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Del Tenno (China Investment): "Yonghong Li sconosciuto in ambienti cinesi. Se saltasse con SES Berlusconi potrebbe coinvolgere qualche amico"

ESCLUSIVA MN - Del Tenno (China Investment): "Yonghong Li sconosciuto in ambienti cinesi. Se saltasse con SES Berlusconi potrebbe coinvolgere qualche amico"MilanNews.it
venerdì 24 marzo 2017, 17:00ESCLUSIVE MN
di Thomas Rolfi
fonte intervista di Thomas Rolfi

La cessione del Milan trascende gli ambienti calcistici e confluisce inevitabilmente anche in quelli imprenditoriali. Per parlarne, la redazione di MilanNews.it ha quindi contattato in esclusiva Maurizio Del Tenno. L'ex Assessore alle Infrastrutture della Regione Lombardia ha fondato nel 2014 la China Investment insieme all’imprenditrice cinese Yiaying (Geri) Cai. La società realizzerà entro aprile 2019 i Giardini d'Inverno, un edificio residenziale di lusso pensato per una clientela internazionale in zona Porta Nuova ­­ a Milano.

Sig. Del Tenno, quali sono le voci in ambienti imprenditoriali cinesi su questa possibile cessione del Milan e sui potenziali compratori del club rossonero?
"Francamente non sto seguendo in prima persona la vicenda. Da quello che ho capito, però, mi pare che non abbiano ancora definito i soci reali della cordata. Bisogna quindi avere pazienza e aspettare che venga fatta chiarezza. Posso però dire che il nome uscito inizialmente, mi riferisco a Yonghong Li, non era un personaggio conosciuto dai grandi imprenditori cinesi che oggi hanno affari in Italia".

Tra i principali problemi che potrebbero aver complicato la trattativa per la cessione del Milan sembrano esserci state delle restrizioni del governo cinese. Le risulta che siano davvero così severe?
"Il governo cinese da sempre attua una sorta di protezionismo economico e ultimamente ha stretto ulteriormente le maglie. Le condizioni per effettuare investimenti all'estero sono sempre piu' restrittive. Non solo, di recente il Governo cinese ha definito non strategiche le acquisizioni di squadre di calcio".

Le restrizioni del governo cinese sugli investimenti all'estero hanno causato rallentamenti alla vostra società?
"No, perchè i maggiori investimenti dalla Cina sono stati fatti nel 2014 e nel 2015 quindi prima che venissero attuate le restrizioni in vigore oggi".

Nel corso dei mesi, soprattutto a causa di queste restrizioni governative, è cambiata la struttura finanziaria per acquisire il Milan, passando da un fondo di investimenti a una società con capitali off shore. Ci sono altri esempi, anche non in ambienti calcistici, di aziende acquistate in questo modo?
"Non glielo so dire, perchè i fondi della China Investment sono arrivati direttamente dalla Cina dal mio socio e in una condizione assolutamente trasparente. Non so se, nel perfezionamento di altre trattative, possano essere state utilizzate le medesime modalità. Da sempre ogni transazione dalla Cina verso l'estero sopra i 50.000 dollari doveva essere vagliata dal SAFE (State Administration of Foreign Exchange, ndr), una società pubblica che autorizza o meno ad esportare i capitali. Questa procedura deve essere seguita anche dalle aziende italiane che hanno delle attività in Cina che devono girare gli utili alla capogruppo. Se prima però la  SAFE, magari con tempi lunghi, autorizzava sempre i trasferimenti, dando dovute garanzie, ora invece sono state introdotte logiche diverse".

Visto il suo recente passato politico vicino a Berlusconi, ha parlato recentemente con il presidente del Milan? Se sì, cosa le ha detto sulla decisione di cedere il club?
"Quando ho parlato con Berlusconi del Milan, circa un anno e mezzo fa, cercava un partner disposto a fare grossi investimenti e far tornare il Milan la squadra di un tempo. Poi le cose sono cambiate. Una scelta legata esclusivamente al bene del Milan. Questa operazione, infatti, non ha un mero significato economico e chi la giudica così la banalizza e non conosce il Presidente. Berlusconi ha investito nel Milan oltre un miliardo di euro e non ha certo ora il problema di risparmiare. Questa cessione è un atto di coraggio e di generosità nei confronti di una squadra che ha amato e ama tantissimo. Una decisione che ha causato anche tante sofferenze al Presidente".

Se non dovesse concludersi positivamente la cessione del Milan con Sino Europe Sports, quindi, Berlusconi si terrà volentieri il club?
"Io non posso entrare nella sua testa, ma credo che se non dovesse andare in porto possa prevalere un sentimento di delusione e chissà, forse potrebbe decidere di coinvolgere un qualche amico, persone a lui vicine che supportino nuovi investimenti. Il Milan per Berlusconi è, innanzitutto, una questione d'amore e in amore, si sa,  non ci sono regole, e tutto può succedere".

Si dice che, più che Silvio Berlusconi, siano i suoi figli a spingere così fortemente per la cessione del Milan vista la scarsa passione per i colori rossoneri. Le risulta?
"Il Milan è Silvio Berlusconi. E il Milan stesso per il Presidente è un figlio. Detto questo non credo che possa essere influenzato dalla passione o meno che i suoi figli possano nutrire nei confronti del calcio e del Milan".

Come si augura che si concluda la vicenda per la cessione del Milan?
"Io spero solo che le cose vadano per il meglio, qualsiasi cosa succeda. E che le condizioni soddisfino tutti gli attori in campo. Dopodiché, posso solo dire una cosa: il popolo cinese è un grande popolo, che in occidente viene visto talvolta con ancora molto scetticismo. Gli imprenditori cinesi sono molto cambiati e cresciuti negli ultimi anni. Ci sono delle società e dei manager molto preparati e professionali e lo dimostrano le numerose acquisizioni degli ultimi tempi. Penso per esempio alla presenza cinese in Pirelli. L'imprenditore cinese non è più un colonizzatore, collabora con il territorio che considera un valore di crescita molto importante. Sono molto fiducioso nella collaborazione tra i nostri popoli perchè vi sono più punti in comune di quanti si possa pensare".