Alla scoperta dello Shkëndija, tra storia e pallone: dall'ostacolo del vecchio regime comunista ai playoff di Europa League

Anno di fondazione: 1979. Colori sociali: "Kuq e zi", letteralmente "rossonero" (ma a bande orizzontali) nella lingua locale. Nome: Fudbalski Klub Shkëndija Tetovo. Proseguirà in Macedonia il viaggio europeo intrapreso solo due settimane fa, in Romania, dal Milan di Vincenzo Montella: l'urna di Nyon ha presentato sulla strada rossonera un ostacolo certamente non troppo insidioso, visti avversari certamente più scomodi come Stella Rossa ed AEK, con alle spalle una storia certamente particolare, legata ad un filo politico interrottosi nel 1991 con il crollo del regime sovietico e l'indipendenza dell'attuale FYROM.
LA STORIA - Fondata nel 1979 da un gruppo di cittadini albanesi originari di Tetovo, città natia del prossimo avversario rossonero, lo Shkëndija si ritrovò subito costretto a dover fare i conti con l'opposizione degli ufficiali del vecchio stato Jugoslavo, timorosi di fronte alla possibilità di una rinascita (attraverso il calcio) di un sentimento nazionalista che avrebbe potuto portare a problematici conflitti interni. Fatto partire volontariamente, secondo l'intenzione del regime comunista, dalla lega più bassa, il club riuscì lentamente a guadagnare credito, successo e soprattutto seguito, raggiungendo la seconda divisione e tentando la scalata al principale campionato: un'ascesa prontamente fermata, tuttavia, da quell'ex Jugoslavia che sin dall'inizio decise di non vedere mai di buon occhio la formazione di un club politicamente avvertito come mina vagante, spezzandone l'esistenza almeno fino al crollo del regime sovietico. Il ritorno, avvenuto nei mesi successivi e senza alcun avversario imbattibile da fronteggiare, portò lo Shkëndija ad una nuova, lenta risalita, culminata con la promozione nella massima serie (ottenuta nel 2009) ed il primo titolo nazionale della storia conquistato appena un anno dopo, in una sorta di autentico miracolo sportivo: sorrisi oscurati da una proprietà che, a due anni dalla vittoria in campionato, si ritrovò spalle al muro e non in grado di sostenere economicamente il peso del club, portando tanti, importanti elementi della squadra a lasciare la società. Il fondamentale intervento dell'azienda Ecolog (impegnata nella gestione delle strutture e dei servizi ambientali) e del presidente Destani, fortemente auspicato soprattutto dai Ballistët (ultras rossoneri), risultò e risulta tutt'oggi determinante per l'esistenza di un club rimasto stabilmente ai piani alti del calcio macedone, chiamato al primo confronto di sempre contro una squadra italiana.
LA SQUADRA - Capace di regalarsi il Milan dopo il successo in rimonta sui lituani del Trakai FK, vittoriosi 2-1 all'andata ma sconfitti nettamente 3-0 in Macedonia, lo Shkëndija non ha ancora dato il via al proprio campionato, concluso in seconda posizione (alle spalle del Vardar campione) nella passata stagione. 4-2-3-1 il modulo di riferimento normalmente schierato da Osmani, in possesso di una rosa complessivamente giovane (26,4 l'età media) capitanata da Ferhan Hasani, punto di forza della squadra. Già in gol contro l'Italia nella sfida per le qualificazioni mondiali, giocata a Skopje il 16 ottobre scorso, Hasani agisce abitualmente alle spalle della prima punta Ibraimi, altro elemento da tenere d'occhio in uno scacchiere fortemente macedone che conta appena 5 calciatori stranieri al suo interno: squadra con voglia di stupire e pronta, al pari del Craiova, a fare dell'entusiasmo la propria arma principale. Contro un gigante italiano, come definito dal sito ufficiale dello Shkëndija stesso, il cui ritorno alla fase a gironi di una competizione continentale passerà (anche) dall'andata playoff a Skopje.

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