...Guerra aperta ed un sistema allo sbando

...Guerra aperta ed un sistema allo sbandoMilanNews.it
© foto di Luigi Gasia/TuttoNocerina.com
lunedì 27 febbraio 2012, 18:45Focus On...
di Emiliano Cuppone

Il duello di sabato sera ha segnato un momento importante quanto poco edificante della storia di questo campionato. Tutto quello che è accaduto allo Stadio di San Siro rappresenta il difficilissimo periodo che sta attraversando il movimento del calcio italiano, sottoposto a continui scossoni ormai da troppo tempo.
Quanto iniziato nel 2006 con il contestatissimo processo “Calciopoli” ha aperto una ferita nel gioco preferito dagli italiani, una lacerazione nelle coscienze e non solo che non smette di sanguinare, inondando di polemiche e veleni “ogni maledetta domenica” (o sabato, o mercoledì che sia, ma la citazione cinematografica è d’obbligo a poche ore dalla consegna degli oscar).
Da quell’estate che ha sconvolto gli equilibri del calcio nostrano la situazione è sembrata degenerare, quello che doveva essere un esercizio di pulizia di un sistema evidentemente malato ha creato una serie di scompensi ed indebolito, neanche troppo gradualmente, la credibilità del mondo pallonaro in salsa tricolore. C’è qualcuno che quello scossone non se l’è proprio voluto mettere alle spalle, non sopporta l’onta di decisioni sportive che hanno irrimediabilmente macchiato l’onore di un movimento sportivo solo nel nome, che continua a rivendicare una certa forma di giustizia.
Siamo arrivati ad un punto di non ritorno, il calcio è dominato dalle polemiche, dai veleni, dalla ricerca forzata e poco assennata di ogni forma di risarcimento e di legittimazione. La partita è diventata quasi un fastidioso intermezzo, il calcio si gioca sui media e nei tribunali, fra sfoghi, comunicati e vere e proprie risse verbali, quello che accade in campo sembra essere quasi superfluo, con l’unica valenza di essere spunto per la nuova battaglia della settimana.
Non è normale che Adriano Galliani lasci la sua poltrona in tribuna dopo 45 minuti, non è nello stile dell’a.d. rossonero scendere nella pancia di San Siro per sfogare la propria rabbia, non è abitudine rossonera, se ciò è accaduto è perché c’è qualcosa che realmente non va, c’è qualcosa che ha spinto un dirigente di quel calibro a “violentarsi” ed a partecipare ad uno “spettacolo” che non ha mai avallato.
Siamo al tracollo del sistema, siamo ai nervi che saltano come molle, siamo giunti ad uno stato di coma forse irreversibile dello sport e dell’autorità del nostro sistema calcistico.

Non sbaglia Mario Sconcerti (giornalista dalla mente indipendente e sempre molto onesto nelle sue analisi) quando denuncia la mancanza di un soggetto capace di mettere un freno a questa discesa libera verso il baratro. Siamo al paradosso, siamo ad una Federazione che è delegittimata ogni settimana, siamo al punto in cui una società iscritta presso un ente promotore dello sport cita in giudizio quest’ultimo, a ragione o torto, ma creando pur sempre un contenzioso aperto e sanguinoso fra due soggetti che non possono convivere in un clima di conflitto di tale portata.
Ad un’azione corrisponde sempre una reazione, la ricerca di un “vantaggio” di uno va sempre a scapito dell’altro, gli interessi vanno in conflitto e la regolarità del gioco ne risente irrimediabilmente. Il calcio italiano sembra essere un giocattolo rotto, è scivolato dalle mani di chi dovrebbe custodirlo, è stato preso a calci dall’interno, da pedine scalpitanti ed in cerca di ribalta ed una posizione dominante.
Quello che è accaduto sabato sera è sembrato essere il culmine, il punto di non ritorno, ma potrebbe essere solo l’inizio di un tracollo verticale che potrebbe non avere freni, nessun rallentamento. C’è chi ha deciso che la guerra è aperta, contro tutto e contro tutti, senza valutare quali possano essere i rischi di una lotta senza quartiere, senza prendere nemmeno in considerazione l’idea che questo stato di cose possa condurre solo alla distruzione di quello che era nato come un gioco.