G. Galli: "Ecco in cosa Sacchi ha rivoluzionato il calcio. E quella passeggiata insieme a Berlusconi a Milanello..."

G. Galli: "Ecco in cosa Sacchi ha rivoluzionato il calcio. E quella passeggiata insieme a Berlusconi a Milanello..."MilanNews.it
© foto di Federico De Luca
giovedì 4 gennaio 2018, 15:24News
di Thomas Rolfi

Giovanni Galli ha parlato ai microfoni del sito sports.bwin.it di Berlusconi, di Sacchi e di Maradona.

Galli, ricorda i primi discorsi di Silvio Berlusconi quando veniva a Milanello a incitarvi?
“Beh, soprattutto ricordo la prima volta quando siamo andati ad Arcore, parlo dei cinque nuovi acquisti di quella stagione: Bonetti, Galderisi, Donadoni, Massaro ed io. Andiamo a incontrare il Presidente e facciamo un pranzo insieme. E già da lì, ci fece capire quale era la sua idea di calcio e quale fosse il suo progetto; lui ci metteva tutto a disposizione e noi dovevamo solo pensare a giocare a calcio. Poi, quando veniva a Milanello e ti faceva fare quella passeggiata da solo insieme a lui, logico che sapeva toccare i tasti giusti per darti delle motivazioni. Anche per darti il conforto nei momenti difficili o per spronarti”.

Arrigo Sacchi in cosa ha rivoluzionato il calcio italiano?
“Al di là di quelle che erano le sue innovative metodologie di lavoro, direi che quello che lo differenziava da tutti i suoi predecessori è che noi dovevamo cambiare quello che in Italia non è facile. Dovevamo cioè diventare noi i protagonisti e non vivere sugli altri. Il nostro lavoro era soprattutto incentrato sul migliorare l’organizzazione di squadra, sull’avere un’idea di calcio, sull’essere propositivi. Dovevamo comandare la partita e all’interno di questo lui aveva certamente delle individualità di primo livello, ma il lavoro più duro non era quello di migliorare il calciatore sotto l’aspetto tattico e tecnico, ma dal punto di vista mentale. Questa credo che sia stata la grande rivoluzione di Sacchi, che poi è stata supportata anche dai risultati. Quando siamo andati a giocare a Napoli la partita del primo di gennaio del 1988 a tutto pensavamo tranne che agli avversari azzurri: dovevamo pensare a tutto quello che avevamo fatto negli ultimi 10 mesi, al nostro grande lavoro. Poi se dall’altra parte avessimo trovato una squadra più forte di noi era giusto perdere, ma eravamo talmente convinti di quello che stavamo facendo…e devo dire che l’unica preoccupazione era quella di Berlusconi sulle condizioni di Maradona”.

Maradona al Milan è stata veramente un’idea che ha accarezzato Berlusconi?
“Sinceramente io questo non lo so, dato che allora facevo il calciatore e non il dirigente. Questa è una cosa che bisognerebbe chiedere a lui e ai suoi collaboratori”.