Il Milan saluta i suoi campioni, il Novara la serie A. Tra addii e arrivederci con la testa già al mercato

Il Milan saluta i suoi campioni, il Novara la serie A. Tra addii e arrivederci con la testa già al mercato
Giulia Polloli
© foto di Milan news
sabato 12 maggio 2012, 00:00Milanello in rosa
di Giulia Polloli
Giulia Polloli inizia a seguire il Milan per Varesenotizie.it, voce del commento tecnico su Radio RVL, collabora con Vco Azzurra Tv, Tribuna Novarese e Il Biancorosso.

Cala il sipario anche su questo campionato. La Juventus festeggia e arrivano le prime frecce avvelenate da una faretra che non ti aspetti. O forse si. Perché quell’addio improvviso aveva sollevato qualche dubbio. Perché quell’addio che lacera dieci anni di storia non poteva semplicemente essere consumato con una stretta di mano. Andrea Pirlo ha vinto con la Juve, o forse il contrario: la Juve ha vinto grazie ad Andrea Pirlo, che ora si toglie qualche sassolino dalla scarpa. Il taciturno talento bresciano, ricordato per le magie in mediana, non poteva sopportare l’onta di essere classificato come mercenario. Dunque a margine della stagione della sua riconsacrazione, ecco che il silenzio viene rotto dal frastuono delle parole che sottolineano quanto il suo addio stia stato dettato da scelte tecniche prese da altri. Andrea sapeva di non essere un giocatore da accantonare e la cavalcata vincente alla guida della Juventus ha scatenato la voglia di riscossa. Su questo fronte, allora Pirlo ha vinto.
I maligni però già scrivono che Pirlo è chiamato a confermarsi in questo stato di grazia anche con il doppio degli impegni in stagione: con i ritmi imposti dalla Champions il regista bianconero dovrà sovraccaricare il proprio fisico come faceva al Milan, con un anno in più nelle gambe e una stagione giocata a ritmi frenetici.
Ma torniamo in casa rossonera. La freccia che più colpisce al cuore questo Milan è l’addio in contemporanea del gruppo storico, della memoria di questa squadra, degli interpreti delle ultime vittorie rossonere. Pippo Inzaghi lascia il Milan con parole laceranti, di stima, affetto, gratitudine, che vanno ad accrescere quell’amore smisurato che da più di un decennio lega le prodezze di Super Pippo alla squadra rossonera. Come si possono dimenticare le gesta di un atleta, di un uomo, che ha scritto con i suoi gol a volte improbabili, impossibili, la storia delle ultime cavalcate europee della squadra di via Turati? E se già le sue gesta fanno parte della storia rossonera, la sua lettera d’addio diventa il sigillo impresso per sempre nei nostri cuori, calciatore consacrato sul campo, uomo che ha sempre dimostrato il suo alto valore anche fuori. Se ne va anche Alessandro Nesta, che passa il testimone al giovane Thiago Silva, prima che gli acciacchi e i ritmi vertiginosi lo rendano l’ombra del giocatore simbolo che è ora. Il Milan perde anche il suo gladiatore: Gattuso saluta tutti, ma non pronuncia la parola addio. Il suo, ne siamo certi, è un arrivederci alla società che l’ha consacrato. Un arrivederci molto probabilmente work in progress, perché siamo sicuri che prima o poi il destino lo vorrà su qualcuna delle panchine rossonere. Un collega illustre una  volta mi disse, parlando dei senatori rossoneri e del loro futuro fuori dal campo: “Tra Maldini e Gattuso, sulla panchina del Milan vedrei Rino. Maldini è stato un top player che però aveva anche tanto talento innato. Rino ha lottato a lungo per diventare il giocatore che conosciamo e ogni giorno deve imparare qualche cosa in più. Quindi ha appreso una tecnica che potrà trasmettere ancor meglio ad altri giocatori”. E come dargli torto!
L’emorragia in mediana però non è ancora terminata: Mark van Bommel tornerà nella sua Olanda per giocare in patria le sue ultime gare e, anche se ancora non c’è l’ufficialità, sembra che anche il pluridecorato Clarence Seedorf sia arrivato al capolinea della sua esperienza rossonera. Se sarà addio, “Il Professore” lascerà un vuoto profondo non solo dal punto di vista del calcio giocato ed insegnato meticolosamente alle nuove leve dello spogliatoio rossonero.

