Biasin: "Milan: la svolta, le ultime sul closing e i segreti di Mr Li"

Biasin: "Milan: la svolta, le ultime sul closing e i segreti di Mr Li"MilanNews.it
© foto di Federico De Luca
martedì 28 marzo 2017, 12:25News
di Enrico Ferrazzi
fonte di Fabrizio Biasin per TMW

Ben ritrovati. Siamo alla millesima puntata della novella closing. Nell’altalena degli umori (“oggi fa tutto schifo”, “oggi è tutto bello”) siamo giunti a un svolta (magari fino alla prossima, per carità, ma di svolta si tratta).
In attesa del 14 aprile (data fissata per chiudere la questione) vi riporto quello che ho scoperto e sono riuscito a capire, per quel che può valere.
Yonghong Li non è un minchione. Magari non ha i soldi di Berlusconi o quelli di Trump, ma neppure cena a scatolette. E voi direte: “E sticazzi?”. Risposta legittima.
La premesse aveva un senso per rispondere a quelli che “oddio, in che mani rischia di finire il Diavolo!”. Nelle mani di un affarista, magari anche spregiudicato (non disdegna affatto la Borsa), ma non certo in quelle di un “truffatore a prescindere”.
Brevissimo ritratto del broker cinese, se mai ve ne fregasse qualcosa: Li è il principale azionista del Guizhou Fuquan Group, molto forte nel business minerario. Ha una partecipazione del 20% nella più grande azienda di produzione di bottiglie di plastica del Paese (i principali clienti sono la Pepsi e la Coca Cola) e ha grossi interessi nell’immobiliare: tra le altre cose, è tra i proprietari di uno dei maggiori centri commerciali di Guangzhou (la città più ricca della Cina meridionale). Patrimonio stimabile: circa 700 milioni di dollari.
E voi direte: “Che ci fai con 700 milioni se solo il Milan ne costa di più”? Obiezione accolta.
Yonghong Li, semplicemente, tenta di fare un affare, la qual cosa non significa per forza “è un disperato” né “il Milan è nella merda” per tutta una serie di motivi che vi riporto così come mi sono stati spiegati.
A) Effettivamente il piano A (soldi provenienti da una tonnellata di investitori cinesi) è andato a puttane. La causa – provata e raccontata da persone molto più autorevoli di me – dipende dal "protezionismo" del governo cinese che a fine 2016 ha bloccato l’esportazione di capitali e bla bla bla. Cose che ormai sapete a memoria.
B) Nonostante questo e quel problema, il 3 di marzo “i cinesi” erano arrivati a raccogliere buona parte del grano, eccezion fatta per il “fettone” da 180 milioni, promesso da uno dei finanziatori poi clamorosamente “evaporati”.
C) Con il rischio concreto che tutto saltasse (corpose caparre comprese), Marco Fassone è “sceso in campo” direttamente per stringere contatti con i fondi Elliott e Blue Skye. L’ad in pectore deve avere avuto argomenti convincenti se è vero come è vero che spendendo il nome dello stesso Li è riuscito a farsi erogare un prestito da 300 milioni (180 per chiudere il closing, il resto in vista della gestione della stagione sportiva 2017-18).

Il punto C) deve far gridare di gioia i tifosi del Diavolo? No, ci mancherebbe, ma neanche buttarli nello sconforto per tutta un’altra serie di motivi.

D) Il prestito erogato dal fondo hedge Elliott e dalla società di investimento specializzata nelle ristrutturazioni aziendali Blue Skye comporta effettivamente interessi che oscillano tra il 7 e l’11,5%, ma questo non significa “oddio è la fine”, semmai che nella peggiore delle ipotesi il Milan diventerà proprietà del fondo stesso, un po’ come accadde alla Roma con Unicredit.
E) I 120 milioni che tendenzialmente dovrebbero servire per gestire la prossima stagione non sono molti, ma neppure così pochi. Con una liquidità – spariamo a caso – di circa 60 milioni si possono ipotizzare acquisti di discreto livello. Se, per dire, compro Musacchio a 25 e dilaziono il pagamento in tre anni, verso meno di 10 milioni per il bilancio in corso e me ne restano più di 50. Morale: difficile ipotizzare acquisti alla Messi e Ronaldo, più logico aspettarsi una gestione oculata e – lo sperano i diretti interessati – il più possibile "virtuosa" (primo appuntamento il rinnovo di Donnarumma, mentre De Sciglio è con un piede e mezzo alla Juve. Tra i papabili in entrata, invece, c’è Kolasinac dello Schalke).
F) La leggenda metropolitana del “sono soldi di Silvio che rientrano” forse inizierà a perdere qualche sostenitore. Tutto si può dire ma non che questa operazione (difficile, se vogliamo persino strampalata) non esista. A meno che non si ritengano gli americani di Elliott (per citare solo una delle serissime parti coinvolte) complici di una mega-truffona internazionale. Su, per cortesia…

Chi scrive capisce perfettamente che questo non è quello che un tifoso del Milan vorrebbe sentirsi dire (“compreremo tutti! Vinceremo subito ogni cosa!”), ma un quadro molto più “realistico” e con un obiettivo molto ben evidente.
Mr Li, con tutti i doverosi distinguo, è un altro Thohir. Così come l’indonesiano dell’Inter ha navigato in acque tempestose e traghettato i nerazzurri nel porto Suning, l’uomo di Hong Kong proverà: 1) a coinvolgere nuovi soci cinesi (se, come pensano i più, il governo di Pechino nel prossimo futuro allenterà le restrizioni). 2) Tenterà la quotazione in Borsa. 3) Cercherà nuovi partner confidando nello sviluppo del calcio in oriente.

È tutto questo elettrizzante? No, non lo è, ma comunque è “qualcosa”. E “qualcosa” – pur con tutti i rischi del caso – è molto più di “andiamo avanti così che tanto a galla si resta” perché è vero, “a galla si resta”, ma prima o poi viene la fastidiosissima pelle cotta.