Critiche aspre e pochi elogi, ma quanto pesa il Conte Max
Nel Milan di Ibrahimovic, dei numeri funambolici di Robinho, della posizione di Van Bommel e del dominio territoriale di Thiago Silva, si vede forte la mano di Allegri.
E’ stato criticato a più riprese il tecnico livornese, si è tenuto conto solo relativamente dei tanti infortuni e di tutti quei fattori che ne hanno minato il lavoro quotidiano, un Milan sempre alle prese con un’infermeria stracolma ed i carichi di lavoro da smaltire non hanno fermato la mano dei detrattori del Conte Max.
Analizzando la situazione a distanza di un mese dalle critiche feroci, sembra che il diavolo abbia ripreso il ritmo scudetto, da quella rimonta (fortunosa ma fortemente voluta) di Udine la formazione rossonera sembra aver ingranato un’altra marcia, rimontando prima e staccando poi la Juve in campionato, raggiungendo i quarti di finale in Champions non senza qualche brivido.
Sono cambiati gli stimoli, è cambiata la mentalità, è tornata soprattutto la consapevolezza. Quei due gol firmati da Maxi Lopez ed El Shaarawy hanno spianato la strada verso una rapida risalita e la rinascita di un Milan che, come la fenice, è saputo risorgere dalle ceneri di un periodo a dir poco sfortunato. Tutt’ora le assenze sono tante, da quel Kevin Prince Boateng che ha dimostrato di poter essere ago della bilancia quanto lo stesso Ibrahimovic, ad Alexandre Pato, desaparecidos più di ogni altro, Alessandro Nesta ed Alberto Aquilani appena rientrato. Il Milan, però, ha saputo trovare nuova linfa negli Emanuelson, fra i maggiori protagonisti della rinascita con prestazioni sempre più convincenti, nei Mexes, tornato a garantire un apporto fondamentale nel reparto arretrato, e nei Sulley Muntari, capace di prendersi senza alcuna difficoltà il ruolo di mezz’ala come se avesse sempre giocato in questa squadra.
C’è forte la mano di Allegri in questo Milan, c’è la sua capacità di gestire un gruppo ampio e variegato, di tenere testa agli sfoghi più o meno forti di Ibrahimovic, di ritagliare ruoli diversi per gli stessi interpreti a seconda delle necessità, di interpretare un calcio tanto semplice quanto efficace che permette a tutti di esprimersi al meglio.
I due gol di ieri sono la dimostrazione del lavoro del livornese, due reti che a ben guardare sono “uguali”: scodellata di Robinho, sponda verso il limite dell’area e tiro a punire l’incolpevole Benassi. Sarà un caso? Ci sembra difficile, molto più probabile che sia una trovata studiata in allenamento. Lo stesso Ibrahimovic tenuto lontano dall’area di rigore lungo tutta la partita (chiave tattica spesso utilizzata in stagione ma quasi mai con le piccole, contro le quali lo svedese può far valere la sua stazza in area) sembra un’idea che viene dal cervello del condottiero toscano, il quale ha ritenuto più utile Ibracadabra fra le linee di un 3-5-2 che per vie centrali lascia sempre molti spazi, nonché lontano dal colosso Carrozzieri.
Ci mette del suo il Conte Max, Ibrahimovic a tenere a bada i centrali contro il Palermo mentre Robinho ed Emanuelson vanno a creare superiorità sugli esterni, lo svedese fuori dall’area contro il Lecce con l’olandese che gli si tuffa le spalle ed il brasiliano che imposta la manovra sulla trequarti, sono chiavi diverse per avversari diversi, trovate tattiche che mettono in difficoltà gli allenatori avversari, favorendo il lavoro di un “tridente” atipico.
Il Milan continua a crescere, nonostante la sfortuna e gli infortuni, una squadra che sperimenta e sa mutare, che cambia pelle di continuo, che viene disegnata diversamente ad ogni occasione da un architetto attento ed estroso, un pastore intelligente capace di guidare con armonia il suo gregge di campioni.
Si è sottolineato con una certa insistenza il primo tempo dell’Emirates, nonostante le scelte obbligate ed una formazione che sembrava essere votata all’attacco, tacciando Allegri di non aver trasmesso alla squadra lo spirito giusto. Ci si dimentica facilmente dei meriti di questo allenatore capace di vincere a mani basse lo scudetto al primo anno, capace di guidare fra mille difficoltà la classifica della serie A nel momento più importante di questa stagione, capace di riportare il diavolo in Europa laddove non arrivava da 5 anni. Se ne sottolineano gli errori con una puntualità svizzera, si sorvola troppo facilmente sui meriti più o meno evidenti di chi sta andando oltre ogni più rosea previsione: continua così Max.
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