Milan, potere operaio
Alla faccia dei cultori della grande tradizione tecnica, di quelli sempre di bocca buona, il Milan apparentemente in versione discount piace, corre, segna e vince. Verissimo, l'avversario non era di quelli di prima fascia, il Cesena 2.0 nato dal mercato di gennaio arranca e ha perso anche quel poco di identità che aveva ritrovato con Arrigoni. Ma senza i vari Ibrahimovic, Seedorf, Boateng, Pato, l'inedita "coop" rossonera si rivela compatta su un punto: uno per tutti, tutti per uno, e via tutti a sprintare per il campo, come e più di quanto visto nel felice mercoledì con l'Arsenal.
Colpisce, positivamente, il movimento senza palla dei rossoneri, la ritrovata organizzazione di gioco.
Il portatore ha sempre due o tre soluzioni di passaggio a sua disposizione, fasce comprese. E colpisce ancora di più che i migliori interpreti di questo gioco assai dinamico siano gli "underdogs" vecchi e nuovi. Muntari, schierato dal 1' da Allegri tra qualche perplessità, si dimostra sintonizzato con partita e squadra fin dai primissimi minuti; Emanuelson, ancora una volta schierato nell'indigesto ruolo di trequartista, corre a perdifiato toccando palloni finalmente intelligenti e - ben coordinato con i continui movimenti di Robinho e Maxi Lopez - contribuisce a incrinare da subito le certezze del Cesena. La classe operaia va in paradiso
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