Inzaghi e la “sua” Verona. Nacque lì “SuperPippo”. Bonaventura in mediana e davanti un tridente del tutto inedito

Inzaghi e la “sua” Verona. Nacque lì “SuperPippo”. Bonaventura in mediana e davanti un tridente del tutto inedito
© foto di Giulia Polloli
giovedì 16 ottobre 2014, 12:00Milanello in rosa
di Giulia Polloli

Alla ricerca della continuità. Perché il suo talento, El Shaarawy, l’ha già mostrato. Prima in cadetteria, dove nell’ultimo finale di stagione con il Padova, si è dimostrato essere quell’uomo in più in grado di consegnare qualità, freschezza e soprattutto imprevedibilità al reparto offensivo. Poi al Milan, quando fin dall’esordio con la maglia rossonera ha regalato impressioni positive. Poi però una fase calante, complici anche gli infortuni che ne hanno costellato le ultime due stagioni e che gli sono costati i Mondiali. Accostato più volte tra i partenti, anche nell’ultimo mercato estivo, El Shaarawy ha sempre risposto con un cordiale “no grazie”  a chi gli prometteva un futuro lontano da Milano. La voglia di dimostrare di poter essere l’uomo in più in rossonero, non l’ha mai persa. E ora, alla ripresa dei giochi, Inzaghi  gli offre un palcoscenico particolare come quello di Verona per zittire gli scettici che, di tanto in tanto, si chiedono se davvero, quel talentuoso ragazzino con la cresta, sia un campione o l’ennesimo bad boy alla moda. Il Milan ha bisogno del miglior El Shaarawy per decollare verso la ricerca di continuità. Non solo di risultati, ma anche di prestazione. Nelle prime giornate del campionato i rossoneri hanno messo in scena tutto il loro repertorio, tra fasi ascendenti e calanti. Pazienza ed equilibrio, cura maniacale dei dettagli e soprattutto armonia nei reparti. Questo predica Inzaghi, ma non sempre la squadra risponde.

Inzaghi conosce bene Verona, da lì, infatti, nasce quell’epiteto “SuperPippo” che lo ha reso celebre nell’ultimo ventennio. Una partita sentita in maniera particolare, quella che fa tornare agli esordi, che fa sorridere pensando ai mille dubbi di un ragazzo alle prime esperienze importanti nel mondo del pallone. Inzaghi, nonostante il tempo passato, non è cambiato da allora. La stessa fame, la stessa voglia di esprimere il suo talento. Allora da giocatore, ora sulla prima panchina della sua carriera in serie A. Probabilmente non sarà della partita, ma anche Albertazzi conosce bene gli scaligeri. Lo scorso anno si è ritagliato spazi importanti e il suo addio da Verona non è stato completamente indolore.  Nel Milan Albertazzi non ha ancora collezionato presenze, ma il giovane difensore non demorde. Proprio ieri è tornato ad allenarsi in gruppo dopo l’infortunio al tendine d’Achille e, seppur non dal campo, Michelangelo avrà dipinto agli occhi del suo allenatore le dinamiche di gioco tanto care a Mandorlini. Dovendo fare a meno di De Jong, squalificato, Inzaghi si sta orientando verso due terzetti inediti. In mediana Muntari è l’unico punto fermo. Gli infortuni hanno scelto per il mister: saranno Essien e Bonaventura i candidati per arginare le manovre dell’Hellas. E anche in attacco  ci sarà l’esordio del tridente composto da Honda,Torres ed El Shaarawy.  Sempre che Menez,  non ci stupisca con un recupero in extremis.