Bucchioni: "Milan, ecco perché Berlusconi non cede ancora ai cinesi"

Bucchioni: "Milan, ecco perché Berlusconi non cede ancora ai cinesi"MilanNews.it
© foto di Federico De Luca
venerdì 29 aprile 2016, 15:31News
di Enrico Ferrazzi
fonte di Enzo Bucchioni per TMW

Vendere? Non vendere? Questo è il problema. Berlusconi dorme già poco di suo, ma in queste notti dicono che non abbia chiuso occhio. L'aveva promesso al babbo e alla mamma: non venderò mai la villa di Arcore e il Milan. Certe promesse sono sacre e questo è il suo cruccio vero.

Ma vale la pena tenere il Milan in queste condizioni? Non sarebbe meglio vendere proprio per amore?

In fondo i misteriosi cinesi rappresentati dall'advisor Galatioto hanno programmi seri e grande disponibilità economica, se davvero Berlusconi vuol bene ai colori rossoneri e non solo al suo egoismo, non dovrebbe avere la minima esitazione.

E invece no, dopo trent'anni di successi e di amore, è dura dirsi addio. E lo comprendiamo.

Che farà allora? Si aspetta solo lui, la sua decisione finale, una sua idea, un suo colpo di teatro, oppure la firma sugli accordi già stipulati tra i cinesi e Fininvest. Fosse stato per la figlia Marina avrebbe già ceduto due anni fa, anche Piersilvio è d'accordo, ora pure Confalonieri è nel partito dei venditori. Berlusconi sta decidendo nella solitudine, solo con la sua coscienza e il suo portafogli.

Come è noto i cinesi sarebbero disposti a versare subito 500 milioni per il 70 per cento del club, più il ripianamento dei debiti che ammontano a circa 250 milioni come ufficialmente annunciato ieri nell'assemblea dei soci.

Nel giro di due-tre anni si procederà all'acquisto definitivo per arrivare a quel milione di euro che Berlusconi ha sempre valutato il Milan. In questo modo, visto che in 30 anni di euro ne ha spesi quasi novecento, ne uscirebbe senza perdite economiche e tanta gloria. Un'operazione da fare subito, qui non ci sono i fantomatici amici di Mister Bee ma roba seria.

I cinesi vogliono chiudere prima del mercato per poter comprare giocatori importanti e mettere in piedi una squadra immediatamente competitiva.

E allora perché Berlusconi nicchia?

Le persone più vicine raccontano che sta cercando di uscire a testa alta o meglio, sta cercando un'uscita più indolore e meno traumatica possibile.

I consulenti e gli avvocati sono al lavoro. In sostanza il Cavaliere vorrebbe tenere la gestione sportiva e l'immagine legata al Milan fino a quando i cinesi non rileveranno l'intero pacchetto azionario, diciamo tre anni. Gli secca in modo particolare uscire ora con questo Milan minore, fuori dall'Europa che conta, con una squadra di Brocchi (in tutti i sensi).

Vorrebbe essere ricordato come l'uomo che ha fatto e lasciato grande il Milan quindi sta cercando di convincere i cinesi a rilanciare, a fare una grande squadra. Soltanto dopo, quando il Milan sarà tornato grande, Berlusconi si farebbe da parte con un buon ricordo dietro di sè.

Il desiderio è comprensibile e legittimo, ma i cinesi sono disposti a mettere denaro per due anni rimanendo dietro le quinte? Non c'è chiusura totale, un discorso è aperto. Più difficile conservare il posto a Galliani, i cinesi vogliono cambiare tutta la struttura sportiva e non hanno tutti i torti. Dietro la cordata cinese ci sarebbe Davide Lippi che in Cina ha già lavorato e sta lavorando, è lui il garante tecnico, non economico. E con lui il padre, Marcello Lippi, che in Cina è un idolo calcistico. Quel Lippi che piu' volte, nel passato, Berlusconi ha cercato di portare sulla panchina rossonera.

La risposta definitiva dovrebbe arrivare fra domenica e lunedì, l'infuocato Cda di ieri dovrebbe essere stata una spinta ulteriore verso la cessione. Berlusconi sa benissimo che ormai i tifosi sono esasperati, non dovesse vendere e non dovesse costruire una grande squadra, le contestazioni sarebbe forti e probabilmente non più sostenibili a livello di immagine, ma anche pratico. Senza liquidità e progetti di spesa, il Milan rischia di incartarsi sempre più, potrebbe perdere progressivamente valore, senza contare sui provvedimenti possibili dell'Uefa per il fair play finanziario.