Balotelli: un messaggio d’amore rovinato nel finale. Seedorf accusato anche per le attenzioni riservate a Mario

Balotelli: un messaggio d’amore rovinato nel finale. Seedorf accusato anche per le attenzioni riservate a Mario
© foto di Giulia Polloli
sabato 22 marzo 2014, 00:00Milanello in rosa
di Giulia Polloli

L’imperativo è vincere. Le prossime due gare di campionato, due trasferte insidiose, a pochi giorni di distanza, sono l’ultimo banco di prova concesso dal Milan a Clarence Seedorf . L’amore folle che doveva legare il tecnico al Milan per le prossime stagioni, sembra essersi già esaurito. I risultati scadenti sul campo, le opinioni scambiate con i tifosi, uno stile di lavoro poco accettato nello spogliatoio, hanno messo Seedorf sulla graticola. Ieri Galliani e Seedorf hanno avuto un faccia a faccia in sede, l’ad del Milan seguirà la squadra nella doppia trasferta, ritiro compreso. Una sorta di tutor, Galliani, per capire se davvero il racconto del malcontento che filtra dai cancelli di Milanello è reale.

Sinceramente non ho altre parole da spendere a riguardo, ritengo che la confusione generata dagli eventi dei giorni scorsi, abbia ulteriormente ingigantito le responsabilità dell’allenatore rossonero per le sconfitte subite dal giorno del suo arrivo.

Mi sembrano becere scusanti, quelle addotte nel decalogo di sfogo dei giocatori, nei confronti del tecnico. Forse, e dico forse, posso accettare il fatto che qualcuno si senta messo da parte o poco considerato rispetto all’attenzione di Seedorf nei confronti di Balotelli. Per carattere e caratteristiche, sinceramente, trovo quasi normale che Clarence abbia dedicato più attenzione al giovane Mario, che da quando è stato preso sotto l’ala protettrice di Seedorf ha cambiato, quantomeno, atteggiamento. Non è stato determinante, è stato solo una comparsa nelle partite importanti, ha fatto valere le sue potenzialità solo a sprazzi. Il risultato è che tutto questo mormorare sempre e solo di Balotelli ha provocato l’ennesimo gesto isterico da parte dell’attaccante rossonero che, dichiarandosi milanista dalla nascita, non ha pensato più di un minuto a comunicare di potersene andare se non ben accetto. Questo dovrebbe far capire che ci si trova di fronte ad una persona dalla quale non si può pretendere, almeno per ora, una prova di carattere. Non è lui a potersi caricare la squadra sulle spalle e trascinarla fuori da questo tunnel di sconfitte. Vorrei sbagliarmi e svegliarmi da quest’incubo.

Il Milan che finisce un ciclo, può far parte della storia. Ci sono stagioni in cui le potenzialità a disposizione non garantiscono di poter ottenere risultati importanti. Il brutto, il delirante è non ammetterlo.  E prescindo dalle responsabilità soggettive, tanto ormai la ricerca del colpevole non ha più senso. Questa è la squadra che dovrà terminare la stagione. Basterebbe ammetterlo con umiltà: signori, scusateci, abbiamo sbagliato, abbiamo preso qualche abbaglio, impareremo dai nostri errori per far tornare il Milan la squadra che tutti conoscevamo. Basterebbe così poco. E invece, l’unica persona che ha avuto l’ardire di ammettere che tre quarti della squadra è da rifondare, si trova ora su una panchina sempre più pericolante.