Si ferma il calcio: Morosini giocatore simbolo di chi lotta per la maglia

Si ferma il calcio: Morosini giocatore simbolo di chi lotta per la magliaMilanNews.it
© foto di Giulia Polloli
mercoledì 18 aprile 2012, 00:00Milanello in rosa
di Giulia Polloli
Giulia Polloli inizia a seguire il Milan per Varesenotizie.it, voce del commento tecnico su Radio RVL, collabora con Vco Azzurra Tv, Tribuna Novarese e Il Biancorosso.

Il calcio si è fermato. Lo spazio di un giorno, anzi di un weekend, ma tutto sembra davvero tornato come prima. Come se quei sentimenti provati di fronte alle immagini di un calciatore che si ferma, per sempre, sul terreno di gioco, fossero mere sequenze di un film made in Italy.
Il tanto declamato stop per rispetto di una giovane vita che si è spenta sul campo è finito quando il pensiero è tornato alle gare ancora da disputare. Liti e frecciate non hanno impiegato lo spazio di un secondo a tornare protagoniste nel nostro calcio. “The show must go on” cantavano i Queen, peccato che sia la parte più brutta del meccanismo calcistico a non essersi fermata, nemmeno lo spazio di qualche giorno, a riflettere su se stessa.
La morte di Morosini è stata fatalmente seguita anche da quella di Carlo Petrini, uomo di calcio che però il calcio l’aveva preso a sciabolate, con le sue accuse sul marcio presente nello sport che più l’Italia ama. Ma nemmeno questa morte ha fatto riflettere sullo stato del nostro amato sport. Si continua a litigare su ciò che può voler dire giocare un turno invece che un altro.
L’assemblea di Lega ha deciso: si riparte proseguendo il cammino imposto dal calendario, recuperando nel giorno della Liberazione il turno perso. Una decisione sensata perché consumer-orientend: una volta tanto. Qualcuno deve aver sottolineato il grave disagio che avrebbe provocato far slittare il campionato soprattutto per i tifosi al seguito.
Comunque ormai “alea iacta est”, i giochi sono fatti, si riprende tutto nella più banale normalità.
Sarà il minuto di silenzio a far ricordare questo weekend tragico, a far aleggiare davanti ai nostri occhi le immagini forti di quel calciatore che cade sul campo e lì smette di esistere.
E alla fine di quel minuto, magari sottolineato da un applauso, usanza che fatico ancora a capire, forse perché un po’ di rumore  serve a distogliere l’attenzione dal vuoto interiore di molti, tutto tornerà come prima.

E si torna a parlare di futuro, di titoli da vincere, di giocatori da dover rimotivare, di squadre che devono tornare ad essere competitive per primeggiare. Si parla dell’ennesima boutade relativa ad Ibrahimovic, preoccupato di trovarsi in una squadra che a causa del fair play finanziario non investirà, forse, su altri grandi nomi. Il Milan e tutte le altre squadre concentrano la loro energia in questo finale di campionato, con un occhio proiettato al prossimo futuro. Si muovono i primi passi verso il mercato estivo, si ascoltano con le dovute cautele le prime mosse che anche il Milan sta piazzando in campo internazionale per ridare quella sostanza alla squadra, quest’anno tempestata da una serie infinita di infortuni. Allegri intanto ha ripreso il lavoro a Milanello per preparare la prossima sfida casalinga contro il Bologna. E sorretto dalla stima e dalla fiducia del Presidente Berlusconi il tecnico toscano lancia l’urlo di guerra nei confronti della Juventus, capolista ad un solo punto. Nessun discorso alla Al Pacino, che tanto è piaciuto anche a chi lottatore vero lo è nell’animo come Rino Gattuso. Basta semplicemente ritrovare l’intensità che questa squadra ha nelle sue corde, intensità garantita dal recupero di qualche pedina fondamentale come Abate, senza il quale la fascia destra sembra inattiva o come Thiago Silva, che sta lottando forsennatamente per ritrovare il campo proprio domenica. Il Milan ha nelle sue fila due guerrieri veri, come Gattuso ormai pronto per le sfide che restano da qui alla fine del torneo e Cassano, vero miracolo sportivo. Il punto che separa la Juventus dal Milan sembra essere pesante come un macigno, soprattutto perché nato da una doppia defaillance della squadra di Allegri che aveva accumulato un congruo vantaggio, ma che non è riuscita a gestire le proprie forze in quel tour de force della doppia sfida contro il  Barcellona. Sperare in un passo falso della Signora torinese non è certo utopistico. Se la Juve è ancora imbattuta, nel percorso quasi netto della squadra di Conte ci sono tanti pareggi. Nessuno è perfetto, ma ognuno deve pensare alle proprie responsabilità. Il Milan ha come imperativo categorico quello di lottare sempre per la vittoria, solo così infatti si potrà avvantaggiare di un eventuale debacle avversaria. E a questo punto del campionato non rimane altro che rimettersi al lavoro, ritrovare al massimo la motivazione che sospinge ogni singolo al suo ingresso in campo e ricordarsi di essere la squadra che porta sul petto il simbolo della vittoria. Tutto il resto dovrà passare in secondo piano. E se qualcosa dovrà rimanere nel calcio, dopo la tragedia che l’ha fermato, è la voglia di inseguire l’avversario, rincorrere quel pallone per onorare i colori che si portano sulle spalle. Proprio come ha cercato di fare Morosini negli ultimi cruciali attimi della sua vita: rialzarsi sempre, fino all’ultimo, per inseguire il suo sogno, per onorare la maglia del Livorno .