Inzaghi vuole un esterno mancino. Ecco perché spunta Douglas Costa. Ma senza un “Santos” in paradiso, Robinho rimane al palo

Inzaghi vuole un esterno mancino. Ecco perché spunta Douglas Costa. Ma senza un “Santos” in paradiso, Robinho rimane al palo
© foto di Giulia Polloli
giovedì 24 luglio 2014, 00:00Milanello in rosa
di Giulia Polloli

Inzaghi ha le idee chiare. Vuole un esterno offensivo mancino, in grado di poter giocare sulla destra, in maniera speculare ad El Shaarawy, per poi potersi trovare in zona gol col piede preferito. Questo il messaggio passato nell’ultima conferenza stampa prima della partenza della squadra per gli Stati Uniti. Ecco dunque spiegato l’interesse del Milan per Douglas Costa, che nel modulo prediletto da Inzaghi avrebbe già la sua maglia da titolare pronta per essere indossata. Tutto però ruota intorno alle cessioni del club di via Rossi. L’unico pretendente rimasto per piazzare Robinho in attesa dell’Orlando City è il Santos. Ma la questione è tutt’altro che ben avviata. Il Santos vuole Robinho, il giocatore vuole il Santos, ma tra domanda e offerta rimane l’ostacolo ingaggio, troppo oneroso per la formazione brasiliana. Ecco dunque che la partenza del giocatore appare rallentata per l’ennesima volta e, sui cieli di Milanello, riappare lo spettro dell’immobilismo, in attesa di tempi migliori. Pensare che davvero, però, il mercato in entrata dei rossoneri possa essere definitivamente sbloccato dalla cessione del brasiliano, è semplicistico e anche utopistico. Il Milan si libererebbe di un forte ingaggio, ma non incasserebbe denaro sonante sufficiente per poter acquisire un giocatore quale Costa, Cerci, Lavezzi. I conti non tornano, a meno di una decisa azione della proprietà per trovare nuove risorse. Perseverano i mille dubbi legati a Balotelli, sempre più separato in casa rossonera, con l’aggravante di aver un mercato al ribasso dopo le recenti prestazioni anche con la maglia della nazionale. Si parla, da qualche ora, dell’interesse del Milan per Dzemaili: operazione che di certo non scalda il cuore dei tifosi.

Inzaghi viene dipinto come l’uomo del miracolo, in questo momento. E di miracoli si ha bisogno davvero se si pensa di poter essere realmente competitivi per il podio con una squadra ancora per buona parte da assemblare. I giovani messi in luce dalle amichevoli estive hann lasciato il segno, hanno regalato attimi di stupore, ma non esaltiamoli alla prima prestazione positiva. Mastour è un talento, lo sappiamo da quando è arrivato in rossonero, ma siamo sicuri che potrebbe avere le stesse prestazioni contro una squadra di serie A in lotta per lo scudetto? Contro una difesa che non si apra come sotto l’effetto di Mosè sul Mar Rosso? Ci vuole calma, programmazione e soprattutto tempo per poter calibrare i vari elementi a disposizione di Inzaghi. Molti di questi sono stati suoi calciatori nel campionato Primavera e la vittoria della Viareggio Cup non provochi facili similitudini. La serie A non è la stessa cosa. Giusto per sottolineare l’ovvio.

Personalmente ritengo Inzaghi in grado di colmare il gap emotivo derivante dalle passate gestioni Allegri, lui la maglia del Milan l’ha avuta sulle spalle e di quella maglia ha fatto le fortune. Se torniamo alle visite di Berlusconi a Milanello, durante la vigilia delle gare più importanti, allora possiamo assimilare il potere emotivo di Inzaghi nello scuotere i sentimenti per la storia che è stata e che tutti vorrebbero ripercorrere. Ma Inzaghi non scenderà in campo, così come non poteva scendere in campo Seedorf, che comunque dal punto di vista dei punti conquistati, ha ottenuto dalla squadra un risultato esaltante. Ben venga dunque la competenza di Pippo, la sua carica e le sue idee, ma tutto questo deve essere supportato da una campagna di rafforzamento vera. Ovviamente se l’obiettivo del Milan, e ci sembra sia così, rimane quello di posizionarsi in zona utile per la Champions, grande assente di questa stagione. Quindi, Inzaghi sa cosa vuole e il Milan, per sua stessa ammissione, ha recepito il suo messaggio. Non ci resta che attendere dunque? Arriveranno gli interpreti per il suo modulo o, per l’ennesima volta a fine mercato (perché c’è tempo fino alla fine di agosto, vero?) si faranno interventi di fortuna? Intanto anche da New York, la parola d’ordine sembra essere la stessa: “grande entusiasmo”. Ma questo, ovviamente, non può bastare.