LA LETTERA DEL TIFOSO: "Milan, non lasciare San Siro" di Giorgio

LA LETTERA DEL TIFOSO: "Milan, non lasciare San Siro" di GiorgioMilanNews.it
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
giovedì 11 dicembre 2014, 21:45La lettera del tifoso
di Antonio Vitiello
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5 dicembre 1993. Un piccolo tifoso del Milan di 9 anni va per la prima volta allo stadio per vedere dal vivo i suoi beniamini. Quel bambino alla vista di San Siro, di fronte all’imponenza dell’impianto rimane di sasso, il cuore gli batte a mille, l’emozione è indescrivibile. La fila all’ingresso è lunga, lui è spazientito, vorrebbe entrare subito. Fa gli scalini di corsa ed ecco, eccolo finalmente all’interno della Scala del Calcio. L’emozione, se possibile, è ancora più grande. Che spettacolo. Il bimbo non crede ai suoi occhi, si chiede se tutto ciò sia vero o se stia semplicemente sognando. E’ tutto vero. Il Milan di Capello scende in campo contro il Torino, segna Florin Raducioiu. Finisce 1-0. Al triplice fischio dell’arbitro il baby supporter è contento per la vittoria ma anche dispiaciuto perché è arrivato il momento di uscire dal primo anello verde. Si ripromette e chiede al proprio papà di tornare presto nel meraviglioso tempio. Così avviene
 il 23 gennaio 1994 (Milan-Piacenza 2-0) e soprattutto il 17 aprile, giorno di Milan-Udinese (2-2) e della conquista matematica dello scudetto numero 14 di fronte a più di 70.000 spettatori.
Il bambino di allora oggi ha 30 anni e ha seguito i Milan di Zaccheroni, Ancelotti,  Allegri, Seedorf e Inzaghi. Innumerevoli altre volte si è recato a San Siro. E ogni volta è come se fosse stata la prima. Simili le emozioni, simile l’entusiasmo alla vista dall’esterno, all’ingresso, all’annuncio delle formazioni, ai cori della Curva Sud, (in particolare quando ancora c’era la mitica Fossa dei Leoni), e alle coreografie in occasione dei derby e dei big match di campionato e Champions League. Di sera poi San Siro è ancora più affascinante, al pari di una bella donna che si veste e trucca in maniera speciale, ma pur sempre elegante, per un appuntamento importante. Per La prima alla Scala, ad esempio. Al Meazza il piccolo diventato grande ha ammirato Maldini, Baresi, Donadoni, Massaro, Boban, Savicevic, Baggio, Weah, Shevchenko, Nesta, Leonardo, Kakà, Thiago Silva, Ibrahimovic e altri ancora. Campioni degni di un grande palcoscenico.
Nel 2020 i nuovi campioni giocheranno forse altrove. Non a San Siro. Non nella casa del Milan dal 1926. Casa che resterà in esclusiva ai cugini dell’Inter. Regalata. Il nuovo stadio potrà anche essere un capolavoro architettonico, ma non sarà mai come il nostro San Siro nel quale le partite sono ben visibili anche dal terzo anello. Non provocherà gli stessi sentimenti.

E il Milan non sarà più lo stesso. Perderà un pezzo della propria storia. Un colpo al cuore per i tifosi, non solo per i nostalgici. Sapere che i  cugini nerazzurri avranno il monopolio provoca enorme dolore, calcistico si intende.
La speranza è l’ultima a morire. Speranza che alla fine si trovi una soluzione e il Milan continui, pure oltre il 2020, a disputare le gare interne alla Scala del Calcio, magari ammodernata ma comunque inarrivabile nel suo splendore, nella sua magnificenza.
Di fronte a tanto sentimentalismo i più potrebbero obiettare: “Il calcio è cambiato. Ci sono le tv. Uno stadio da 80.000 posti è ormai obsoleto. E per competere con le big è necessario avere una struttura di proprietà”. Bene. Per rispondere la poesia lascia necessariamente spazio alla prosa. Le presenze a San Siro si sono ridotte notevolmente a causa della cessione di Kakà nel 2009. Con l’arrivo di Ibrahimovic sono di nuovo aumentate (non fino ai livelli precedenti) e con l’addio dello svedese e di Thiago Silva nell’estate 2012 sono crollate, complice una politica dei prezzi non certo lungimirante in un periodo di crisi economica.
La gente ha ‘abbandonato’ il Diavolo perché i Campioni avevano fatto le valige, quando il Milan ha ‘smobilitato’. E in ogni caso nei derby, nelle sfide con la Juve e di Coppa, il botteghino ha fatto registrare sempre il tutto esaurito. Un motivo ci sarà. Naturalmente gli interventi per rendere più fruibile San Siro sono necessari e sono già stati programmati in vista della finale di Champions League nel 2016. Senza dimenticare che nei pressi del Meazza sorgerà una stazione della linea 5 della metropolitana. Il momento per andarsene non è dunque dei migliori. Certamente anche il Comune di Milano avrebbe il dovere di venire incontro alle esigenze dei due club, valorizzando l’area intorno al Meazza e facilitando in qualche modo la vendita alle due società a una cifra non di favore, ma quantomeno ragionevole.
Il nuovo impianto dovrebbe, così si dice, contenere 50.000-55.000 posti. Pochi per le già citate gare contro Inter e Juve e non solo. Pochi quando torneranno ad esserci calciatori da Milan. Prendendo a modello la Juve inoltre, emergono problemi proprio per i supporters. Infatti, lo provano testimonianze dirette, trovare un biglietto è difficilissimo se non impossibile in quanto svaniscono nel giro di un’ora dall’inizio della vendita. Se non si è abbonati si rischia di non riuscire a vedere nemmeno una sfida. Questo il destino dei milanisti quando hanno in casa un gioiello fra i più pregiati al mondo?
Se davvero sarà addio a San Siro la storia non sarà più la stessa, una parte di cuore rossonero verrà spezzata. Cadrà uno degli ultimi simboli rimasti del calcio genuino, di una volta. Del calcio di Franco Baresi che allo scadere di Milan Torino del 5 dicembre 1993 salva il risultato con un intervento strepitoso su Aguilera.    
Giorgio Meroni