Biasin: "Milan, le ragioni di chi vede oltre gli interessi (e due novità: i cinesi e uno 'strano' attaccante)"

Biasin: "Milan, le ragioni di chi vede oltre gli interessi (e due novità: i cinesi e uno 'strano' attaccante)"MilanNews.it
© foto di Federico De Luca
martedì 3 maggio 2016, 14:29News
di Enrico Ferrazzi
fonte di Fabrizio Biasin per TMW

Le ragioni dell'avvocato Giuseppe La Scala - rappresentante dei Piccoli Azionisti Milan, attualmente a rischio querela - dicono molto di quello che sta accadendo in questi anni nelle stanze dei bottoni rossonere. Il lucido (e colorito, per carità) monologo di La Scala a proposito dei guai del Milan deve aver sorpreso la dirigenza del diavolo, probabilmente salda nel convincimento che il luogo comune "tifoso di calcio = entità poco avvezza a comprendere elementari questioni di carattere gestionale" fosse verità assoluta e indiscutibile, associabile ad altri postulati che quotidianamente prendiamo per buoni (esempio: mangio la peperonata, ergo avrò una digestione assai complicata).
La "peperonata" di La Scala a guardar bene era cucinata a dovere: leggera, poco unta, digeribilissima. La cosa deve aver spiazzato coloro che erano chiamati a dare risposte ai cosiddetti Piccoli Azionisti - che piccoli sono ma hanno grossa incazzatura - e, infatti, messa di fronte al bivio, la società ha scelto la via di fuga più comoda: poche righe prematurate, con tarapia tapioca, come se fosse Antani.
La "risposta-non risposta" dice molto del momento di confusione (che da "momento" si sta trasformando in piccola "era geologica"): non diciamo che sarebbe stato saggio fare ammenda sulla pubblica piazza (quella di Casa Milan che è ampia come Piazza Duomo, eppure è poco frequentata persino dai piccioni), ma forse sarebbe convenuto tentare una mediazione del tipo "ok, su alcune cose avete torto, su altre ragione: discutiamone". In soldoni si poteva cercare di reimpostare un rapporto di qualche genere con la tifoseria - oggi decisamente imbufalita - e invece si è scelto di farla incazzare del tutto.
Stupisce in effetti come in tempi difficili si decida non di dialogare con i propri sostenitori (cosa in cui la società Milan in passato era maestra) ma al contrario si opti per il "muro contro muro", per la risposta elementare e affatto esaustiva. In altri casi si preferisce addirittura "non farsi trovare", atteggiamento che certifica un senso di colpa latente con annessa paura di finire nell'occhio del ciclone. La Scala e quelli come lui (ce ne sono tanti, tutti innamorati del Milan oltre la logica della vittoria a ogni costo) finiscono quindi a rappresentare il paradosso di una società che non solo preferisce non farsi aiutare da chi ha le idee chiare, ma allontana codesti signori con la supponenza di chi non ha tempo da perdere. Scelta saggia? Io non credo.
In ogni caso siamo alla 34324esima puntata di una telenovela che ha stancato interessati e osservatori esterni e, quindi, forse ha senso cercare altre vie. Ecco perché in queste ultime righe dedicate ai rossoneri eviteremo di parlar di Brocchi, ovvero del tecnico condannato a impostare la squadra come se tra le mani avesse la rosa del Barcellona, ma andremo più sul concreto.
Sul mercato, per dire. Ormai ogni settimana il sottoscritto domanda: si muove qualcosa a livello di mercato? Qualcuno sta pensando alla squadra 2016-2017? Fonti spagnole ci fanno sapere che sì, il Milan punta all'attaccante del Celta Vigo, Nolito, 11 gol quest'anno nella Liga, 18 milioni di clausola rescissoria. Non sappiamo se la notizia sia vera oppure no, sappiamo solo che il ragazzo ha 30 anni e una mediocre carriera da mestierante. Come dire: meglio lasciar perdere.
Altre voci di mercato? Nessuna, anzi una sì: Montolivo è a un passo dal rinnovo triennale. E un'altra: Balotelli dovrebbe restare in rossonero e ieri si è comportato bene perché "ha chiamato per scusarsi del rigore fallito con il Frosinone. Il ragazzo è cambiato". È cambiato sì: un tempo faceva gol, ora non li fa più.

A proposito di Mario, i beninformati dicono che non sia chiaro quale sia l'accordo tra Milan e Liverpool, altri sono certi che invece sia tutto già stabilito: il ragazzo resterà per non dispiacere a Raiola che lo ha riportato a Milano e a suo tempo ha strappato la promessa al club rossonero. Trattasi di sciagurata toppa messa dopo il mancato arrivo di Ibra? Lo scopriremo solo vivendo.
E "solo vivendo" scopriremo anche come andrà a finire la "questione cinese". Diventa difficile proporre una visione delle cose che sia credibile, tutti si fidano delle proprie fonti e rischiano clamorosi inciampi. Il sottoscritto, per dire, aveva avuto rassicurazioni di una firma praticamente già apposta sul preliminare di cessione della maggioranza. A una settimana da quella voce se ne sono sommate altre 32343 e siamo punto e a capo. Sappiamo di per certo che un accordo tra Fininvest e "I cinesi" (quelli di Evergrande sono i più caldi al momento) per una cifra vicina ai 750 milioni è stata trovata, sappiamo anche che però la parola finale spetta a Silvio Berlusconi con tutti gli annessi e connessi del caso.
Nel frattempo domenica San Siro fischiava, il Milan faticava, Brocchi piangeva, e a vedere la Lazio che asfaltava l'Inter c'erano più allenatori del Diavolo che tifosi dei biancocelesti.
Così, tra le alte cose, hanno scritto i piccoli azionisti: "Proponiamo che nel cda del Milan vengano introdotti i signori Maldini, Seedorf, Boban, Rivera, Albertini". Una società sana, saggia e disinteressata, leggendo questa proposta avrebbe dovuto dire "grande idea, magari non tutti, ma uno lo riportiamo a casa. Sai mai che riesca a darci una mano", e invece il tremendo sospetto è che abbiano lucidamente pensato "oh cazzo, qui ci vogliono far fuori tutti". O, ancora peggio, che si siano fatti una risata.
Per dirla alla Grignani, all'Inter i problemi sono "uguali e diversi". C'è tutta una menata societaria che è assai simile a quella di settimana scorsa e quindi è poco utile tornare a sviscerare: i guai di bilancio sono noti e non indifferenti. Thohir - archiviato il sogno Champions - sarà costretto a far partire il cosiddetto "piano B", quello del mercato auto-finanziato, dei pochi colpi in uscita che dovranno sostenere i pochi colpi in entrata. Il noto "partner cinese" magari porterà anche dei quattrini, ma non certo per buttarli su questo o quel giocatore. La logica è quella dell'azienda "in perdita" che tenta di tappare la falla e in contemporanea prova ad aumentare il livello di competitività della squadra. Non è facile, ma neppure impossibile.