Giornalista per un giorno: menos cartera, mas cantera

Giornalista per un giorno: menos cartera, mas canteraMilanNews.it
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
mercoledì 28 marzo 2012, 08:30La lettera del tifoso
di Vincenzo Vasta
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Menos cartera, mas cantera

La partita contro il Barcellona è ormai alle porte. Non nascondo un certo orgoglio, da milanista, nel potermi confrontare con questa incredibile fabbrica di spettacolo. Anche quest'anno, infatti, siamo rimasti gli unici, in Italia, a poter ancora vivere le emozioni di una vigilia di coppa europea, pur nella consapevolezza che mai sorteggio fu più sventurato e che le nostre speranze di proseguire nel cammino in Champions League sono ridotte al lumicino. Ma il calcio, si sa, non è scienza esatta: non sempre il più bravo riesce ad avere la meglio, ed a questa banale verità ci dobbiamo attaccare con tutte le nostre forze per tentare la titanica impresa di accedere alla semifinale. Ma mentre la doppia sfida in campo, pur vedendoci nettamente sfavoriti, non ci vede ancora soccombenti, la gara con la loro filosofia calcistica, ahinoi, l'abbiamo persa sul nascere. Ci accingiamo, infatti, ad affrontare un club capace, negli ultimi anni, di mietere successi e di abbattere record attraverso uno stile di gioco unico, che finora mai nessuno era stato capace di praticare su campo di calcio per così tanto tempo e con questi risultati. Il tutto, ed è questa la cosa incredibile, senza che alle spalle ci sia un magnate russo o un emiro arabo pronto ad investire milioni di euro per vestire di blaugrana i migliori giocatori del globo. Il Barcellona i migliori giocatori li crea, non li compra. Joan Laporta, ex presidente del Barca, ha detto recentemente che l'idea di fondo su cui hanno basato la loro politica societaria non è stata quella di mettere mano al portafoglio bensì quella di investire sul vivaio: menos cartera, mas cantera. Il che non vuol dire solo insegnare a dei bambini a giocare a calcio ma significa farli crescere con la maglia del club addosso, educarli al barcellonismo, inculcando loro una filosofia che va al di là di qualsiasi vittoria o di qualsiasi stipendio a 7 zeri. E' questa semplice riflessione che va copiata ed esportata, molto più degli schemi di Guardiola, delle geometrie di Xavi o dei dribbling di Messi (peraltro inimitabili). Il giorno in cui, in una situazione di emergenza infortuni come quella che stiamo vivendo in questa stagione, riusciremo a schierare giovani milanisti, provenienti dal nostro vivaio, senza dover ricorrere necessariamente all'acquisto, a parametro zero, dell'ultratrentenne a fine carriera, avremo cominciato a colmare quel gap che oggi ci separa, unitamente a tanti altri club ricchi e perdenti, da una filosofia calcistica giovane e (av)vincente. Quindi, italianizzando il concetto potremmo dire: menos cartera...più primavera.

Antonio Gatta