Io sto con Guardiola: la sfortuna gli ha messo contro l'avversario più difficile. E intanto Allegri intima: "Non andiamo a Parma pensando al Barcellona, o ne usciamo con le ossa rotte".

Io sto con Guardiola: la sfortuna gli ha messo contro l'avversario più difficile. E intanto Allegri intima: "Non andiamo a Parma pensando al Barcellona, o ne usciamo con le ossa rotte".MilanNews.it
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sabato 17 marzo 2012, 00:00Milanello in rosa
di Giulia Polloli
Giulia Polloli inizia a seguire il Milan per Varesenotizie.it, voce del commento tecnico su Radio RVL, collabora con Vco Azzurra Tv, Tribuna Novarese e Il Biancorosso.

A seconda della prospettiva con cui si vuol guardare al sorteggio di Champions, ci troviamo di fronte ad un bicchiere colmo a metà. Tutto sta cercare di capire se il calice è mezzo pieno o mezzo vuoto. Le prime sensazioni del mondo rossonero, arrivate in tempo reale anche grazie ai social network che ormai sono sempre più altoparlanti delle parole che di solito vengono sussurrate, mi fanno capire che prevale un senso di quasi sconforto, di inebetita presa di coscienza di una sorte malevola che si è aggrappata con forza al Milan. Ma io non ci sto. La maggior parte dei pareri sono sintetizzabili con questa frase: “Il Milan è stato sfortunato, incontra l’avversario più forte”. Ma poi c’è Pep Guardiola, allenatore della squadra delle meraviglie che, a conti fatti, è quella che di certo fa più parlare di sé per la quantità di bel gioco prodotto e per le goleade del suo prode Messi, campione indiscusso, ma pur sempre calciatore e uomo come tanti altri. E appunto Guardiola, quasi fosse una voce fuori dal coro sottolinea quanto, incontrare il Milan, sia un ostacolo difficile sul percorso netto per poter arrivare in finale di Champions.
Io sto con Pep e trasformo i sentori twittati nelle scorse ore: “Il Barcellona è stato veramente sfortunato: il sorteggio l’ha messo di fronte all’avversario più difficile” e ancora “il Milan ha giocatori fantastici ed è una delle grandi della storia del calcio”.
Ciò che racchiude questa sfida, cento e ottanta minuti di pura passione, non ha alcun paragone. Nemmeno  El clasico ha tale portata di aspettative, di rivalità, di messa a paragone di due universi calcistici così diversi e al contempo così simili. Milan e Barcellona esprimono al contempo il miglior calcio dell’ultimo ventennio. Che il Barcellona ora sia considerato la squadra più forte al mondo, non deve far cadere nell’errore di sottovalutare il Milan. I detentori della Champions partono dunque, agli occhi dei più, come favoriti, ma la storia degli scontri tra rossoneri e blaugrana è in assoluto pareggio. Su quattordici sfide, si contano cinque vittorie per parte e quattro pareggi. E il Milan balza agli onori delle cronache nel 1994 quando nella finalissima di Atene si sbarazza dell’ostico avversario con un rotondo 4-0 e alza così la coppa dalle grandi orecchie in modo, per molti, del tutto inaspettato.
Se la storia è costellata dunque di corsi e ricorsi storici, non possiamo non pensare alla storia più recente, quando anche l’Inter, dopo l’inappetenza europea, stacca proprio contro il Barcellona il pass per la finale che la fa tornare sul gradino più alto del podio.
E mi va di sottolineare, in questa sede, quanto questa sfida possa giovare alla definitiva consacrazione, oltre che del club di via Turati, anche di un giocatore in particolare: Zlatan Ibrahimovic. Se dalla sua biografia si evince la voglia di conquistare il trofeo più ambito in Europa, desiderio che però non lo ossessiona più, allo stesso modo leggendo tra le righe, si capisce la voglia di rivincita proprio nei confronti di quello che fu il suo allenatore, che gli preferì Messi, e che grazie a questa scelta ha consentito l’approdo dello svedese in casa rossonera. L’anno scorso di questi tempi si stilavano i bilanci della prima stagione rossonera del campione made in Svezia, ricordando soprattutto le parole con cui Ibra si presentò alla corte di Allegri: “Oh ricordati, sono venuto qui per vincere e quest’anno vinciamo tutto!”. Il Milan lo scorso anno conquistò a pieni voti lo scudetto, trascinato proprio da Zlatan, ma fallì l’obiettivo europeo. Quest’anno il Milan appare più maturo.

