...Bertolacci ci regala un miraggio e la voglia di ruggire ancora

...Bertolacci ci regala un miraggio e la voglia di ruggire ancoraMilanNews.it
© foto di Alberto Lingria/PhotoViews
giovedì 3 maggio 2012, 20:30Focus On...
di Emiliano Cuppone

Avevamo descritto la partita di ieri come l’ultima spiaggia, la sfida con il Lecce per la Juve era l’ultima ad avere un senso, ancora di più dopo la matematica salvezza del Cagliari giunta ieri, nonostante la sconfitta della squadra di Cellino.
I naufraghi rossoneri, però, adesso hanno un miraggio più nitido, grazie al gol di Bertolacci, grazie soprattutto all’imprevista papera di Gigi Buffon. La notizia del gol giallorosso a Torino ha ringalluzzito uno stadio intero ieri sera, sembra aver dato nuova linfa ad un Milan che non riusciva ad incidere contro l’Atalanta con un risultato rimasto in bilico fino alla fine. Quell’urlo di San Siro, il ruggito di chi torna a sperare e sognare, provando ad uscire dall’incubo di uno scudetto gettato alle ortiche nel modo peggiore, sembra aver rivitalizzato Ibra e compagni, tornati a correre e ringhiare sulle caviglie avversarie.
La faccia di Gattuso a 5 minuti dalla fine era tutto un programma, dura e cattiva più del solito, con il numero 8 rossonero che ha preso a correre e pressare come non faceva da tempo, ad incitare la folla ed a sostenere i compagni con la grinta unica che lo contraddistingue da sempre.
Una bella dose di fiducia, una botta di adrenalina inaspettata e prepotente, una voglia di sognare che sembrava ormai svanita, come mostrato dagli spalti mezzi vuoti di un San Siro che sembrava non volerci più credere. La faccia emozionata di capitan Ambrosini nell’immediato dopo partita era emblemactica, in casa rossonera ora ci credono, sanno che è difficile, quasi impossibile, ma ci proveranno e potranno farlo fino all’ultimo minuto utile di questo campionato assurdo.
Il tono dell’urlo di San Siro ieri è stato emozionante come mai prima, le urla di gioia per il gol dei salentini erano strane, diverse dal solito, non era solo soddisfazione, non era solo gioia, era un mix d’emozioni, voglia di riscatto, urlo di giustizia, era un qualcosa di particolare che forse non avevamo mai sentito prima.
Parliamoci chiaro però, il sogno è quasi irraggiungibile, quel punto di distanza mette una divario molto più importante di quello numerico.

La Vecchia Signora, quella imbattuta in stagione, quella delle 8 vittorie consecutive con una sola rete incassata prima del Lecce, quella con la miglior difesa del campionato e la miglior differenza reti, molto difficilmente lascerà altri punti per strada nelle ultime due uscite stagionali. Gli avversari che dovranno affrontare i ragazzi di Conte sono tutt’altro che irresistibili, un Cagliari già salvo che giocherà sul neutro di Trieste, sicuramente molto più tinto di bianconero che di rossoblu, poi l’Atalanta stanca e remissiva di queste ultime uscite, come confermato dalle parole piuttosto chiare di un Colantuono che non vuole essere arbitro della lotta scudetto.
Dall’altra parte il Milan vivrà un derby ancor più emozionante, fondamentale come e forse più di quello dello scorso anno, dovrà vincere e convincere nelle ultime due partite. Il Milan versa nello stato psicologico migliore, quello di chi non ha più nulla da perdere, di chi sente odore d’impresa, di chi ha voglia di coronare una cavalcata a tratti zoppicante.
Il gol di Bertolacci potrebbe aver solo allungato l’agonia dei tifosi rossoneri, ma sarà il modo più bello di chiudere un campionato così intenso, così combattuto, sarà ansia e sofferenza, sarà speranza e pathos, saranno due finali, giocate contemporaneamente su due campi, gli occhi a San Siro e le orecchie tese verso Trieste prima e Torino poi, pronti a regalare al diavolo quel ruggito che ci ha fatto tremare ieri sera.