Alla terza si fermano le bocche di fuoco: gli attaccanti pagano l'atteggiamento conservativo del Milan

Alla terza si fermano le bocche di fuoco: gli attaccanti pagano l'atteggiamento conservativo del MilanMilanNews.it
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domenica 21 settembre 2014, 14:00Primo Piano
di Andrea Terraneo

L'avvio record condizionato da due successi in altrettante apparizioni, un San Siro tornato in fibrillazione come non lo si vedeva da tempo e l'incoraggiante precedente - seppur di 45 minuti - del Trofeo Tim, avevano alzato forse oltremodo le aspettative per le reali capacità del Milan. Affrontare la Juventus si sa non è come affrontare Lazio e Parma, due onorevoli avversari ma di spessore minore rispetto la compagine bianconera. La pazza banda Inzaghi vista in Emilia si è trasformata così in un'equipe razionale (non poco coraggiosa): rivoluzionato il dogma del dominare l'avversario; i rossoneri hanno dapprima pensato a difendersi. A posteriori la strategia non ha bisogno di tante interpretazioni: mantenere lo 0-0 cercando di capitalizzare al massimo le occasioni offerte dal match. Giocare sulla disattenzione dell'avversario proprio come Inzaghi faceva nel corso della sua prolifica carriera di numero 9.

TRIDENTE A SECCO - Otto reti spalmate su 180 minuti erano il viatico migliore per spaventar la Juventus: Honda, Menez e Bonaventura, avevano già sbloccato la casella marcature in questa annata ma contro l'arcigna difesa juventina non hanno potuto migliorar il proprio score. Menez si è confermato nel ruolo di "falso nueve" anche contro un avversario di maggior prestigio; il transalpino è stato ancora una volta il migliore della formazione rossonera: giocate di prestigio che hanno portato i diretti marcatori a spendere falli e una conclusione smorzata da Buffon, il quale solo in un'occasione ha dovuto superarsi. Il portierone juventino infatti ha dovuto dar ennesima prova di se non sul numero sette ma sul dieci rossonero vicino al terzo gol in tre partite. Ci riferiamo a Keisuke Honda; encomiabile soprattutto in fase di copertura ma poco ispirato dalla trequarti in su. La rete all'esordio non è bastata a garantirgli un'ulteriore prova da titolare e il Jack non ha funzionato nemmeno se estratto dal mazzo a partita in corsa; preferito a Bonaventura, El Shaarawy non è stato il faraone straripante del successo con la Lazio. Al tiro in una sola occasione il novantadue milanista è così costretto a rimandar l'appuntamento con il primo timbro stagionale e ad interrompere il digiuno da reti ufficiali in campionato che permane dal febbraio 2013 quando bucò il sacco nerazzurro.

IL DEBUTTO DEI CENTRAVANTI - Nel finale mister Inzaghi si è affidato anche alle caratteristiche del centroavanti puro: prima Torres poi Pazzini sono state le mosse per cercare di pareggiare una partita compromessa. Entrambi reduci da problemi fisici - per via dei minuti giocati - Fernando è apparso più in palla rispetto all'undici italiano anche se entrambi non hanno avuto chances per siglare la prima gioia in questa annata; positivo è il fatto che sono tornati a disposizione per la doppia trasferta di Empoli e Cesena. Dopo la vittoria casalinga contro la Lazio e la scorpacciata di reti inscenata al Tardini, contro la Juventus è venuto a mancare il potenziale offensivo milanista. Il demerito di ciò non è da attribuire ai singoli soggetti che nelle precedenti uscite – come già citato – si sono mostrati capaci di andar in rete o comunque crear costanti pericoli alla difesa avversaria ma la mancanza deriva dal cambiamento d’atteggiamento dell’intera formazione che ha premiato più i difensori - positivo il debutto della coppia Rami Zapata – sacrificando di fatto i componenti del centrocampo Muntari, Poli e De Jong dal dare supporto alla manovra offensiva. Aiuto necessario per supplire alle assenze nell'area di rigore di Jeremy Menez centravanti atipico e che nei primi 180 minuti avevano portato ai gol preziosi dei mediani