Il Milan studia l’arte dell’esser duttile. Anche Inzaghi abbandona le certezze di modulo per plasmare la squadra sulle reali caratteristiche dei suoi interpreti

Il Milan studia l’arte dell’esser duttile. Anche Inzaghi abbandona le certezze di modulo per  plasmare la squadra sulle reali caratteristiche dei suoi interpreti
© foto di Giulia Polloli
lunedì 8 settembre 2014, 12:30Milanello in rosa
di Giulia Polloli

Il Milan è stato work in progress fino all’ultima ora di mercato. Non bisogna stupirsi, dunque, se ora le certezze tattiche di Inzaghi vengono messe in stand-by. O meglio: il Milan è pronto per essere multiforme, sfaccettato, duttile. Gli ultimi arrivi hanno aperto a nuove ipotesi. Un potenziale offensivo come quello a disposizione di Inzaghi ha più possibilità di incidere passando ad uno schema, peraltro molto in voga, che permetta l’utilizzo di un attaccante in più in posizione leggermente più arretrata. Il 4-2-3-1 può essere un’arma a doppio taglio, soprattutto perché si presume che la squadra che l’adotta abbia una coppia di mediani in grado di essere metronomi in ogni fase di gioco. In effetti proprio il centrocampo negli ultimi anni, dopo l’addio di Pirlo e senatori al seguito, dopo l’infortunio di Montolivo e le scostanti prestazioni di Muntari, dopo l’addio di Cristante, ma con l’arrivo di Van Ginkel, il risveglio di Honda e le caratteristiche dell’incompiuto Saponara è il reparto che più di ogni altro ha bisogno di lavori di assestamento e assemblaggio. Pazzini potrebbe così avere a disposizione uno schieramento di scudieri e tornare ad essere il protagonista della fase offensiva. Lui e Torres, per la verità, nemmeno troppo simili, ma con la stessa fame di gol. Avere uno degli attaccanti più affamati della storia sulla panchina, presuppone l’adesione ad uno stile di gioco che faccia della colonizzazione dell’area di rigore avversaria il proprio credo. Ovvio: non può bastare. Abbiamo già visto come, in tempi anche recenti, sia il reparto arretrato il reale punto di forza delle squadre vincenti. Così Pippo dovrà catechizzare i suoi uomini, convincerli a diventare duttili e a sacrificarsi in entrambe le direzioni. Non basta far gol, ma bisogna aiutare la squadra a non subirne. In primis Inzaghi ha affidato l’esterno della difesa a due giocatori che stanno dimostrandosi ottimi interpreti.

Nonostante tutto, Abate ancora una volta è in pole position per la maglia da terzino titolare. De Sciglio svetta su ogni compagno nella gara per cavalcare la fascia. E’ come chiedere (e qualcuno l’ha anche fatto recentemente!) a Maldini di indicare un podio nel suo ruolo: impossibile non riconoscergli l’oro. Qualche dubbio permane invece sulle gerarchie per il centro della difesa. Tanti uomini per soli due posti. Mexes, Alex, Zapata, Ramì, Bonera, Albertazzi (giovane e duttile, forse addirittura l’alternativa sulla sinistra) e infine Zaccardo che dopo il “niet” nei confronti del trasferimento verso Parma dovrà riconquistare la fiducia della società. Inzaghi approfitta della sosta per la Nazionale, proprio per rimodellare la sua squadra, per capire fino a che punto ognuno dei suoi uomini può dargli garanzie. Ed ecco dunque che dopo l’amichevole in famiglia, Inzaghi capisce di avere degli uomini importanti a disposizione. E tra questi proprio l’ultimo arrivato. In sordina, snobbato da quelle che potevano essere pretendenti meno blasonate, ma dove certamente avrebbe faticato meno per ritagliarsi un posto da titolare, ecco che la figura di Bonaventura si staglia di fronte agli sguardi attoniti di compagni, tecnici e semplici osservatori. Lo stupore supera solo di poco l’entusiasmo che Inzaghi ha trasferito dai giovani della Primavera ai professionisti in rossonero. I giochi sono appena iniziati, abbiamo disputato una sola gara. La partita contro il Parma dovrà mettere sul piatto della bilancia qualche certezza in più per poi iniziare il lento avvicinamento verso la sfida conto la Juventus. Vero, nel trofeo Tim il Milan ha vinto, ma a S.Siro, sarà tutta un’altra storia.