L’entusiasmo di Inzaghi messo a dura prova dalla realtà: tante idee, ma poche risorse da spendere sul mercato

L’entusiasmo di Inzaghi messo a dura prova dalla realtà: tante idee, ma poche risorse da spendere sul mercato
© foto di Giulia Polloli
lunedì 14 luglio 2014, 00:00Milanello in rosa
di Giulia Polloli

Parola d’ordine: entusiasmo. Quello di Pippo Inzaghi svetta su tutto e tutti. Il giorno del raduno a Casa Milan Pippo non è riuscito a nascondere l’emozione. Parlavano per lui i suoi occhi, attenti, vispi, puntati a 360 gradi su ciò che lo ha circondato nell’intera giornata. A tratti sembrava alla sua prima apparizione con i colori rossoneri. Non spaesato, questo no, ma le emozioni del cambio di ruolo, da calciatore ad allenatore non erano mai trapelate così vistosamente nel suo linguaggio. Non le parole, ma i gesti, la prossemica, il modo di gestire spazi e persone che lo hanno circondato in quella giornata.

Casa Milan ha fatto il resto, la nuova sede rossonera è davvero di impatto. Non ero mai stata in via Aldo Rossi da quando la struttura è stata inaugurata e devo dire che capisco le sensazioni che deve aver provato anche il nuovo tecnico rossonero. L’edificio si staglia tra gli altri, molti ancora cantieri aperti, come fosse un miraggio nel deserto. Lo si riconosce da lontano, con quei colori inequivocabili. Il commento di mia mamma alla foto è pregnante e racchiude le sensazioni e le speranze di molti: “che arcobaleno rossonero!!!! Adesso ci vuole anche una squadra da arcobaleno, dopo la tempesta!”. Ancora una volta devo darle ragione. La stagione appena conclusa è stata una tempesta che è passata lasciando dietro sé rovina e macerie, ma una base solida su cui ricostruire. Per farlo il Milan si affida ad un tecnico emergente, che però ha un forte Dna rossonero come bagaglio spendibile. E’ “un fidelizzatore di passioni e persone”, così l’ha descritto Barbara Berlusconi seduta accanto a lui quel giorno.  Analizzare la prima conferenza stampa, lasciandosi alle spalle tutto ciò che è stato, porta ad una ventata ottimistica che si insedia nei piani alti della sede al Portello e che contagia chiunque abbia ascoltato il discorso di insediamento di Inzaghi. “Forse ci dimentichiamo che cosa è il Milan. Io darò tutto me stesso”. Il suo obiettivo primario è quello di ricostruire un gruppo coeso, una squadra temibile, una squadra fatta di uomini veri, come ha sottolineato lui stesso: “quando ho vinto c’erano uomini veri, con un allenatore vero”.  E qui i pensieri di alcuni tornano ad Ancelotti, mentre altri, collegandosi alle parole di poco antecedenti al discorso, pronunciate da Galliani, vedono l’ombra di Seedorf aleggiare sul momento. La serenità ritrovata a Milanello, tornato l’ambiente di una volta, l’ambiente unito attorno ad Inzaghi, è letto come l’ennesima conferma del clima di tensione e divisione raccontato negli ultimi mesi.

Ma tant’è, bisogna guardare avanti e scindere le questioni che ormai fanno parte di un passato. Le scelte che hanno fatto discutere, i comportamenti limite, atti a destabilizzare lo status quo, ormai mero ricordo. Ora bisogna guardare al nuovo, a ciò che ci si aspetta, al futuro. E Inzaghi è stato molto chiaro a tal proposito. “Un allenatore che pretende delle regole, deve essere il primo a rispettarle. Io non so come sarà costruita questa squadra, cosa farà, che risultati avrà: io voglio giocatori che lottano. Chi non lotta non è da Milan”.  Bè, se questo è il primo punto da cui ripartire, direi che almeno sulla carta il segno è stato lasciato lineare e nettamente distinguibile. Bravo Pippo. Ora però, all’allenatore del Milan servono gli interpreti che condividano la sua filosofia. Inevitabilmente il pensiero va a Balotelli, che dopo essersi preso anche le lodi per aver richiesto un preparatore atletico in vacanza, per arrivare all’impatto con il nuovo tecnico già pronto, si rende protagonista dell’ennesimo gesto discutibile, che mette nuovamente in allarme il Milan. Anche perché proprio Inzaghi, a margine della conferenza aveva chiuso dicendo: “Io perdonerò sempre un errore tecnico, ma mai un comportamento sbagliato”. Cartellino rosso in arrivo?

Balotelli rimane l’enigma del mercato rossonero. La sua permanenza non è ancora data per certa. Certo è che il Milan non può rimanere immobile in balia degli eventi. I rumors di mercato su Cerci permangono, anche se la posizione di Cairo è abbastanza netta: il Torino potrebbe non lasciar partire il suo gioiello soprattutto in vista dei preliminari di Europa League, ma soprattutto sul giocatore si è inserita la Roma che, al momento, ha di certo più liquidità per sbloccare le convinzioni del presidente granata. E sul mercato al momento non compaiono nomi appetibili per le risicate risorse a disposizione del Milan. Tramontate le piste Mandzukic e Iturbe, in stallo le trattative per far partire Robinho, il Milan si è adagiato. Se Balotelli dovesse rimanere in rossonero, con il ritrovato El Shaarawy, il Milan avrebbe una base di partenza importante con la quale provare a rimanere a galla nel contesto nazionale. Inzaghi ha parlato di un Milan votato all’attacco, alla velocità di manovra. Si guarda ancora una volta all’Hellas Verona per cercare di strappare Romulo dalla corte di altre pretendenti, ma anche questo colpo è vincolato dalla gestione dell’organico in esubero. Ritorna il leit motiv che poco piace ai tifosi rossoneri: prima si deve vendere per poi reinvestire. Le casse rossonere hanno bisogno di liquidità, i tifosi invece vogliono campioni per tornare a vincere. L’ennesimo scontro epocale. L’ennesima sfida per la società rossonera. Il primo cruccio per Inzaghi allenatore.