Quattordici grandi Capitani!

Quattordici grandi Capitani!MilanNews.it
giovedì 12 aprile 2012, 00:00Editoriale
di Carlo Pellegatti
Nato a Milano, dopo i trascorsi a Radio Peter Flower e TeleLombardia, è approdato alla fine degli anni ottanta a Mediaset come inviato prima e telecronista delle partite del Milan poi. Volto noto di Milan Channel, è anche azionista del club.

Splendidamente commoventi! La partita contro il Chievo, sul campo fradicio d'acqua, sotto una pioggia battente mi ha ricordato le epiche vittorie del passato. Mi ha riportato a 39 anni fa, quando il Milan di Nereo Rocco resisteva indomito ed orgoglioso ai tremendi assalti del Leeds, a Salonicco, conquistando la sua seconda Coppa delle Coppe. Anche in quel 16 maggio 1973, i Ragazzi passano in vantaggio con un tiro da lontano, autore Luciano Chiarugi, poi, grazie soprattutto ad un formidabile ultimo baluardo che si chiama Villiam Vecchi , respingono le tremende folate degli inglesi, soffrendo, sputando sangue, masticando filo spinato. Proprio come martedì sera a Verona. Un Milan con i 18 sopravissuti alla maledizione degli infortuni si è presentato in campo, quasi sapendo che sarebbero state pochissime le occasioni per passare in vantaggio, a causa della stanchezza psicofisica figlia degli ultimi impegni, a causa delle condizioni difficili di molti giocatori. Qualcuno prostrato perché sotto pressione da mesi, altri con pochi chilometri nelle gambe. Al 30' minuto del primo tempo, la fotografia di questa stagione. Abbiati viene curato nella sua area per una contusione al dito del piede, Gattuso, davanti alla sua panchina, è massaggiato per un attacco di crampi, lui che i crampi non ha mai conosciuto nella sua gloriosa carriera. Ma "Il vento ed il leone", indomito Capitano, torna in campo con le "fiamme sui polpacci", per aiutare Nesta, colpito dalla frebbe nel pomeriggio, ma immenso, monumentale, con Seedorf, che chiude la sua partita di totale sacrificio, addirittura nella zona dove arrembava Angelino Colombo, centrocampista di fascia nella squadra più forte della Storia del Calcio.

Non vuole lasciare la sua linea bianca nemmeno Abbiati, nonostante un dito blu e gonfio. Insomma sono i discendenti della Stirpe d'oro a regalare una serata emozionante. Non arretra "Apolcalypto" Yepes, un altro Grande Capitano di questo Milan, che esalta le doti del giovane De Sciglio, la piccola vedetta lombarda, che però, a differenza dell'eroe di Edmondo De Amicis, non cade sotto i colpi del nemico. Dall'altra parte, il veterano di mille minuti, Zambrotta, con la sua andatura, che ricorda un ranchero del West, tiene e spinge, aiutato da Nocerino, l'ultimo erede di Stakanov, il leggendario operaio dell'Unione Sovietica passato alla storia per il suo senso del dovere. Davanti alla difesa l'Urlo d'Ebano, Sulley Muntari, che mai perde la testa, dopo aver infilato alle spalle di Sorrentino una delle reti più importanti del campionato. Spesso isolati come Tuareg nel deserto, non perdono la strada della vittoria Ibrahimovic e Robinho, che pressano, difendono, lottano, perché è notte di sacrifici. Arrivano i rinforzi Emanuelson, El Sharaawy e Strasser ma nessuno vuole cedere un metro ai più freschi avversari. Insomma è un Milan che ricorda la scena finale del film "Intrigo Internazionale" quando il protagonista sul Monte Rushmore nel Sud Dakota, resiste, attaccato con le unghie sull'orlo del precipizio. E proprio sulla Montagna dei Presidenti, al posto dei volti di Roccia di Washington, Jefferson, Roosvelt e Lincoln, dovrebbero splendere i 14 visi forti orgogliosi degli splendidi protagonisti di una grande Vittoria, che ci ha inorgoglito, che ci ha emozionato, che ci ha entusiasmato.