Il Chievo convince, il Milan vince. Nesta e Seedorf pronti ad educare le nuove leve e a placare l'animo di Balotelli?

Il Chievo convince, il Milan vince. Nesta e Seedorf pronti ad educare le nuove leve e a placare l'animo di Balotelli?MilanNews.it
© foto di Giulia Polloli
mercoledì 11 aprile 2012, 00:00Milanello in rosa
di Giulia Polloli
Giulia Polloli inizia a seguire il Milan per Varesenotizie.it, voce del commento tecnico su Radio RVL, collabora con Vco Azzurra Tv, Tribuna Novarese e Il Biancorosso.

Clarence Seedorf esce al 42' della ripresa, al suo posto Strasser. Clarence Seedorf alla fine della partita di S.Siro contro la Fiorentina aveva detto che difficilmente avrebbe giocato contro il Chievo, la gamba ancora non era a posto. Orgoglio, senso di responsabilità, soglia del dolore alta, spalle larghe per sorreggere anche le critiche, senso di attaccamento morboso alla maglia rossonera. Ecco chi ha vinto la partita questa sera contro un Chievo che ai punti ha nettamente meritato. Non solo Clarence, ma anche Nesta, Gattuso, Abbiati: vera spina dorsale di una formazione azzoppata dai troppi infortuni. Un organismo privo di ossigeno, privo di muscoli allenati, non privo di sangue, versato sull'arena. Sembrava una finale, una gara da ricordare non per la prestazione ma per il cuore messo, ancora una volta, oltre l'ostacolo.
Il Milan vince, non convince troppo, non mette certo in scena quel calcio offensivo che tanto piace al suo Presidente, ma ribadisce sul campo che sputerà sangue, per usare una combinazione linguistica che tanto piace ai diretti avversari, per non farsi scucire lo scudetto dalla maglia. Ha avuto coraggio Allegri, facendo di necessità virtù, ad affidare la fascia destra, territorio di Abate, al giovane De Sciglio. E lui ripaga la fiducia con una prestazione di grande personalità, trovandosi anche in fase offensiva a creare scompiglio di fronte ai pali di Sorrentino. Il Chievo ha giocato la sua partita, Pellissier e Paloschi mettono alla prova i riflessi di Abbiati che, ancora una volta, mette il suo sigillo sulla gara. MA è stata anche la partita del rientro di Gattuso, che ha lottato indomito, stringendo i denti, fino a che il fisico glielo ha consentito. Al suo posto El Shaarawy, la cui dinamicità potrebbe essere uno spiraglio di luce nel buio noioso delle alternative offensive. Non è stata la partita di Ibrahimovic, che non è andato a segno, ma ha provato il colpo da maestro con quella girata sul palo lontano di Sorrentino, che se la palla fosse entrata i cinquemila rossoneri a Verona avrebbero simulato un terremoto nella città di Giulietta.
Emozioni da finale, dicevo poc'anzi, ma solo perché la condizione della squadra in campo era alquanto precaria.
In situazioni normali, anzi usciamo subito dall'epopea teatrale appena raccontata, da qui in poi il Milan ha il compito di non fallire. Lo deve a se stesso. La lotta con la Juventus non si è interrotta dopo il ko contro i viola. La vecchia signora deve rimanere con la tensione alle stelle, condizione in cui tutto può succedere. Il Milan però deve farsi qualche domanda.

Il tormentone degli infortuni che affliggono i giocatori rossoneri diventa sempre più imbarazzante. Non solo per la gestione tecnica di questa stagione ma, e soprattutto, in chiave futura. Nessuno avrebbe potuto prevedere una moria generalizzata come quella avvenuta quest'anno. Diamo il merito ad Allegri di aver saputo gestire questa, che è una vera e propria emergenza, con ottimi risultati. Anche grazie a questi eventi, il Milan ha potuto, partita dopo partita, mettere alla prova molti dei suoi giocatori, senatori compresi. Se anche qualcuno di essi a fine stagione saluterà il Milan e forse il calcio, in molti, forse tutti, hanno assicurato al Milan incerottato di giocare con la sapiente esperienza che solo anni sui campi consentono di poter utilizzare. In casi come quello di ieri sera, giocatori come Nesta, Seedorf, Abbiati, Gattuso, sono il vero valore aggiunto. E sono piovute critiche, soprattutto sui social network, ormai amplificatori potenti delle emozioni del momento, proprio in direzione di questi ultimi. In medias res, dicevano i nostri progenitori. La verità, l'equilibrio in questo contesto, sta proprio a metà strada. Le nuove leve, quelle che garantiscono ritmi alti, spregiudicatezza, prospettiva, hanno però bisogno di lavorare a stretto contatto con la memoria storica di una società. Qualsiasi nuovo innesto ha bisogno di conoscere la storia e la mentalità di questa squadra. Ecco perché quando si parla di Balotelli, o Tevez, così come quando fu la volta di Cassano, in direzione Milan, sostengo fortemente che solo al Milan giocatori così forti, non solo sul campo, possano trovare finalmente la serenità tra i prati di Milanello. E se per Cassano ormai è un dato di fatto, la grande sfida che si aprirà a giugno per portare il talento di Balotelli al Milan ne sarà la controprova. La partita di questa sera, in chiave futura, ha detto che il Milan ha un gran bisogno di intervenire sul mercato. Ci vogliono forze nuove pronte a sobbarcarsi l'onere di trascinare i colori rossoneri in Europa, da accostare a questi ragazzi meravigliosi che in piena emergenza hanno saputo trovare il giusto equilibrio per rialzare la testa e tornare a far sperare il Diavolo in un obiettivo che in troppi, sabato scorso, avevano già dato per perso.