Speciale Gattuso - Le similitudini con Conte in quattro punti

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giovedì 1 marzo 2018, 16:36News
di Redazione MilanNews
fonte di Gaetano Mocciaro per TMW

Rino Gattuso come Antonio Conte, paragone meno irriverente di quanto può sembrare. Lo stesso tecnico del Milan del resto lo ha dichiarato in passato: "Per come prepara la partita e vede il calcio, mi rivedo un po’ in Conte anche se a me ovviamente manca ancora tanto per raggiungere certi livelli". Diversi sono effettivamente i punti in comune:

ORIGINI E SQUADRA DEL CUORE: dal profondo Sud alla conquista del Nord. Antonio Conte nasce e cresce a Lecce, muove i primi passi approdando alla Juventus, la squadra per la quale tifa (il padre è presidente di una società denominata Juventina Lecce), a 22 anni. Gattuso da Corigliano Schiavonea, provincia di Cosenza, appena adolescente va a Perugia. Poi un salto a Glasgow prima di tornare in Italia, giocare a Salerno e approdare a 21 anni nel suo Milan per la gioia del padre, rossonero sfegatato col mito di Gianni Rivera. 

IL CUORE OLTRE L'OSTACOLO: madre natura non ha dotato i due giocatori del talento di un Del Piero o di un Pirlo, per fare alcuni esempi. Conte e Gattuso sono stati la dimostrazione di come la professionalità maniacale, la passione, la costanza possono portare lontano. Nel caso di Conte ben 419 partite con la maglia della Juventus, vince campionati in serie e una Champions League e si toglie soddisfazioni anche con la Nazionale: un Mondiale e un Europeo all'attivo (in entrambi i casi medaglia d'argento). Gattuso tocca quota 468 partite con la maglia del Milan e anche lui vince tutto. E con la Nazionale è pure campione del Mondo nel 2006. "Anni di fatiche e lotte e vinci casomai i Mondiali" cantava Ligabue, dedicando una canzone a Lele Oriali. Ma potevano benissimo essere ispirati a Conte (anche se il titolo di campione del mondo sfumò ai rigori) e Gattuso.

LA GAVETTA IN PANCHINA: assistente di De Canio a Siena, poi a camminare con le proprie gambe prendendo anche qualche schiaffo. La prima esperienza di Conte da allenatore è all'Arezzo, in B. Situazione particolare con la squadra che parte con un handicap di sei punti. Viene esonerato, poi richiamato ma non basta a evitare la retrocessione. Si riabilita a Bari portando la squadra nel massimo campionato, poi i problemi all'Atalanta alla prima avventura in A: dissapori con l'ambiente che lo portano alle dimissioni. Altro rilancio a Siena che vale il pass per la Juventus. Gattuso parte dalla quiete svizzera con un passaggio graduale da giocatore ad allenatore del Sion, convincente al punto da portare Maurizio Zamparini a scommettere su di lui per il Palermo, appena retrocesso in B. Passo falso quasi inevitabile che lo porta a ricominciare da Creta: si fa apprezzare dai tifosi ma la situazione societaria è ingestibile e deve dimettersi. A Pisa il primo successo: la squadra sotto la sua guida torna in Serie B. L'arrivo al Milan è sotto il basso profilo della Primavera, ma ad autunno inoltrato arriva la grande chance.


L'AMORE PER LA MAGLIA TRASMESSO AI GIOCATORI: Conte trasuda juventinità così come Gattuso è milanista fino al midollo. E riescono a trasmettere questo amore ai propri giocatori, coinvolgendoli e facendosi seguire come dei veri condottieri. Conte riuscì a ridare dignità al popolo bianconero umiliato da due settimi posti consecutivi vincendo al primo anno e contro ogni pronostico il campionato; Gattuso non riuscirà nell'impresa ma in pochissimo tempo ha ridato un'anima al Diavolo e condotto la squadra alla finale di Coppa Italia.