Si riparte da Destro e dal modulo più vecchio del mondo. Inzaghi alla ricerca di equilibrio, in attesa del bel gioco

Si riparte da Destro e dal modulo più vecchio del mondo. Inzaghi alla ricerca di equilibrio, in attesa del bel gioco
© foto di Giulia Polloli
giovedì 29 gennaio 2015, 20:07Milanello in rosa
di Giulia Polloli

Il Milan riparte da Destro. L’accordo è stato trovato nella mattinata di giovedì, dopo il viaggio di Galliani a Roma. Le perplessità iniziali dell’attaccante, ormai ex-giallorosso, erano legate al progetto Milan che, fino a prima della partita contro la Lazio, aveva contemplato come perno portante dell’attacco l’estroso Menez. Inzaghi però, forse dopo il fallimento di un’impostazione tattica troppo sbilanciata nella fase offensiva, ha deciso di rispolverare il canonico 4-4-2. Ed ecco la necessità di trovare una punta in grado di poter essere schierata con continuità nel tandem offensivo. Il solo Pazzini, peraltro volenteroso ma in evidente affanno per quel che riguarda il ritmo gara, non può bastare. L’arrivo di Destro a Milano viene visto con fiducia e  addirittura speranza. Anche se, analizzando il cammino dei rossoneri fin qui, i problemi rimangono ancorati al reparto mediano e, soprattutto, a quello difensivo. Tra squalifiche ed infortuni, la difesa rossonera boccheggia, per questo in rossonero è arrivato anche Bocchetti. Difensore centrale, ma con capacità anche da esterno, duttile quanto basta per poter essere il jolly da schierare in attesa del rientro di De Sciglio,  giocatore che tra rendimenti altalenanti e stop fisici, ancora non è riuscito a tornare determinante in questa stagione. Contro la Lazio a sinistra Inzaghi ha gettato in mischia Albertazzi, sperando in una prestazione migliore di quelle messe in scena da Armero. Il giovane difensore rossonero esce con le ossa rotte dalla gara, in primis per aver causato il rigore che ha deciso la gara e in secondo luogo perché è apparso ben lontano, in quanto a determinazione, sicurezza e personalità, dal giocatore che si era ben distinto a Verona, alla corte di Mandorlini. Anche in questo caso, non si può giudicare un ragazzo per una prestazione che arriva isolata dopo cinque mesi di inattività ufficiale, di certo, per chi lo ha seguito in questi anni, c’è che Albertazzi è in grado di poter inscenare prestazioni ben diverse, se solo potesse riuscire a trovare continuità.

Ma probabilmente non è il Milan, in questo momento, la squadra adatta per poter conquistare questo traguardo. I rossoneri hanno ritrovato Honda dopo il rientro dalla coppa d’Asia. La sua prestazione è stata quasi anonima, anche se, come  tutto il resto della squadra, ha messo in campo voglia ed energia. Ritorniamo al solito discorso, che ormai da settimane accompagna le vicende di casa rossonera. Non si discute l’impegno messo in campo, ma manca un’idea di gioco e soprattutto la tranquillità di poterla eseguire. A tratti, anche martedì sera, gli interpreti rossoneri sembravano un’accozzaglia buttata in campo, soprattutto nel finale, quando sia Suso che Van Ginkel sono stati schierati senza evidentemente dettami tattici ben precisi. Sfumato l’obiettivo Tim Cup i rossoneri devono tornare a concentrarsi per tornare a vincere in campionato. L’adrenalina della vittoria potrebbe provocare la scossa a Milanello e consentire ad Inzaghi di lavorare con il sorriso. L’avversario dei rossoneri domenica sera, nel posticipo, sarà il Parma che, se non vuole abbandonare anzitempo le speranze di potersi salvare, dovrà giocare con il coltello tra i denti. Lo stesso atteggiamento che ci si aspetta dal Milan, in attesa di poter conoscere gli sviluppi degli ultimi giorni di mercato. Le voci portano sempre a Munoz e Antonelli, anche se i relativi presidenti hanno chiuso al loro addio. Sarà il contestatissimo Galliani a dover trovare le giuste modalità per trovare i giocatori giusti per le esigenze dei rossoneri. Si naviga sempre verso giocatori di fascia, anche se, per l’ennesima volta, il Milan ha bisogno di poter avere un giocatore in regia, in grado di coordinare il gioco dei rossoneri.