Milan da incubo: applausi solo per il passaggio ai quarti

Milan da incubo: applausi solo per il passaggio ai quarti
Giulia Polloli
© foto di Milan news
mercoledì 7 marzo 2012, 00:00Milanello in rosa
di Giulia Polloli
Giulia Polloli inizia a seguire il Milan per Varesenotizie.it, voce del commento tecnico su Radio RVL, collabora con Vco Azzurra Tv, Tribuna Novarese e Il Biancorosso.

Il Milan approda ai quarti nel modo peggiore possibile. Un Arsenal che ha di certo meritato il triplo vantaggio ottenuto nel primo tempo quando, sul campo, gli uomini di Allegri sembravano fantasmi in preda ad una crisi di nervi. Un Milan impalpabile, con la paura negli occhi, con i fantasmi del passato che piano piano sembrano affiorare dall’inconscio di questo povero Diavolo.
Allegri forse avrà chiesto ai suoi di non superare la metà campo? Perché se così fosse il Milan ha obbedito ai dettami. Ma non credo che le intenzioni del tecnico toscano fossero queste, nel discorso pre-gara tenuto negli spogliatoi. Un Milan che lascia troppi spazi, nelle blande maglie difensive sorrette da Mexes e Thiago Silva, ma mai tese ad arginare le incursioni di van Persie e compagni, che sembrano degli scolaretti all’intervallo, vogliosi di godere di ogni attimo di svago, lontano dalle fatiche sui banchi. E si divertono gli uomini di Wenger, sembrano in preda dell’adrenalina pura, quella che manca a Ibrahimovic e ai suoi compagni. In sette minuti l’Arsenal va in vantaggio, con il colpo di testa di Koscielny, dimenticato da Abate proprio davanti alla porta di Abbiati e libero dunque di girare a rete. Dopo il gol subito i più si aspettano una reazione, ma la campanella della fine dell’intervallo è ancora lontana ed è ancora l’Arsenal a rimanere sul prato a scorazzare contro i fantasmi rossoneri. I padroni di casa poi attuano alla perfezione la tattica del fuorigioco, costringendo il Milan a rimanere sempre più arretrato, schiacciato, costringendo Ibrahimovic a giocare in linea con la difesa avversaria, tatticamente dunque lo svedese è annullato. Basta uno scatto per vedere la bandierina del guardalinee alzarsi. E intanto l’Arsenal raddoppia, complice un errore di Thiago Silva, ennesimo segno che qualche cosa nel Milan non funziona. Il centrale rossonero effettua un disimpegno in area cercando il suggerimento per Emanuelson, ma trovando invece Rosicky, che di piatto batte Abbiati sul proprio palo.
La paura prende sembianze umane nella metà campo rossonera. Compagna di ogni singola azione, fa levitare le menti degli uomini di Allegri, che si adagiano sul gioco avversario, nel timore di non essere in grado di impostare un’azione. I rossoneri sembrano tutti impostati in difesa, senza idee e spunti per l’attacco ai pali avversari. Mesbah e Abate sulle fasce non trovano le giuste dinamiche di spinta e van Bommel, costantemente ingabbiato ogni volta che tocca palla, non può far altro che far scivolare il pallone all’indietro, sperando che i gunners si sbilancino e creino gli spazi adeguati a qualche guizzo rossonero. Ad un certo punto Abate, stanco del palleggio avversario prende palla e si invola sulla fascia che ne ha decretato le innegabili qualità di velocista e arriva fino al tiro, che però Szczesny controlla senza batter ciglio. Intanto l’Arsenal arremba e avanza, costringendo anche Ibrahimovic ed El Shaarwy a partecipare alla difesa del proprio fortino.

Non si contano gli errori, anche banali, fatti dai rossoneri e al 43’ il Milan subisce anche un calcio di rigore, che van Persie ovviamente non può sbagliare. Allo scadere però qualcosa sembra cambiare. Il Milan, ormai tramortito, sembra paradossalmente riprendere coraggio e a provarci è il giovanissimo El Shaarawy, che con la sua discesa verso il fronte avversario dà la scossa. Poco importa, alla fine, che il tiro del Faraone finisca a lato, anche se molto probabilmente Allegri gli avrà fatto abbassare la cresta di qualche centimetro, al rientro negli spogliatoi.
Nella ripresa il Milan appare subito diverso. Ibrahimovic abbandona il proprio piedistallo, Robinho si rende una mina vagante, Emanuelson, fino ad ora pervenuto solo sulla parte dei cattivi del registro, sembra tornare sulla retta via. La campanella dell’intervallo è suonata, l’Arsenal ritorna in classe, ma in cattedra, al cambio dell’ora c’è il Milan. Senza troppe metafore, senza quasi alcun merito, ma il Milan cambia assetto. L’ingresso di Aquilani al posto di El Shaarawy è l’unica mossa azzeccata a disposizione di Allegri, che per precauzione, ma forse solo per penuria di alternative, porta in panchina ben due portieri. Forse aveva previsto qualche smanacciata di troppo di Abbiati, consapevole che Wenger avrebbe gestito la partita costantemente all’attacco, ma la sua scelta, fino a che qualcuno non riuscirà a spiegarmela, mi sembra priva di ogni fondamento. Tornando all’ingresso di Aquilani, il Milan ridisegna il suo assetto. Emanuelson torna in posizione più avanzata e il Milan sembra aver ingranato almeno la terza. Abate resiste alle discese di Chamberlain e anzi lo costringe ad inseguirlo nella discesa libera sulla fascia destra. Quando il biondo difensore rossonero parte palla al piede, è difficile fermarlo e anzi, diventa addirittura propositivo per Ibra, che però in una occasione manca l’aggancio. Nei venti minuti finali Ibrahimovic prima e Nocerino poi si divorano due gol fatti, quelli che avrebbero forse tagliato le gambe e il fiato all’Arsenal, che nonostante l’inserimento di Park non trova più spazi liberi in cui inserirsi per trovare quel gol che avrebbe garantito almeno l’approdo ai supplementari.
Il Milan passa il turno, ma merita ben pochi applausi. Ha sottovalutato l’avversario e questo atteggiamento non è vincente. Seppur con qualche problema di formazione, gli uomini scesi in campo dovevano essere in grado di gestire dall’inizio la partita, perché i vincenti, quelli veri, non si adagiano sugli allori, nemmeno quando il nemico striscia quasi esanime di fronte ai loro piedi.