Mancherà la guida comportamentale, mediaticamente vincente anche: grande comunicatore Clarence, sempre sorridente anche quando tutto uno stadio lo fischia. Un uomo da non lasciar accasare altrove in chiave dirigenziale futura, un uomo che potrebbe rivestire le cariche più alte in qualsiasi istituzione. Un giocatore che vorrei poter salutare sul campo domenica, se davvero fosse l’ultima, e non solo da lontano in qualche inquadratura concessa dai monitor di servizio.
Lo ha detto giustamente Nesta nella sua conferenza di addio: per essere grande, di nuovo, il Milan dovrà trovare persone e giocatori di almeno pari consistenza di quelli che hanno lasciato o lasceranno la squadra di Allegri. Non bastano i campioni in campo per far grande una squadra, ci vogliono i campioni nella vita, ci vogliono persone che sentano il peso e l’onore di vestire quella maglia rossonera, in grado di adeguarsi allo stile che da un quarto di secolo almeno ha cambiato il calcio di casa rossonera. E ovviamente per investire su campioni così descritti, ci vuole un impegno societario ancora maggiore di quello che forse si poteva prevedere qualche mese fa.  Quindi si crea una sorta di paradosso: cambiare per conservare. Perché per questo Milan è necessario un forte intervento in chiave futura per mantenere i fasti del passato. E solo volgendosi alle spalle la società rossonera potrà trovare i valori fondanti per il proprio futuro. E allora anche i vertici di via Turati sembra stiano arrivando ad un compromesso storico. La proprietà sembra stia cercando investitori che possano buttare nel calderone Milan nuovi capitali e forze nuove. In tempi di crisi si guarda ai nuovi ricchi, ai nuovi mercati emergenti e sembra che la possibilità di vedere le azioni del Milan quotate in borsa a Hong Kong, non sia poi così remota.
Domani a S.Siro sarà la giornata degli addii: il Novara saluta la serie A e il Milan i suoi campioni. Non sarà la partita sul campo, purtroppo o per fortuna, a catalizzare le attenzioni. Per una volta andranno in scena solo i valori umani, la commozione all’addio di una parte di storia rossonera, la commozione degli azzurri di fronte al loro ritorno nella serie cadetta. La nuova stagione alle porte ha già trasferito gli interpreti dei giochi in altre sedi.
E dunque la palla ora passa agli esperti del mercato. Ben vengano i colpi low cost o a parametro zero, ben vengano soprattutto se il loro cuore, la loro anima, sono pronti d essere plasmati dalla mentalità rossonera. Se però il Milan vuole tornare vincente subito si dovrà affrontare un esborso consistente. Sul campo non c’è margine di tempo per l’ulteriore crescita. La dirigenza dovrà saper gestire, come peraltro ha sempre fatto, la necessità di formare una squadra vincente e di poterla mantenere in prospettiva futura. Dovrà confermare ad Ibrahimovic di avere un progetto in grado di trattenerlo con motivazione immutata in rossonero. Dovrà dare ad Allegri una squadra competitiva, perché il tecnico toscano sarà chiamato a vincere subito, di nuovo, senza fiato. Ci vuole poi un nome in grado di catalizzare l’attenzione dei tifosi, in grado di scatenare la Curva come solo Pippo sapeva fare, in grado di rubare il cuore e i consensi come Clarence, in grado di dare quella sicurezza che solo Nesta era in grado di provocare e soprattutto in grado di diventare gladiatore per la causa come Gattuso prima e van Bommel poi. Dottor Galliani, tocca a lei ora. Dopo la fuga degli dei, i suoi tifosi vogliono nuovi totem a cui affidare i loro pensieri. Totem ben radicati nell’arena rossonera, non pronti a cadere al primo soffio di vento.