"Fly Emirates presenta la formazione del Milan!"

"Fly Emirates presenta la formazione del Milan!"
Giulia Polloli
© foto di Milan news
sabato 9 giugno 2012, 00:19Milanello in rosa
di Giulia Polloli
Giulia Polloli inizia a seguire il Milan per Varesenotizie.it, voce del commento tecnico su Radio RVL, collabora con Vco Azzurra Tv, Tribuna Novarese e Il Biancorosso.

Le parole che Gegio urla nel suo microfono dal prato di S.Siro e che fanno andare in fibrillazione le migliaia di cuori rossoneri sugli spalti, questa volta potrebbero avere una doppia valenza. Il summit tra il Presidente e lo Sceicco, seppur rimandato a data da destinarsi, potrebbe essere la chiave di Volta per uscire dal semi-immobilismo riscontrato ad oggi nelle opzioni del mercato in entrata paventate da Galliani and company. Sul piatto della bilancia questa volta pare non ci siano solo banali (in senso lato ovviamente) rapporti istituzionali tra due leader politici. In ballo c’è, o potrebbe esserci, il prossimo futuro della squadra più titolata al mondo.
Da troppo tempo ormai manca quella tavola imbandita per i grandi summit di mercato, alla quale si sedevano gli uomini in giacca e cravatta di via Turati, per poi cibarsi a sazietà.
Il Milan appare costantemente affamato di trofei, ma senza aver la possibilità di avere un budget decente per riempire e far traboccare le borse della spesa, si potrebbe rimanere a bocca asciutta.
Fuor di metafora: lo scudetto solo sfiorato ha lasciato l’amaro in bocca, forse ancor più dell’eliminazione in Champions League.
Nei confronti del Barcellona infatti c’è stato un approccio consapevole nel doppio confronto: si viveva della consapevolezza, in tempi non sospetti, di andare a sfidare la squadra più forte. Poi i fatti hanno dimostrato che nessuno è imbattibile, però lo scotto da eliminazione è stato metabolizzato con onore. La preparazione della doppia sfida ha tolto energie ai rossoneri, ma soprattutto la caduta degli dei nell’episodio successivo forse ha dato un contraccolpo psicologico alla squadra di Allegri che si è ributtata anima e corpo nell’unico obiettivo rimasto, con un rimpianto latente che piano piano è emerso, diventando rimorso per non aver fatto una scelta in condizioni di precarietà fisica.
Per quel che concerne lo scudetto, forse la Juventus non era circondata dall’aurea sacrale, appannaggio dei catalani e l’aver perso terreno nei confronti dell’avversario nazionale ha preso la consistenza di un crollo nervoso, subito riportato sui giusti binari, che però ha fatto allontanare l’obiettivo della seconda stella, quel tam tam che aveva accompagnato ogni impresa rossonera nell’arco di una stagione.
Il Milan ha vacillato e ne ha pagate le conseguenze. La dose di insicurezza nei tanti cuori rossoneri è stata raddoppiata dalle prime parole a caldo di Ibrahimovic, che ventilava l’ipotesi di dover pensare al suo futuro in attesa di capire se ci potessero essere le condizioni, economiche ovviamente, per far rinascere il progetto per cui era stato ingaggiato. E dopo poco arriva l’apertura del mercato, che mette in risalto qualche difficoltà del potere d’acquisto rossonero: il Milan è completamente assediato. Le migliori squadre d’Europa vogliono pescare nel mare magnum rossonero: ma se questa squadra sembra in crisi, perché allora da fuori le velleità di mercato si riversano sui nostri giocatori? Se il resto d’Europa, quello che ha vinto o vuole vincere, quello che compra e che può comprare riversa le proprie risorse nella rosa di Allegri allora la conclusione è obbligata: forse il Milan non è poi così messo male.
La stagione rossonera è stata determinata dal tallone d’Achille rappresentato dalla miriade di infortuni che ha reso indisponibili molte pedine chiave al momento giusto: si intervenga su questo settore dunque per avere una rosa sana e sfruttabile e ci vorranno molti meno investimenti in entrata.
Però: c’è un però.  Gli addii di fine stagione hanno minato le fondamenta su cui si reggeva lo spogliatoio di Milanello e soprattutto hanno tolto qualità rare alla formazioni di Allegri. Il reparto su cui bisogna concentrarsi, ce lo diciamo ormai da mesi, è il centrocampo.

Sono arrivati Montolivo e Traorè, che però da soli non possono tamponare gli addii di Gattuso, Seedorf e van Bommel. Perché se Nocerino non manca di quantità e qualità, così come Montolivo può sostituire l’inventiva, il generale van Bommel manca di un successore, per esperienza, caratteristiche e cattiveria agonistica. Allora il Milan si rivolge ad un vecchio pallino, mandando in avanscoperta un uomo che casa Milan la conosce bene. Rui Costa infatti è stato interpellato per arrivare a Witsel, nome già noto sui taccuini rossoneri e altrettanto difficile da liberare dal Benfica. C’è poi da sistemare la questione Nesta: ad oggi il candidato più probabile appare Acerbi, ma i discorsi relativi alle comproprietà da risolvere sembrano rallentarne l’ingaggio. Soldi, soldi, soldi: questa l’unica parola d’ordine per poter catturare qualche altro grosso pesce all’amo.
E allora ecco che casca a fagiolo l’incontro tra Oriente ed Occidente. Il potere mediatico e quello del dio petrolio si incontrano in una sorta di simbiosi naturale. Lo Sceicco vuole investire, il Presidente ha voglia di vincere.
Da questo connubio potrebbe davvero nascere la nuova era rossonera, e da oriente, come i Re Magi, il Milan potrebbe ricevere molti doni. In primis la possibilità di tornare a trattare grandi nomi in sede contrattuale e poi finalmente la realizzazione del sogno di avere uno stadio tutto rossonero, con un’impennata inevitabile del volume d’affari che già vede il Milan, grazie alla propensione al marketing e alla comunicazione, nei primi posti al mondo.