrale, esplosa per un fuorigioco millimetrico non fischiato agli avversari, un gol che ha scatenato l’inferno a distanza ravvicinata da una sfida al “mostro” rossonero, per di più presunto cugino di chi quel fuorigioco l’ha sfruttato. Così nella sfida al Milan, un gancio in bello stile rifilato da un proprio difensore al pallone è stato tramutato in un fallo a favore per un motivo ancora sconosciuto ai comuni mortali.
C’è chi avverte strane sensazioni, chi respira un’aria strana ed in maniera indomita, ma leale, prova a mettere pressione su di una classe che vive una posizione quantomeno delicata, che necessariamente soffre gli occhi puntati addosso e sembra aver più di qualche remora a fare del “male” proprio a chi si è appena scatenato pubblicamente. Un vizietto tutto italiano, che abbiamo difficoltà a riscontrare in altri campionati, va bene lo sfogo a fine partita, ma dare seguito alle polemiche in maniera "tattica" sembra essere insito alla cultura della Seria A.
Dall’altro lato c’è chi gli errori a volte li subisce ed altre ne gode, cosciente che in fondo possano capitare tanto a chi insegue un pallone calciandolo con i piedi, quanto a chi indossa una divisa nera e cerca di gestire mille situazioni di difficile interpretazione lungo i 90 minuti. Quale sia la condotta più redditizia sarà il tempo a dirlo, quale sia la più elegante e la più corretta sembra palese.