...L'urlo di Allegri: moto d'orgoglio di un Milan che non può mollare

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© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
mercoledì 25 aprile 2012, 11:30Focus On...
di Emiliano Cuppone

Il pareggio di domenica pomeriggio sembra aver messo la parola fine sulla corsa scudetto. Il Milan insegue a tre punti dalla Juventus con sole cinque partite da giocare, il campionato sembra essere scivolato dalle mani, ma è d’obbligo provarci.
L’obiettivo di Allegri è chiaro, provare a fare cinque vittorie, a prescindere dal risultato a cui potrebbero portare, serve una reazione netta ad un crollo fisico e psicologico evidente di un Milan che sembra essere in picchiata da un paio di settimane a questa parte.
La sfida al Genoa di De Canio, l’uomo che proverà a salvare il grifone da una situazione di classifica a dir poco disastrosa, è insidiosa più di quanto ci si potesse aspettare. I rossoblu sono feriti da una reazione smodata di una tifoseria delusa, per usare un eufemismo, hanno bisogno di punti salvezza, hanno voglia di dare uno schiaffo morale a chi si è spinto ad umiliarli di fronte a milioni di persone.
Il tecnico toscano, però, si gioca l’onore, forse anche il posto in panchina, per molti la sua permanenza era legata a doppio filo alla vittoria del tricolore, secondo altri il livornese sarà riconfermato a prescindere, grazie alle attenuanti degli infortuni e degli episodi negativi. Ciò che conta è che Max l’acciuga dimostri di avere ancora in mano uno spogliatoio in crisi, riuscendo a mettere a tacere le voci sui presunti scontri verbali con i senatori, mettendo la squadra al riparo dagli spifferi che troppo spesso ne hanno minato la serenità.
Il diavolo ha bisogno di alzare il capo, di mostrare tutto il suo orgoglio e la voglia di riscatto, la squadra ha bisogno di un’iniezione di fiducia, deve ritrovare i tre punti e la gioia di una vittoria di carattere e classe, una vittoria da Milan.
L’ego della compagine rossonera è ai minimi storici, in poche settimane ha gettato al vento una stagione che sembrava poter divenire trionfale, dai sogni di tripletta (la versione spagnola lasciamola a chi di competenza) all’incubo di un nulla di fatto nell’arco di pochissime partite. In tanti hanno subito il contraccolpo dell’eliminazione in Champions.

Ibrahimovic è un altro giocatore rispetto ad un paio di settimane fa, continua a segnare (e come non potrebbe con i mezzi tecnici che si ritrova ed i tanti palloni importanti che la squadra gli fornisce, nonostante un calo nel gioco evidente), ma è più avulso dal gioco, ci mette meno voglia, i movimenti sono sporadici e cerca sempre meno il dialogo con i compagni. Per fare un altro esempio, Philippe Mexes, dopo l’errore del Camp Nou che ha spianato la strada alla vittoria del Barcellona, ha avuto una netta involuzione, bissando l’infortunio tecnico contro la Fiorentina e regalando la vittoria ai viola.
Il tecnico ha già palesato la sua idea negli spogliatoi domenica pomeriggio, chi non crede nella rimonta è fuori, il Conte Max vuole provarci, lo farà finchè la matematica non lo condannerà definitivamente. Lo spirito è quello giusto, adesso serve una risposta dagli undici schierati in campo, se non fosse sufficiente per il titolo, quantomeno lo sarebbe per l’orgoglio. Quello della squadra e di una tifoseria che ha raffreddato e non poco il proprio interesse per il diavolo, come sottolineato giustamente dalla Curva Sud rossonera (ennesimo esempio che gli ultras non sono solo quelli che fermano le partite) la quale ha chiamato a raccolta il popolo del Milan per onorare questo finale di stagione.
E’ il momento di rialzare la testa, di ritrovare la fierezza che ha sempre caratterizzato la storia del diavolo, servono prove di forza importanti, servono vittorie e piccole gioie, anche se non servissero a raggiungere lo scudetto, poi, se Conte ed i suoi volessero restituirci la cortesia…