Meersseman getta la spugna: "Pato, stagione finita. Guarirà ma poi saremo punto e a capo"

Meersseman getta la spugna: "Pato, stagione finita. Guarirà ma poi saremo punto e a capo"MilanNews.it
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
giovedì 5 aprile 2012, 11:30Primo Piano
di Salvatore Trovato

Jean Pierre Meersseman ha seguito Pato da vicino, giorno dopo giorno, monitorando con attenzione il suo stato. Era guarito, almeno così sembrava, era pronto per giocare al Camp Nou. Invece, dopo pochi minuti, ecco il nuovo patatrac. Ora per lui la stagione è finita, stavolta definitivamente. "Mi prendo le mie responsabilità - ha dichiarato Meersseman dalle colonne de La Gazzetta dello Sport -, anche se non so quali siano. La sua stagione è finita, e soprattutto quando sarà guarito ancora una volta saremo punto e a capo. Chi si prenderà la responsabilità di rimandarlo in campo?". Parole di rassegnazione, che fanno male non solo al giocatore, ormai in evidente crisi didentità, ma a tutto lambiente rossonero, tifosi compresi, sempre legati al proprio beniamino.

Il coordinatore sanitario del Milan ha ormai esaurito le teorie, i rimedi, le soluzioni. Probabilmente, nel corso della sua carriera, non ha mai avuto a che fare con un caso simile: "E stato ovunque - osserva -, dalla Germania allAmerica, stuoli di medici e terapisti lo hanno visto e curato. Non so più a che santo votarmi, ho chiesto alla mia consigliera spirituale di pregare per lui". Non resta, dunque, che affidarsi ai santi, alla spiritualità, al soprannaturale. Meersseman ha praticamente - e comprensibilmente - gettato la spugna, dopo averle provate tutte, ascoltando pareri, osservando, contemplando: "Ricevo decine di mail con analisi e suggerimenti, chi consiglia stretching, chi dice che bisogna rinforzare i suoi muscoli. Io non so più cosa pensare". La certezza è che il Papero brasiliano sembra aver smarrito la via, forse non per colpa sua, e che Galliani, anche stavolta, ci aveva visto giusto (a gennaio). Pensiero, il nostro, poco ammirevole, perché scaricare così un ragazzo, nel momento del bisogno, non è certo il gesto più nobile di questo Mondo, ma bisogna guardare in faccia la realtà: il calcio, infatti, è anche - e soprattutto - business, risultati, vittorie, e un top club come il Milan non può certo fermarsi a prendere lezioni di misticismo.