2 milioni di "no"

2 milioni di "no"MilanNews.it
© foto di Alberto Lingria/PhotoViews
sabato 26 maggio 2012, 20:30Primo Piano
di Francesco Somma

Arrivano le voci, poi gli interessamenti, quindi i sondaggi, infine le offerte. Poi può succedere di tutto, soprattutto se l'offerta è di quelle irrinunciabili. Ma anche qui: alla fine chi stabilisce se un'offerta è tale o se la si può ignorare. Prendete l'interesse del Malaga per Robinho, un interesse da guarnire ancora con il condizionale, ma anche con le cifre che dalla Spagna sembrano disposti a mettere sul piatto per portarsi a casa l'attaccante del Milan: 20 milioni di euro. Per inciso, il Malaga di oggi non è quello di 3 anni fa: lo sceicco Al Thani è convinto di avere tra le mani il Manchester City del futuro, e dando un'occhiata ai nomi che calcano la Rosaleda e agli obiettivi del club, s'intende che potrebbe aver ragione. Da Mathijsen a Demichelis, a Joaquin, passando per Portillo, Cazorla e Buonanotte (quello argentino cresciuto nel River Plate).

Torniamo a Via Turati, dove hanno già finito di fare i conti dell'affare, che porterebbe nel salvadanaio 2 milioncini di euro, una plusvalenza di quelle mini, appena accennate, dal momento che al Milan l'acquisto del brasiliano costò nell'estate del 2010 la cifra di 18 milioni di euro. In questi due milioni sono racchiuse due stagioni: la prima vide il numero 70 risultare alla fine del campionato una pedina determinante. Non a parole, ma a suon di gol e assist, che furono rispettivamente 14 e 2, e che sono stati quest'anno  - al termine di una stagione in netto calo rispetto a quella dello scorso anno, soprattutto perché non coronata dalla vittoria del titolo - 6 e 9. Parliamo di numeri, perché alla fine sono l'unico fattore confutabile, ma accanto a questi non possiamo non mettere i chilometri macinati su tutto il fronte d'attacco, la corsa senza palla e il sacrificio in fase difensiva, che ci fanno parlare di Robson de Souza come di un uomo cardine della rosa rossonera. Ancora più che sui numeri, è su queste armi che il n.70 ha posto le basi per il proprio successo milanista. Basi facili da ammirare, difficili da quantificare, ma di sicuro più pesanti di quella che - ne siamo certi - Adriano Galliani farebbe anche fatica a considerare una plusvalenza.