Definitiva consacrazione

“Definitiva consacrazione”. Un termine usato ed abusato nel mondo del calcio (e non solo). Lo si utilizza per accrescere l’attesa relativa alle prestazioni venture di un atleta o di una squadra. Può arrivare, ma può anche farsi attendere per sempre. Può giungere puntuale o in leggero ritardo, può anche non esistere, ma una cosa è certa: a proposito delle prove e della carriera di Kevin Prince Boateng ed Alexandre Pato, questo termine è stato usato tanto, troppo spesso. Magari con accezioni diverse, magari con attese e condizioni diverse. Già, perché Kevin Prince Boateng si è auto-consacrato nel momento stesso in cui ha indossato la casacca rossonera, diventando un pezzo da novanta a suon di prestazioni convincenti, palesando un impatto tattico devastante.

Ha modificato con prepotenza, e a lunghi tratti, il modo di concepire la trequarti del Milan, e conquistato il cuore dei tifosi per l’impegno con cui affronta ogni singolo pallone. Infortuni permettendo…Dopo la strepitosa stagione dello scudetto, l’annata in corso rischia di passare agli annali come una delusione. E se si considera che le premesse furono la splendida tripletta al Lecce e la prodezza contro il Barça nel girone di Champions, c’è ulteriormente da mordersi le mani. L’infiammazione al pube è l’ennesimo ostacolo sul cammino del ghanese, in una stagione irta di troppi guai e poca costanza. Un termine, quest’ultimo, che da anni speriamo di poter accostare al nome di Alexandre Pato, da bambino prodigio ad acquisto di punta, a normale centravanti, ad oggetto (a dir poco) misterioso. Tenere il conto degli infortuni che lo costringono ai box in momenti cruciali è sempre più difficile – l’ultimo guaio lo ha accusato durante Barcellona-Milan, al bicipite femorale destro - mentre sempre più agevole diventa farsi un’idea  dei tifosi che stanno perdendo la pazienza. Tanto tra poco si parlerà già della stagione ventura, quella della definitiva consacrazione…