C&F - Stretta di Pechino sull'esportazione dei Capitali dalla Cina: gli intrecci con la cessione del Milan

C&F - Stretta di Pechino sull'esportazione dei Capitali dalla Cina: gli intrecci con la cessione del MilanMilanNews.it
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
mercoledì 7 dicembre 2016, 20:28News
di Thomas Rolfi
fonte calcioefinanza.it

Secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa Xinhua (Nuova Cina), la maggiore e più antica delle due agenzie di stampa ufficiali della Repubblica Popolare Cinese (subordinata al controllo del Consiglio di Stato della Repubblica Popolare Cinese), le autorità cinesi vogliono contenere i rischi derivanti da investimenti “irrazionali” all’estero, con l’intento di ridurre sensibilmente le fuoriuscite di capitali dal Paese.

L’agenzia Xinhua, in un dispaccio ripreso oggi in Italia dall’agenzia MF-Dow Jones, sottolinea come il governo di Pechino stia monitorando con attenzione alcuni investimenti poco sensati fatti nell’immobiliare, negli hotel, nel cinema, nell’intrattenimento e anche nelle societá sportive.

In particolare i funzionari della National Development and Reform Commission, del Ministero del Commercio, della Banca centrale e della State Administration of Foreign Exchange (SAFE), secondo quanto riferito, sono particolarmente preoccupati dei rischi derivanti dai consistenti progetti di investimento all’estero che sono al di fuori delle attività core delle aziende di Pechino e anche dagli investimenti effettuati da società in accomandita e limited company (società a responsabilità limitata) cinesi. Quindi da tutti quei soggetti non riconducibili ai grandi gruppi.

In una nota diramata lo scorso 29 novembre e rilanciata sempre da Xinhua lo State Administration of Foreign Exchange ha ribadito il proprio impegno nel contrastare l’attività di esportazione di capitali dalla Cina camuffata da investimenti all’estero.

Secondo Michele Geraci, economista e direttore del China Economic Research Program presso la Nottingham University Business School China, citato dal sito di Milano Finanza sempre il 29 novembre scorso, “dietro molte transazioni, anche di piccolo livello che sfuggivano ai radar, si celavano sotterfugi per consentire le esportazioni di capitali. L’obiettivo non era quindi solo fare un affare, ma anche esportare capitali e quindi si chiudeva un occhio sul valore delle acquisizioni”.

Ma la volontà del governo cinese di contrastare l’esportazione di capitali dalla Cina fatta da soggetti poco trasparenti non è l’unica motivazione alla stretta.

Preoccupa, inoltre, il calo delle riserve valutarie. Le fuoriuscite di capitali hanno provocato il forte calo della valuta cinese, il renminbi, che nel corso del 2016 si è deprezzato di quasi il 6% sul dollaro. Per sostenere la propria valuta, la Cina ha venduto dollari e oggi il livello delle riserve valutarie è ai minimi dal 2011 a 3120 miliardi di dollari.

Se la stretta governativa sull’esportazione di capitali dalla Cina può aiutare a comprendere (almeno da un punto di vista logico) il perché dello slittamento del closing, resta da capire da dove saranno accreditati a Fininvest i 100 milioni di euro della seconda caparra. Secondo fonti accreditate questa somma sarebbe attualmente nella disponibilità di Sino-Europe su conti bancari al di fuori della Cina e non sarebbe pertanto soggetta alle procedure di verifica dello State Administration of Foreign Exchange.