Benevento, Brignoli: “Non credevo di aver fatto gol. Volevo la maglia di Donnarumma ma ho capito il momento di rammarico"

Benevento, Brignoli: “Non credevo di aver fatto gol. Volevo la maglia di Donnarumma ma ho capito il momento di rammarico"MilanNews.it
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lunedì 4 dicembre 2017, 06:00L'Avversario
di Pietro Mazzara

nel corso del programma “Domenica Premium” in onda su Premium Sport, il portiere del Benevento Alberto Brignoli dichiara: “Ho regalato una gioia agli interisti? Qualcuno mi ha scritto dopo la gara che da San Siro avevano fatto un’ovazione per me per il pareggio. Fondamentalmente però era più importante per noi che per l’Inter che è prima in classifica. Il mio gol come un centravanti? In realtà quando lavoriamo in settimana tra portieri ci si ostacola sempre per rendere più reale il lavoro. Gli altri portieri che si alternano vanno a fare gol. E io lo faccio da tantissimi anni ormai, non alleno il colpo di testa ma mi è venuto istintivo. Alla fine il colpo di testa è lo stesso movimento che noi dobbiamo fare in porta, cioè quello di attaccare la palla. Semplicemente ho tolto le mani. L’ho rivisto e mi sono tuffato come se fossi stato in piscina, alla disperata. Sono stato veramente brutto da vedere. Se ci riprovo altre cento volte non faccio più gol. Alla fine la rete è bella da vedere perché metterla nell’angolino non era facilissimo. Ho chiuso gli occhi e l’ho presa con la nuca. Cosa mi hanno detto i compagni durante l’esultanza? In realtà non mi sono accorto subito di aver fatto gol perché avevo la testa girata. Poi ho alzato la testa e ho visto i miei compagni che venivano verso di me e lì ho realizzato. Mi hanno sommerso e mi hanno fatto anche male ma ci sta dopo un gol così all’ultimo minuto. Non pensavo fosse vero e poi ho pensato subito a tornare in porta e a sperare che l’arbitro fischiasse subito. Si è creato un bellissimo spirito nel nostro gruppo e penso sia stato bello vedere tutta la squadra gioire. Ho ancora i segni delle botte dell’esultanza. Se ho incontrato Gattuso dopo la gara? No, non ho incontrato poi nessuno anche per una sorta di rispetto. Mi sembrava di essere fuori luogo ad andare nel loro spogliatoio dopo un gol del portiere al 95esimo. Sono rimasto a festeggiare con i miei compagni, ho solo salutato Antonio Donnarumma che avevo affrontato in Serie B. Le immagini sul web? Ne ho viste di tutti i colori, è stato incredibile. Qualsiasi cosa guardassi oggi sui social c’ero io e tutt’ora stento a crederlo: però è una sensazione bellissima. Chi mi ha detto di salire in area? Un po’ tutti e un po’ nessuno, poi alla fine ho deciso io. Non avevo niente da perdere, ero l’ultimo minuto e ci ho provato. Poi è andata come l’avevo immaginata nella mia testa. Ora tantissimi elogi per il gol poi al primo errore torneranno le critiche? Ci sono abituato. Facendo il portiere ho imparato a giudicare tutta la partita al di là degli episodi. Col Sassuolo ho fatto un errore palese ma cerco sempre di essere molto autocritico e onesto. Ho fatto tanta gavetta, la mia convinzione nasce dal lavoro. Se dalla Promozione a 16 anni sono arrivato in Serie A a 23 e ora ne ho 26, qualcosa di mio ce l’ho messo. Le critiche fanno parte di questo lavoro però non mi devono spostare più di tanto se non nel riflettere nel caso ci fosse un problema reale. L’importanza del primo punto? Penso sia l’emblema di tutto quello che stiamo vivendo. Da fuori nessuno si rende conto delle difficoltà che abbiamo, perché quando si perdono tante partite e si è alla prima esperienza in Serie A o ci metti il lavoro quotidiano o non ne esci. Oggi qualcuno ci ha dato una mano dall’alto ma la mano è venuta anche dal basso.

Siamo in ritiro da diversi giorni, abbiamo perso gare all’ultimo minuto le certezze vengono meno. Questo è il risultato di tutto il gruppo anche se la strada è lunga sono contento di aver rappresentato il Benevento. A chi dedico il gol? Sicuramente alla mia famiglia, alla mia fidanzata che mi segue da tanto tempo e agli amici. Ci sono persone che nei momenti difficili ci sono sempre e mi aiutano, come il mio procuratore, i miei allenatori che ho avuto. Queste persone ci saranno sempre, sono severe ma anche le più oneste e mi fanno crescere sempre. Scartato dal Milan in passato? In realtà non lo so, quando ero piccolo qualche osservatore è venuto a vedere qualche partita ma era difficile scovarmi perché ero piccolo e perché in realtà non ho mai avuto una vera e propria scuola calcio. Andavo in bici, ho iniziato a giocare per passione. Donnarumma ha esordito in Serie A a 17 anni, io a quell’età ero in Promozione e non potevo essere da Milan. Cosa mi ha detto Donnarumma? Non l’ho visto. Mi sarebbe piaciuto scambiare la maglia ma ho capito il momento, era rammaricato e non l’ho biasimato. Stupito da Skriniar? L’ho conosciuto alla Sampdoria e mi ha subito stupito il uso modo di lavorare come un forsennato senza mai alzare la testa. Ha una mentalità incredibile, e ricordo che dopo qualche gara era con noi da un mese e giocò una partita con la Primavera senza dire una parola. Dopo un anno e mezzo è titolare all’Inter e nella sua Nazionale. E’ più piccolo di me ma è un esempio. Al mio esordio con la Samp presi 5 gol e lui venne espulso ma era l’ultima gara di campionato e sono stati episodi. Ma alla fine il valore esce fuori, uno che guarda solo la domenica vede solo la qualità sul campo senza conoscere i valori della persona. Lui è straordinario, ha una forza di volontà unica e una grande umiltà. L’obiettivo è tornare alla Juventus? Lavoro per tornarci anche se so che sarà difficilissimo ma devo pormi un obiettivo. Io ci proverò, poi se dovesse succedere sarebbe bellissimo. Alla Juve sei in mezzo a campioni, in un ambiente bellissimo. Io ho avuto poco tempo di lavorare lì e tornarci sarebbe un percorso di crescita importantissimo. Quest’estate ho lavorato qualche settimana con Buffon a Vinovo e la cosa che mi ha stupito è stata che ha lavorato in palestra anche quando era il giorno di riposo. Forse ho interpretato in maniera più intensa le sue lacrime dopo la non qualificazione della nazionale. Vedere lavorare Buffone e poi vedere come ha perso il Mondiale fa male. Se vuole continuare altri 10 anni io faccio volentieri il suo secondo. Cosa rappresenta per me mio papà? Dice sempre la parola giusta al momento giusto. Avendo fatto il portiere anche lui ha sempre avuto una marcia in più rispetto agli allenatori. Dopo le partite non mi parlava mai, mi diceva le cose dopo alcuni giorni. E’ sempre stato onesto, mi ha sempre dato tanta forza. Credo si riveda in me e sono contento. Pantani? E’ il primo e l’unico idolo che ho avuto. Ero in un’età che credi agli eroi che ti passano vicino. Avevo la bici come la sua, avevo la bandana e vedevo al fatica in quello che faceva e la forza che aveva nell’affrontare qualsiasi difficoltà. E’ stato un grande maestro”.