Adler, il fantasma di Lehmann e il made in Milan per la porta

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mercoledì 18 aprile 2012, 12:00Primo Piano
di Pietro Mazzara

C’era una volta la scuola italiana dei portieri, quella che sfornava talenti ogni anno e che ha sempre garantito un certo ricambio generazionale a ogni squadra in un ruolo strategico e importante come quello di guardiano della porta. Da circa un decennio a questa parte, la tendenza si è leggermente inclinata verso una predisposizione maggiore verso estremi difensori di altre scuole, magari anche meno nobili, divenuti fenomeni assoluti del ruolo un po’ per meriti propri e un po’ per buona stampa. Nelle ultime ore, oltre al giapponese Kawashima che non potrà mai ambire al ruolo da titolare in una squadra come il Milan, ecco che è stato accostato ai colori rossoneri il nome del tedesco René Adler, portiere 27enne del Bayer Leverkusen. L’ex titolare della nazionale teutonica, scalzato dall’attuale portiere del Bayern Monaco Neuer , sta rientrando da un infortunio e avrebbe manifestato la voglia di lasciare la Bundesliga per affrontare una nuova esperienza, magari in Italia.

Le relazioni da parte degli osservatori di via Turati su di lui sono buone e anche il fatto che sia in scadenza di contratto potrebbe indurre il club a investire su di lui per il dopo Abbiati ma, c’è un ma. Il ricordo dell’unico portiere tedesco in casa Milan, parliamo di Jens Lehmann, non è dei più felici tant’è che dopo l’orrida prestazione contro la Fiorentina alla terza giornata del campionato 1998-99, l’ex estremo difensore dello Schalke fece le valigie per tornare in patria al Borussia Dortmund. Dietro ad Abbiati, in rosa il Milan può vantare un secondo di assoluto lusso e spessore come Marco Amelia alle cui spalle stanno crescendo altri due profili di una certa importanza come Antonio Donnarumma e Riccardo Piscitelli, prodotti del vivaio rossonero e che in periodi di vacche magre potranno essere molto utili. Sapendo anche della poca ammirazione da parte del presidente Berlusconi verso i portieri, ecco che abbiam ragione di credere che puntare ancora sul made in Italy (e in Milan) convenga, per il presente e per il futuro.