Due punti in due partite, il Milan però è in continua evoluzione. Ecco il prossimo obiettivo

Due punti in due partite, il Milan però è in continua evoluzione. Ecco il prossimo obiettivo
© foto di Giulia Polloli
lunedì 29 settembre 2014, 00:21Milanello in rosa
di Giulia Polloli

Il Milan ottiene due soli punti nelle ultime due partite, contro avversarie che, blasone alla mano, dovevano essere le canoniche squadre sulle quali passeggiare per allungare in classifica. Con questo non voglio sminuire il valore degli avversari, ma semmai sottolineare che non si può continuamente vivere di ricordi e che, dunque, risultati alla mano, siamo di fronte ad un Milan che diverte, ma per il momento non riesce ad essere decisivo e ad imporsi. Due partite contro due squadre che ritrovano la serie A dopo un anno di cadetteria, due soli i punti conquistati  per di più in rimonta. Questo al momento è il Milan che possiamo raccontare. Volitivo, ma ancora poco incisivo. Certo, se Abbiati non avesse confezionato un assist perfetto per il vantaggio di Succi nei primi minuti, forse potremmo raccontare un altro risultato. La prestazione alla fine, almeno per i primi quarantacinque minuti, il Milan l’ha cercata. Il pareggio di Ramì è figlio della convinzione messa in campo dai rossoneri per tentare di rialzare la testa. Gli episodi poi hanno negato ai rossoneri la possibilità di andare addirittura in vantaggio, ma è inutile recriminare.

L’obiettivo adesso è rinascere già nella prossima gara contro il Chievo. Inzaghi a fine partita tenta di celare il rammarico e, sollecitato nel trovare un capro espiatorio, cade appena in un appunto agli arbitri, ma poi torna sulle qualità espresse in campo dai suoi giocatori che, oggi più che mai, sono interpreti di una squadra in continuo lavoro per trovare l’equilibrio. Quell’equilibrio che è stato sfiorato ieri, anche grazie al cambio di modulo che ha consentito ai rossoneri in campo di esprimersi in buona parte del loro potenziale. Bisogna lavorare, senza la presunzione di dover vincere per forza: ormai il nome Milan ha perso, ahimè, il suo potere. Ci vuole equilibrio, lo ribadisco. Nella sconfitta, ma soprattutto dopo la prossima vittoria. Come avevo scritto qualche giorno fa, non è coerente appiccicare etichette subito dopo il risultato con la convinzione che possano raccontare in modo definitivo la storia rossonera di questa stagione. Mettiamoci l’anima in pace e facciamo pace con i sentimenti: ci sarà da lottare e soffrire. Gioire anche, ne sono certa. La squadra di Inzaghi ha un potenziale ancora inespresso, ci vuole solo la calma e la pazienza di poter vedere i frutti di un lavoro partito in estate. Una formazione rivoluzionata, un tecnico nuovo che, nonostante tutto, non può essere messo nella condizione di dover vincere alla sua prima apparizione. Ci vuole coerenza anche qui, ci vuole la consapevolezza delle proprie forze e il coraggio di ammettere che in partenza, il Milan non è lanciato alla corsa per lo scudetto. Così, e solo così, si potranno apprezzare i buoni risultati che ci saranno e verranno metabolizzate anche le sconfitte. Bisogna essere umili o diventarlo, bisogna avere il coraggio di ammettere i propri limiti, bisogna semplicemente concedersi un po’ di tempo e avere il coraggio dichiararlo: solo così si creeranno nuove sinergie, non soltanto tra gli interpreti in campo, ma anche con i tifosi, che altrimenti si sentiranno, di diritto, ingannati da false promesse. Inzaghi ha tutte le carte in regola per poter far tornare il Milan agli antichi splendori. La fretta, dicono, è cattiva consigliera. L’epilogo della stagione appena conclusa ne è stato l’esempio.