Costellato di infortuni che ne hanno messo alla prova lo spirito di gruppo, oltre che il costante rendimento in campo, la squadra di Allegri ha dimostrato di avere un potenziale quasi infinito da poter schierare in campo a seconda delle occasioni. E se in molti ritengono che il calo contro l’Arsenal sia sintomo di una condizione fragile a livello psicologico, io ritengo che questo Milan, avrebbe faticato molto di più in fase di approccio, in una partita considerata facile ( e proprio qui Arsenal docet) che non in una sfida ricca di aspettative, di difficoltà e di prestigio come quella contro l’armata blaugrana. E non dimentichiamoci che Ibrahimovic, a torto o a ragione, dopo le prove sublimi messe in scena quest’anno, da molti è stato candidato quale possibile vincitore del Pallone d’Oro. I più scettici continuano a pensare ad altri nomi per questo prestigioso trofeo, proprio perché Ibrahimovic non è ancora stato in grado (ma non concordo pienamente con questa disamina) di essere determinante soprattutto in campo europeo. Ecco dunque l’occasione giusta per mettere a tacere i miscredenti. E se un uomo di calcio come Guardiola, magari con finalità di pura pretattica, ritiene il Milan un avversario doloroso, allora voglio credere in lui, perché se lo stimo per lo splendido lavoro calcistico che da anni fa balzare il Barcellona agli onori delle cronache, non posso improvvisamente non credergli proprio quando, guarda caso, fa una disamina lucida e soprattutto coerente del suo prossimo avversario.
Il Barcellona avrà il vantaggio di giocare la prima partita fuori casa e tornando alle statistiche, difficilmente la squadra di Messi esce dal campo senza segnare almeno un gol. Ma il calcio italiano e quello spagnolo si differenziano soprattutto per l’importanza data alla fase difensiva. Il Milan non concede ampi spazi alle scorribande di Messi, lo ha dimostrato sia all’andata nella fase a gironi, che durante la sfida di ritorno a S.Siro. Che poi il Barcellona abbia vinto in quel di S.Siro, non deve essere la pietra miliare su cui costruire castelli per aria. Era la fase a gironi, la posta in palio era nettamente differente. Qui siamo di fronte ad una gara da dentro o fuori. Tutto cambia.
Quindi lo ribadisco: io sto con Pep e solo il Milan potrà, con la sua doppia prestazione, farmi cambiare idea. Ma ci sarà modo di poter parlare in modo molto più ampio del discorso Champions.
Gli uomini di Allegri ora devono mantenere alta la concentrazione per la partita che questa sera, in anticipo alle 18, li vedrà opposti al Parma di Donadoni. Lo stesso Allegri sottolinea in conferenza l’importanza di mantenere alta la concentrazione, perché “se andiamo a Parma pensando al Barcellona, ne usciamo con le ossa rotte”. Ecco dunque l’imperativo categorico: si deve rimanere focalizzati sull’obiettivo di giornata. Stasera si gioca per mantenere la testa della classifica in campionato, per confermare che il Milan non è lì per un caso fortuito o per i favori arbitrali tanto declamati dagli avversari di tutta la stagione, che evidentemente, anche nelle dichiarazioni recenti, sembrano detenere il privilegio assoluto di poter proferire parola su questo spinoso argomento.