...Con l'Ibra furioso bisogna essere Allegri

...Con l'Ibra furioso bisogna essere AllegriMilanNews.it
© foto di Alberto Lingria/PhotoViews
giovedì 8 marzo 2012, 13:00Focus On...
di Emiliano Cuppone

Lo sfogo di Ibra tiene banco su tutte le prime pagine di oggi, molto più del primato ufficialmente conquistato dai rossoneri, molto più della cinquina storica di Messi. Lo “scontro” verbale fra il mago di Malmoe e Massimiliano Allegri dopo la sconfitta all’Emirates, seguita dalle dichiarazioni piuttosto seccate dello svedese alle tv patrie, sembra aver acceso l’interesse dei media italiani.
I detrattori del diavolo sono scattati sull’attenti non appena hanno sentito odore di “crisi” nello spogliatoio rossonero, il proverbiale “mal di pancia” di Ibrahimovic è lì, sempre nel taschino di chi non vorrebbe altro che una rottura fra il leader col numero 11 ed il Milan. 
C’è da stare sereni però, lo sa Massimiliano Allegri, lo sanno i tifosi del Milan, lo capisce chi ha imparato a conoscere il carattere forte del ragazzo di Rosengard. Ibracadabra si è arrabbiato per la sconfitta di Londra, lo farebbe qualsiasi campione orgoglioso che non accetta una sconfitta così pesante, prescindendo dalla qualificazione ai quarti di finale. Siamo certi che Mark Van Bommel non abbia accolto i compagni negli spogliatoi con larghi sorrisi e caldi abbracci dopo il 3-0 rimediato, ci riesce difficile immaginare Massimo Ambrosini ed Alessandro Nesta a festeggiare sorridenti sul divano di casa brindando con lo champagne per il passaggio del turno, probabilmente Gennaro Gattuso l’ha sbranato il divano di casa. Un campione vero, chi è abituato a vincere e primeggiare, non può che arrabbiarsi di fronte ad una prestazione pessima di un Milan timoroso e spaventato.
Non ha mandato giù la prestazione Ibra, non ha gradito la scelta, certo opinabile, di portare due portieri in panchina, a suo modo di vedere segnale sbagliato alla squadra, secondo Allegri scelta condivisibile che avrebbe avuto come alternativa quella di portare un primavera a scaldare la panchina al posto di Roma, cautela forse eccessiva, ma che non si ripresenterà più appena si recupereranno anche solo un paio di uomini. Non è piaciuto il tridente allo svedese, forse semplicemente non gli è piaciuto il Milan, le questioni tattiche sono relative, era arrabbiato e deluso, con qualcuno doveva pur prendersela.
Chi ha letto l’autobiografia di Ibrahimovic avrà capito che la rabbia non è un fattore negativo, anzi è lo stimolo che serviva, è la linfa di un giocatore che è capace di trasformarla in gol e prestazioni di rilievo.

La crisi vissuta al Barcellona è stata la conseguenza proprio della mancanza di rabbia, lo svedese non si riconosceva più, gli mancava quello stimolo nervoso che ne ha fatto lo splendido giocatore che è oggi. La voglia di rivincita del ragazzino del sobborgo, quello che vestiva peggio e non vedeva l’ora di umiliare sul campo i compagni beneducati.
Chi si preoccupa della discussione avuta con il mister deve rasserenarsi pensando che Zlatan Ibrahimovic è cresciuto a scontri a muso duro, il suo dialogo è sempre stato così, in famiglia sin da piccolo non c’erano parole dolci e richieste gentili, con il suo procuratore è un continuo mandarsi a quel paese. Ibra adora chi è schietto e lo prende senza troppi convenevoli, adora il suo amico Mido che un giorno gli ha lanciato un paio di forbici  cercando di colpirlo in mezzo agli occhi, e non per scherzo, apprezza i modi duri di Fabio Capello e la furbizia di Mourinho, bravo a pungolarlo nell’orgoglio “umiliandolo” di fronte allo spogliatoio dopo una partita sbagliata ed a non esultare mai ad un suo gol. Non ha gradito lo stile pacato e gentile di Guardiola, il filosofeggiare di un uomo che è entrato di diritto nel libro nero di Ibra il terribile.
Zlatan Ibrahimovic non è un tipo che si lega al dito uno scontro, attende la reazione dell’altro, pretende che un allenatore abbia polso e gradisce i chiarimenti accesi, apprezza l’autorità e saprà trovare un punto d’incontro con il burbero Allegri, starà al tecnico toscano trovare il chiarimento e veicolare il nervosismo nel modo migliore. Vive di rabbia il caro vecchio Zlatan, non riesce a farne a meno, è dipendente dall’adrenalina ed è bravo forse più di chiunque altro a trasformarla in sensazione positive, si sfogherà sul campo, i detrattori e gli avversari sono avvisati: l’Orco non ha il mal di pancia, è solo più affamato di prima.