Ciak si gira, o forse no? Ma c'è tempo per migliorare...

Ciak si gira, o forse no? Ma c'è tempo per migliorare...MilanNews.it
© foto di Alberto Lingria/PhotoViews
lunedì 27 agosto 2012, 16:00Primo Piano
di Luca Guazzoni

Ciak, si gira. O forse no. Riccardo Montolivo era chiamato ieri alla prima ripresa con la maglia rossonera. Da unico regista, senza aiuti. E sul set si respirava già aria di gran gala, di velo rosso, di paparazzi, di frizzi, lazzi e compagnia cantante. E’ un Nazionale, reduce da un Europeo tutto sommato discreto a livello personale e ben oltre ogni più rosea aspettativa come collettivo. Un giocatore di qualità con una buona dinamicità. Carne fresca da cui ripartire, insomma, dopo la rivoluzione estiva. Tutto vero, o forse no. Perché se è vero che il ragazzo da Caravaggio vive di Serie A da quasi una decade (vi ha esordito nel 2004) e di palcoscenici internazionali da oltre un lustro, è altrettatanto vero – e forse pesa in maniera maggiore – che mai ne è stato il protagonista. Quello con la P maiuscola. A partire dai tempi della Viola. Dove a fare gioco e dettare i tempi erano Marco Donadel o Cristiano Zanetti - e manco avessimo detto Scholes -. E dove a brillare di luce propria e non riflessa erano i Mutu, gli Jovetic e i Vargas di questo mondo. Tralasciando poi la maglia azzurra dove di fianco può avvalersi di un certo De Rossi. Uno che va a podio nella classifica dei migliori interpreti del ruolo senza nemmeno fare lo sprint sui pedali. Insomma, senza giri di parole, Montolivo è un comprimario. Di lusso ma sempre comprimario. A cui la società Milan e mister Allegri hanno deciso di dare in mano telecamere e clipperboard come unica testa pensante della squadra. Un azzardo. Un ‘all-in’ svestito in mano.

E alla prima i dividendi non han pagato, fuori dal tavolo verde in 90 minuti. Con i primi fischi piovuti da tutte le gradinate di un San Siro che ha risposto ‘paziente’ ma non troppo. Il film girato contro la pur sempre ordinata Sampdoria è stato insapore come un copione scritto da Federico Moccia, interpretato da Nicolas Vaporidis e con Silvio Muccino dietro la macchina da presa. Senza scomodare la celebre Corazzata Potemkin fantozziana.  Montolivo non ha saputo far girare la squadra. Punto. E se mettere in moto Flamini e Boateng appare un compito arduo per il migliore David Lynch, impossibile è spiegarsi come il primo pallone toccato da Pazzini, uno con brillantezza e voglia leonina, arrivi solo dopo 10’ dal suo ingresso. O che Nocerino, uno che aggredisce gli spazi come un puma feroce, debba sempre aspettarla sui piedi e mai sulla corsa.

L’esperimento del regista unico è colato a picco in un amen, anche se di alternative in rosa se ne vedono proprio poche. Anzi meno. Qui mica siamo davanti ad Andrea Pirlo, uno che farebbe cantare la ‘Tosca’ anche alle cassiere del Supermercato. Uno che per 10 lunghi anni ha spiegato il calcio – sport ben diverso che il pallone – alle bocche viziate e ben abituate di San Siro. Uno che innescherebbe anche il più insipiente dei calciopodisti da oratorio. Con un po' di palleggio e poi con il lancio. Qualità sconosciuta o ben nascosta al numero 18 rossonero.

Si aspettano tempi migliori. Basta che a dettarli non sia il Montolivo visto finora.